La lezione di Joni Mitchell, Linda Perhacs e Vashti Bunyan aggiornata come meglio non si potrebbe. Soprano cristallino al servizio di ballate romantiche e invernali, MARISSA NADLER produce una musica senza tempo, che attinge tanto dalla tradizione dei cantastorie degli Appalachi quanto dal folk celtico e dal fado portoghese aggiungendovi una languida vena psichedelica. Dopo due dischi di culto su Eclipse, ecco finalmente la meritatissima consacrazione su Peacefrog (etichetta tra gli altri di José Gonzales) con l'album "Songs III: Bird on the Water".
Al disco ha partecipato Greg Weeks degli Espers, per l'occasione impegnato anche in veste di produttore. La vicinanza di Greg ha permesso alla bella Marissa di ampliare i propri orizzonti ed avvicinarsi alle esigenze di un pubblico sempre più vasto. Non è un caso infatti che il disco sia stato nominato nella sezione Best Americana Album ai Plug Awards ed abbia concorso come migliore artista femminile del 2007. MARISSA NADLER suonerà a maggio al Pitchfork vs. ATP, ovvero l'All Tomorrow Parties 2008, curato in collaborazione con la testata-bibbia Pitchfork ed al quale partecipano i migliori artisti del panorama indie, folk e rock di tutto il mondo.
A fine 2008 uscirà il nuovo album, proprio adesso in preparazione, per l'etichetta americana Kemado. L'attesa sta per terminare, ma intanto abbiamo la possibilità di ingannare il tempo con un suo live al Pinocchio Jazz Club di Firenze. La figura di MARISSA NADLER spicca per almeno tre qualità. La voce, anzitutto: un soprano di quelli cristallini, capace di calarsi alla perfezione nelle sue scurissime trame musicali. Poi, un'attitudine di stampo classico, che le regala un maggior senso della misura rispetto a tutti gli altri/e esponenti del genere.
Infine, un talento particolare, di matrice quasi coheniana e caveiana (ah le Murder Ballads...), nel saper disegnare stupende aperture melodiche all'interno di una struttura assai scarna. La cantautrice di New York è così riuscita nell'impresa di distinguersi dalla pletora di ragazze con la chitarra che continua a inondare il mercato indipendente. Il cuore della sua musica va ricercato indietro negli anni: nella tradizione dei cantastorie degli Appalacchi, nel folk celtico e provenzale, nell'antica scuola portoghese del fado (il paragone con Teresa Salgueiro dei Madredeus non è così infondato) e in una sempiterna psichedelia, che oscilla dai ruggenti Sixties ai languori onirici di Hope Sandoval e all'ultima movenze neoclassiche di Joanna Newsom.