Firenze, 18 Gennaio 2008- Nonostante il TAR della Toscana abbia gia' dichiarato l'illegittimita' delle richieste economiche del Comune di Firenze ai parenti degli anziani ricoverati in RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), quest'ultimo continua imperterrito a violare la legge. Ieri il TAR Toscana si e' nuovamente pronunciato sul punto, confermando il principio per il quale le rette devono esser pagate sulla base dei redditi del solo assistito. L'attrice era una signora a cui il Comune e la RSA chiedevano, per la degenza della madre, il pagamento di una retta di circa 1.500 euro al mese, a fronte di una pensione percepita dalla stessa di 249 euro al mese.
In prima battuta la signora si e' trovata costretta a chiedere un mutuo per far fronte alle richieste del Comune. Il Regolamento fiorentino, illegittimamente, e contrariamente a quanto prevede la legge nazionale, computa nel reddito posto alla base del calcolo della retta anche quello dei parenti. La signora, assistita dai legali dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Claudia Moretti ed Emmanuela Bertucci- ha presentato ricorso al TAR Toscana chiedendo ed ottenendo la rideterminazione della retta sulla base del solo reddito della madre.
Grazie a questo provvedimento, per ora solo cautelare, la signora non paghera' piu' circa 18.000 euro all'anno, ma la nuova quota che sara' commisurata al suo esiguo reddito.
"Da tempo denunciamo queste prassi illegittime messe in atto da moltissimi comuni d'Italia -spiegano all'ADUC- Prassi che di fatto mette in ginocchio intere famiglie costrette a pagare cifre esorbitanti rispetto al proprio reddito. Il problema non e' solo fiorentino ma nazionale, ed e' di notevole portata economica. La legge prevede che le rette di ricovero in Rsa siano pagate per il 50% dal SSN e per il restante 50% dai Comuni con l'eventuale compartecipazione dell'utente, sulla base del suo reddito.
I Comuni, non solo chiedono denaro ai parenti degli assistiti ma assistiamo in buona sostanza al rovesciamento dei criteri di ripartizione economica delle quote: chi "eventualmente compartecipa" non e' piu' il cittadino ma il Comune!"
Che la cosa non sia di poco conto lo dimostra l'opposizione che i Comuni hanno fatto al Governo, prima bloccando l'emanazione di un decreto che avrebbe dovuto specificare tali criteri di compartecipazione, poi ottenendo uno schema di legge delega (ancora non discusso a Parlamento) per modificare il loro favore la normativa.
Ad oggi, il solo modo per ottenere giustizia e' ricorrere al TAR.