Firenze, 05.01.08- “Il segreto dei Calderai, che li portò ad essere la prima boutique alimentare creata dalle nostre parti, fu rendere familiari le raffinatezze di paesi lontani, ed elevare i prodotti a noi più familiari al rango di nobilissime merci”, così Maurizio Naldini nella prefazione a I Calderai. Officina del gusto in Firenze (pp. 112, euro 9,5), volume della giornalista Manuela Plastina appena pubblicato da Sarnus, nuova sigla editoriale di Mauro Pagliai. Con le due botteghe in via dell’Ariento e in Calimala, la storia dei Calderai si lega a quella di Firenze dall’Unità d’Italia al loro tramonto nel 1984, quando il Centro comincia a svuotarsi e la grande distribuzione sostituisce il rapporto tra venditore e cliente.
Attraverso la storia di quei negozi il libro racconta una Firenze scomparsa, fatta di insegne storiche, di botteghe le cui prelibate specialità richiamavano clienti anche da fuori provincia. Migliaia di fiorentini ricordano ancora benissimo il Calderai come la meta dei loro sogni gastronomici: alla vigilia di una festività le mamme li portavano in centro fino a quel negozio pieno di sapori insoliti. Entravano in via dell’Ariento, davanti all'insegna col cuoco a cavallo di un maiale e si apriva tutto uno spettacolo di odori e forme, un mondo ai più proibito, perlomeno per la spesa di ogni giorno, ma che già solo per questo sapeva di festa.
Per decenni i Calderai sono stati il simbolo di una tradizione culinaria antichissima e acquistare da loro significava anche rivendicare le proprie origini. Quelle memorie rivivono oggi nel libro di Manuela Plastina, primo capitolo di un progetto dedicato ai negozi storici del capoluogo toscano, per rendere omaggio non solo alle “botteghe” ma anche ai loro clienti e soprattutto per rievocare una Firenze lontana e indimenticabile. (Rolando Ballerini)