Acque S.p.a.: Difensore civico regionale e raccolta dei dati catastali mettono in crisi la società pisana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 gennaio 2008 15:15
Acque S.p.a.: Difensore civico regionale e raccolta dei dati catastali mettono in crisi la società pisana

Si chiude male il terribile 2007, dopo l'ammanco estivo di 2 milioni di euro perpetrato da una dipendente infedele. L'Ato 2 Basso Valdarno ha recentemente chiesto ad Acque S.p.a. di fornire dati relativi all'imputazione del contributo per il servizio fognature e depurazione agli utenti di Tirrenia (la località balneare pisana) i cui immobili risultano invece in gran parte privi di fognature. E' stato il Difensore civico regionale a suscitare la questione, su sollecitazione di un cittadino che si è accorto di pagare ingiustamente la gabella fatturata erga omnes per un servizio inesistente.

Acque S.p.a. ha trenta giorni di tempo per documentare le ragioni tecniche di tale fatturazione, che è risultato essere stata imputata erroneamente all'utente attore del ricorso.
Ultimo ma non minore, la raccolta dei dati catastali prevista dalla Legge 311/04 (Legge Finanziaria 2005), approvata nella scorsa legislatura, sta determinando notevoli disagi agli utenti, oltre che un forte aggravio degli adempimenti a carico dei Gestori dei servizi pubblici. Come noto, tale legge obbliga tutti i soggetti che erogano i servizi di elettricità, acqua e gas a raccogliere e successivamente comunicare all’Anagrafe Tributaria i dati catastali degli immobili presso cui sono attivate le utenze.

La comunicazione, afferma la circolare 44 del 19/10/2005 dell’Agenzia delle Entrate ”corrisponde all’esigenza di far emergere non solo le locazioni immobiliari non dichiarate o parzialmente dichiarate, ma anche tutte le eventuali attività economiche sconosciute o sottofatturate. L’obbligo della comunicazione dei dati grava anche sui soggetti diversi dal proprietario o dal titolare di un diritto reale”. La stessa circolare prosegue candidamente: “Attese le finalità della norma, non può quindi assumere alcun rilievo l’eventuale difficoltà, da chi non sia proprietario, nel reperire e trasmettere i dati catastali all’ente erogatore”.

La circolare quindi riconosce preventivamente la “difficoltà” insita nel provvedimento, ma poi determina modalità di attuazione ingestibili che, tra l’altro, escludono, di fatto, la possibilità di ricorrere ai mezzi di comunicazione più moderni, come quelli on-line. Acque SpA, come tutti gestori interessati, viene obbligata a rivolgersi direttamente agli utenti per richiedere i dati. L’obbligo di modalità operative che complicano la comunicazione dei dati mette in seria difficoltà sia gli utenti che l’azienda, producendo un carico burocratico insopportabile.
Il provvedimento legislativo sta provocando dei disservizi inevitabili: basti pensare che le chiamate al call-center aziendale sono passate da una media di 700 a 4000 circa al giorno (ciò spiega perché spesso risulta difficoltoso mettersi in contatto con l’operatore) mentre l’afflusso giornaliero agli sportelli territoriali di Acque è passato da una media di circa 50 persone per ciascun ufficio ad una di oltre 200.

In previsione dell’impatto del provvedimento legislativo sul lavoro dei propri uffici Acque ha potenziato già da inizio dicembre il proprio call-center. Ha inoltre incrementato fortemente gli addetti ai propri uffici territoriali: gli sportelli aperti al Pubblico sono stati raddoppiati. Nonostante questo e malgrado lo spirito di abnegazione e sacrificio dei propri operatori, permangono indubbiamente lunghi tempi di attesa al call center e delle file notevoli agli sportelli.

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