Firenze, 10/12/07- Massiccia adesione degli autotrasportatori toscani al fermo del trasporto merci, indetto dalle associazioni del settore, il fermo più lungo mai deciso dalla categoria sotto Natale. La notizia arriva da Cna Fita e Confartigianato Trasporti regionali, che confermano che la protesta proseguirà come stabilito fino alla mezzanotte del prossimo venerdì 14 dicembre, a meno che non vengano dal Governo atti concreti.
In tutta la Toscana i camion sono fermi e i principali terminal logistici sono bloccati: porto di Livorno, interporto di Prato, cave di marmo di Massa Carrara, zona industriale di Poggibonsi, raffinerie di Livorno e i depositi di Calenzano, ecc.
Gli autotrasportatori hanno organizzato presidi nelle zone industriali, ai principali svincoli autostradali e delle superstrade. La situazione è generalmente tranquilla, nonostante in alcune zone fino dal mattino prestissimo (esempio: Certosa e Valdichiana) si siano verificati problemi per la circolazione anche delle auto.
“Ci spiace per i disagi che stiamo causando - spiegano i presidenti Regionali CNA Fita e Confartigianato Trasporti, Giuseppe Brasini e Alessandro Nuti – ma questo è il fermo della disperazione: la crisi dell’autotrasporto è gravissima, il settore è debole dal punto di vista contrattuale e la liberalizzazione si è risolta in una deregolamentazione totale.
Le nostre richieste al governo sono: sgravi e incentivi per compensare il caro-costi, revisione urgente della riforma dell’autotrasporto, un costo minimo stabilito per legge, certezza dei tempi di riscossione, un efficiente sistema di controlli che favorisca la sicurezza e la legalità nel settore. L’incontro fissato per domani dal Ministro dei Trasporti Bianchi è privo di garanzie concrete e quindi andiamo avanti con il programma stabilito”.
Le aziende di trasporto stanno affrontando una vera e propria emergenza costi, una crisi che per gravità e ampiezza non ha precedenti storici.
Una crisi che, solo in Toscana, ha costretto negli ultimi 6 anni oltre 1.200 imprenditori ad uscire dal mercato per l’aumento continuo delle spese e per l’assenza di provvedimenti in grado di riequilibrare i rapporti con la committenza. L’emorragia di aziende è continua: dalle 10.728 dell’anno 2000 le imprese di trasporto toscane alla fine del settembre scorso sono 9.471. Fra queste le imprese artigiane iscritte all’albo in Toscana dalle 8.453 del 2000 alla fine del terzo trimestre 2007 sono 7.274, cioè meno 1.179 aziende.
Fallite, liquidate, accorpate, comunque uscite di scena, spesso in modo traumatico, per la maggior parte poste nell'impossibilità pratica di operare economicamente il loro servizio.
“Il fermo, ancor più in periodo pre-natalizio, è una scelta difficile e pesante - ammette Brasini – ma inevitabile: i prezzi che i clienti pagano per il trasporto sono bloccati da 4 anni, i pagamenti sono sempre più dilazionati, non esistono adeguamenti tariffari per i continui aumenti (il gasolio è aumentato del 42% in 4 anni, dal 1° gennaio ad oggi del 14%).
È a rischio la sopravvivenza del settore con la perdita di imprese e di posti di lavoro a tutto vantaggio dei vettori esteri e dell’illegalità”. “Con la riforma del settore e l’abolizione delle tariffe a forcella siamo rimasti totalmente senza garanzie – rincara la dose Nuti -: le tariffe sono in mano ai committenti e ci tocca anche combattere con la concorrenza selvaggia degli autotrasportatori stranieri, che hanno un costo del lavoro inferiore anche del 35%, costo del gasolio inferiore anche del 15%, nessun tipo di controllo fiscale nel nostro paese, ecc.”.