Dati catastali agli uffici di Acque: i cittadini trattati come sudditi?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 gennaio 2008 15:00
Dati catastali agli uffici di Acque: i cittadini trattati come sudditi?


di Fausto Valtriani, Presidente CdA, Acque SpA
In verità anche il trattamento riservato dal Governo nazionale e dall’Agenzia delle Entrate nei confronti delle aziende che gestiscono i servizi pubblici non è per niente dissimile. Con un provvedimento autoritario ed estemporaneo si è messo a loro carico un onere improprio e non dovuto senza curarsi minimamente delle difficoltà a cui sarebbero state sottoposte le stesse aziende e conseguentemente i loro utenti. Anzi l’Agenzia delle Entrate dichiara espressamente: “Attese le finalità della norma, non può quindi assumere alcun rilievo l’eventuale difficoltà […] nel reperire e trasmettere i dati catastali all’ente erogatore”.

Quindi che le aziende e i cittadini si arrangino.
Se l’intento del provvedimento è di incrociare i dati al fine di combattere l’evasione e l’elusione fiscale, le aziende che gestiscono i Servizi Pubblici avrebbero doverosamente potuto fornire gli elenchi dei loro utenti all’Agenzia delle Entrate che doveva provvedere autonomamente alla richiesta dei dati ritenuti necessari. Che ognuno faccia il suo mestiere: noi forniamo l’acqua, loro combattano pure gli evasori! Nessuna azienda di servizi, neppure la più organizzata è in grado di affrontare, nei tempi richiesti una mole così vasta e complicata di adempimenti senza creare disagio ai cittadini, nessun call-center può rispondere tempestivamente a migliaia di telefonate al giorno: il nostro ne riceve cinquemila e risponde a duemila che non sono poche.
È vero.

Anche noi avremmo potuto fare i furbi, come altre aziende hanno fatto: nelle nostre comunicazioni avremmo semplicemente potuto omettere l’entità delle sanzioni previste dalla legge a carico degli utenti inadempienti o addirittura omettere i termini di consegna dei moduli. In questo modo, come azienda, avremmo comunque assolto l’obbligo di richiesta dei dati a noi imposto dalla Finanziaria 2005 e per il resto il problema sarebbe rimasto interamente a carico dell’utente che non si era informato, da solo, in maniera adeguata.

Ritenendo di essere persone serie, non ce la siamo sentita di far correre rischi e di esporre i nostri utenti a pesanti sanzioni.
Ma torniamo ai “sudditi”. A onor del vero, gran parte delle code agli sportelli e dell’ingolfamento del call-center è determinato non tanto dalla consegna dei moduli, quanto dalle richieste di voltura e di subentro nei contratti che conseguono alla comunicazione dei dati.
Sì: perché, decine di migliaia dei nostri trecentomila utenti avevano ancora contratti intestati a persone defunte da anni, a vecchi proprietari, a zie inferme e chi più ne ha più ne metta.

E questo nonostante che, da anni, la nostra azienda, insieme alle associazioni dei consumatori, ripeta l’invito a regolarizzare le posizioni e i contratti.
Il rispetto delle regole, sport poco praticato, nel nostro Paese forse avrebbe consentito a molti di essere “meno sudditi”. Spesso fare spontaneamente quello che è dovuto, necessario e giusto può evitare di essere poi costretti a maggiori difficoltà.
Al contrario c’è uno sport oggi molto praticato, soprattutto in politica, ed è quello di dare ragione a tutti, di cavalcare tutte le proteste; sport che, come insegna la vicenda dei rifiuti in Campania, non produce in genere risultati esaltanti.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza