“Non ci saranno Olimpiadi per chi bara”.
La proposta ha un padre eccellete: il belga Jacques Rogge, numero uno del Comitato olimpico internazionale, che da Osaka, dove stanotte si apriranno i Mondiali di atletica, parla dell’impegno profuso dalle istituzione sportive per sconfiggere la piaga del doping.
Non solo maggiori controlli (erano 2.500 a Sydney nel 2000, saranno 4.500 a Pechino il prossimo anno), ma anche pene più severe come, appunto, l’impossibilità per gli atleti trovati ‘positivi’ ad un controllo e squalificati per oltre sei mesi, di partecipare alla prima olimpiade utile una volta tornati all’attività agonistica.
Inoltre, sempre il Cio, potrebbe sostenere nel prossimo meeting di novembre della Wada, l’agenzia mondiale per la lotta al doping, la proposta della Iaaf, la federazione internazionale d’atletica, di elevare il periodo della prima squalifica da due a quattro anni.
Un raddoppio di pena che, nella maggior parte dei casi, potrebbe significare la fine anticipata di una carriera.