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Anche domani a casa mia: anziani e istituti a Firenze e in provincia
Residenze Sanitarie Assistite: stamani un convegno ha messo a confronto gli imprenditori privati sui servizi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 giugno 2007 16:16

FIRENZE - “Il bilancio di Responsabilità Sociale nelle RSA: un processo innovativo per affrontare il cambiamento” è stato il tema di un convegno, svoltosi in Provincia, con riflessioni sull’esperienza del progetto RESOC–progetto pilota sul Bilancio di Responsabilità sociale nelle Residenze Sanitarie Assistite, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, su bando della Provincia di Firenze. “Un tema importante – ha sottolineato il Presidente del Consiglio provinciale Massimo Mattei – che la Provincia segue con attenzione.

Sul nostro territorio abbiamo 3.300 anziani assistiti presso oltre 100 residenze ed è quindi necessario rapportarsi con queste realtà per migliorare il servizio”. Isabella Lutri dell’associazione Qualitas ha sottolineato come: “Il progetto ha interessato 10 RSA private della Provincia coinvolgendo 476 addetti e 607 posti letto. Circa il 20% dei posti letto della Provincia. Sono stati messi insieme a dialogare e confrontarsi Asl, Comuni, Sindacati e rappresentanti dei lavoratori, Società della Salute e ci siamo chiesti: cosa ci si aspetta da un servizio per gli anziani? E’ stata un’esperienza positiva per dibattere su un’importante stagione della vita”.

Infine, Giancarlo Girolami, Presidente di ARAT, ha sottolineato come: “Per la prima volta un gruppo di privati che vogliono entrare in questa rete di servizi si sono incontrati e si sono scambiati idee e proposte per l’assistenza nelle RSA”.

Sempre più frequentemente gli anziani finiscono in istituto, "ma - dicono gli operatori della Comunità di Sant'Egidio di Firenze - ci sembra molto evidente che agli anziani fa piacere vivere nella loro casa, nel loro palazzo, nel quartiere dove hanno speso la loro vita".

La Comunità di Sant'Egidio, dopo il primo incontro cittadino svoltosi a marzo sui senza fissa dimora, ha presentato ieri sera "Anche domani a casa mia: storie di un futuro possibile per gli anziani di Firenze", un'indagine-proposta sulla e per la terza età nella città del fiore e nei comuni della provincia. "Gli istituti rispondono a una domanda e sembrano l'unica risposta, ma non è così", si spiega durante un incontro nella sede della Comunità. Nella provincia di Firenze gli istituti sono 64 (27 a Firenze e 37 nel territorio provinciale) e ci vivono circa 3800 persone, l'equivalente di un piccolo comune della provincia.

All'origine di questo fenomeno una convergenza di cause: la debolezza in famiglia (talvolta con figli anziani che devono prendersi cura di genitori ancora più anziani e di figli che non hanno un lavoro se non precario); l'impoverimento dettato dall'applicazione non controllata dell'euro e l'inconsistenza delle pensioni (11 mila circa gli anziani con l'assegno sociale; 69 mila con la minima); la condizione di non autosufficienza che solo a Firenze investe oltre 10 mila persone; "barriere geriatriche" (palazzi senza ascensore o montascale, ma anche servizi informatizzati); la solitudine (circa 29 mila anziani costituiscono nuclei unifamiliari, quasi il 68 per cento nei nuclei familiari unipersonali fiorentini).

"Ci si è adoperati da parte dei Comuni per favorire l'assistenza domiciliare e fare crescere i servizi, ma si possono porre alcune alternative in campo anche perché crediamo che siano rari i casi in cui non si può fare nulla per non imboccare la strada di un istituto. Per riprendere un'immagine medica, vogliamo fare "prevenzione" piuttosto che chirurgia". Le alternative sono state illustrate attraverso alcune "microstorie": l'installazione di un ascensore nella casa dell'86 enne Anna; il sostegno nel recupero di situazioni familiari deteriorate come nel caso dell'80 enne Gina attraverso alcuni incontri facilitati dalla mediazione degli amici (piccole ma importanti cose, come il festeggiamento del compleanno); la rete dei negozianti che portando la spesa a casa salva Antonietta caduta a casa, dopo tre giorni; aiutare gli anziani, attraverso l'accompagnamento nei luoghi di aggregazione e di preghiera, ad avere appuntamenti che scandiscono la settimana e, soprattutto, amici (la vicenda di Rosa); l'installazione dell'impianto di condizionamento a casa dei Pierini che li salva dall'idea che quella casa, la loro casa, non fa più per loro.

C'è l'"adozione di condominio" verso l'anziana Silvia e quella telefonica di Anna, chiamata ogni sera dai suoi amici di Sant'Egidio "così mi passa la paura". Si tratta di storie semplici ma che salvano il gusto e la possibilità di restare a casa perché vincono il nemico numero uno: il sentirsi soli.

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