FIRENZE– La legge sulla partecipazione è stata approvata dal Consiglio regionale della Toscana nella seduta di ieri pomeriggio: 37 i voti a favore, 6 voti di astensione (Forza Italia e Udc), un voto contrario (An). È stato Ilio Pasqui (Pd), presidente della commissione Affari istituzionali, ad illustrare la proposta di legge sulla partecipazione, arrivata all’approvazione dell’aula. Una legge che “stimola la partecipazione dei cittadini anche con interventi concreti”, che presenta alcune caratteristiche di particolare rilievo, dal “Dibattito pubblico regionale, all’istituzione dell'Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione”, che “favorisce i processi locali di partecipazione”, ai necessari protocolli tra Regione ed Enti locali, fino alla “durata: la legge si dà un termine, finisce da sé e sarà rinnovata solo se darà risultati soddisfacenti”.
Il giudizio complessivo, chiarisce Ilio Pasqui, “rileva il grande valore che la Regione attribuisce alla partecipazione”.
Alessandro Antichi (Fi) annuncia e motiva il voto di astensione del proprio gruppo: “La legge esprime soluzioni interessanti per un problema reale, anche all’avanguardia, come la ‘scadenza-ghigliottina’, ma nasce dalla presa d’atto di un fallimento, da una dichiarazione di impotenza da parte dell’Amministrazione regionale, frutto di una crisi di legittimazione e di rappresentanza.
L’impressione forte è che lo scopo sia un altro: non favorire la partecipazione, ma imbrigliare la marea di comitati spuntati come funghi, normalizzare il dissenso”.
Diversa la visione di Monica Sgherri (Prc), che nella nuova legge vede “una operazione di chiarezza” e indica nell’esperienza francese, “dalla quale si è presa ispirazione”, un precedente confortante: “In Francia, il Dibattito pubblico ha prodotto proposte che nel 50% dei casi sono state recepite”. Questa legge può diventare “un canale che permetta un allargamento della partecipazione alla sfera dei cittadini”.
Voto di astensione annunciato da Giuseppe Del Carlo (Udc): “Ci sono aspetti importanti, altri che destano perplessità.
La procedura prevista è complicata, bisogna vedere come viene gestita: può accelerare il processo ma anche portare alla paralisi di importanti interventi. Molto dipende da come si andrà al confronto pubblico: su questo la maggioranza si giocherà la propria credibilità”.
Il dibattito in aula è proseguito con l’intervento di Maurizio Bianconi, capogruppo di An, che ha espresso forte contrarietà nei confronti della nuova legge sulla partecipazione, a parte “l’apprezzamento della durata a termine.
Certe forme di partecipazione – ha spiegato Bianconi – non possono essere istituzionalizzate: disciplinare il processo partecipativo significa avvilire la democrazia di rappresentanza. Dare strumenti alla partecipazione è un conto, costringerla in percorsi obbligati non aiuta né dal punto di vista dell’efficienza, né dell’efficacia”. Alessia Petraglia (Sd) parla di “scommessa ardita, interessante contenitore da riempire di contenuti. Un passo verso un modo nuovo di fare politica”.
Forti perplessità, espresse “a livello personale” da Fabio Roggiolani (Verdi), che pure ha annunciato il voto favorevole: “Voglio manifestare il mio disagio personale e le mie perplessità su questa legge. C’è il rischio di un rafforzamento del consenso nei confronti del potere. Si tratta di un provvedimento potenzialmente autoritario. Dovremo assicurare spazi, non limitarci ad intercettare l’opinione generale della società. La voteremo, ma saranno decisivi i passi che si muoveranno dopo l’approvazione: il primo banco di prova sarà la nomina del Garante: non potrà essere in nessun modo un uomo di partito.
"In un momento di grande trasformazione politica del paese le istituzioni danno segni di dirigismo nel rapporto con i cittadini. C'è una domanda di partecipazione nella società, che si esprime spesso in modo confuso o su presupposti errati, di cui la politica deve tenere conto". Lo ha dichiarato Loriano Valentini (Pd), sottolineando che il dibattito pubblico non si conclude con un voto, ma con una valutazione,sulla base di un terreno di conoscenze che viene messo a disposizione di tutti. Una valutazione che, a suo parere, consentirà a chi governa di evitare errori, senza allungare né irrigidire le procedure.
E’ stato Marco Montemagni ad annunciare il giudizio positivo dei Comunisti italiani, sottolineando che la partecipazione diventa così “una forma ordinaria di governo, capace di arricchire la democrazia. “Non è un intoppo, né una perdita di tempo – ha aggiunto – ma un modo per rendere più proficuo, e spesso più tempestivo il rapporto con la società civile, confermando la centralità delle assemblee elettive”. "Vogliamo costruire un ponte per superare quella coltre di indifferenza che esiste tra cittadini ed istituzioni.
Decideranno i cittadini se utilizzarlo”. Così l’assessore Agostino Fragai ha concluso il dibattito sulla legge per la partecipazione. “E’ un terreno molto complesso e difficile – ha aggiunto - dietro la legge c’è un lungo percorso di serio approfondimento. Si apre una nuova frontiera. Il tempo dirà se abbiamo perso tempo. Io sono fiducioso”. L’assessore ha infine assicurato che l’Autorità di garanzia sarà scelta tra personalità "super partes” di altissimo livello nazionale o internazionale.
Nelle dichiarazioni di voto, Marco Carraresi, Udc, è tornato a sottolineare il voto di astensione del gruppo di cui è presidente: “Aspettiamo di vedere i risultato di questa legge, mettiamola alla prova”. Il capogruppo dei verdi, Mario Lupi, ha espresso una valutazione positiva, specie su due punti della nuova legge sulla partecipazione, che “non si limita solo ai comitati e alle associazioni e che si darà un garante di altissimo livello”.