Un Natale all'insegna delle ricette tradizionali, ma anche del risparmio? Il blocco dei “tir” apre un altro fronte: quello delle speculazioni sui prezzi dei prodotti agroalimentari che faranno sicuramente più caro il Natale, anche perché tale tendenza dovrebbe proseguire nei giorni che precedono l’inizio delle feste. Già da ieri nei mercati si registrano al consumo impennate dei listini, soprattutto per la verdura e la frutta, con punte del 15-20 per cento rispetto alla scorsa settimana.
E poi c’è il rischio che sugli scaffali arrivino alimenti la cui qualità è stata irrimediabilmente compromessa perché rimasta per troppo tempo nei camion a causa del fermo dell’autotrasporto. Si tratta, in particolare, di ortaggi e verdura (insalate, spinaci, sedani, finocchi, cavolfiori), i cui prezzi sono lievitati oltre il 20 per cento, con punte anche del 50 per cento. Meno appariscenti gli incrementi della frutta: più 5-8 per cento. Mentre sono rimasti pressoché stabili i prezzi delle patate e della frutta secca, che, tuttavia, avevano già fatto registrare sensibili aumenti, rispetto allo scorso anno, negli ultimi giorni dello scorso mese di novembre.
Sono prodotti che, invece, sui campi non sono affatto rincarati. Dalle aziende agricole arrivano, infatti, segnalazioni di prezzi stabili da alcune settimane; per alcune produzioni, come spinaci, carote, zucchine, cipolle, le quotazioni hanno anche segnato dei ribassi.
I rincari - sostiene la Cia Toscana - sono, quindi, il frutto di vere manovre speculative che si celano dietro la protesta degli autotrasportatori. Un ulteriore danno per i consumatori i quali, prima hanno dovuto a che fare con la carenza di alimenti e poi con la sorpresa, non certo felice, degli aumenti.
Ed a livello nazionale la Cia ha invitato il governo affinché si vigili e si effettuino rigorosi controlli, proprio per stroncare rincari selvaggi che rischiano di rendere ancora più povero un Natale che da tempo si preannuncia molto “freddo” sotto il profilo alimentare.
Per quanto riguarda le ripercussioni del fermo dell’autotrasporto, la Cia afferma che l’agricoltura ha subito danni rilevanti. Questo a causa di produzioni invendute e, pertanto, distrutte, come il latte, gli ortaggi, la frutta.
Soprattutto per il latte i tre giorni di blocco dei “tir” sono stati deleteri. E’ andata persa più del 45 per cento della produzione. Riflessi negativi si sono avuti anche nel settore delle carni e dei cereali, mentre si registrano ancora difficoltà nelle aziende agricole per l’approvvigionamento di mangimi per gli animali.