Firenze, 31 Luglio 2007- “La nuova giunta regionale è fatta”. Lo ha annunciato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini nel tardo pomeriggio. “Si conclude così – ha aggiunto – una lunga fase di riorganizzazione ed evoluzione del quadro politico regionale. Adesso ci dedicheremo fin da subito all’attuazione del programma di lavoro”.
La nuova giunta si compone di 14 membri, compreso il presidente, e vede l’ingresso di Rifondazione comunista e la sostituzione degli assessore dimissionari Marino Artusa e Mariella Zoppi.
Il presidente Martini ha firmato in serata il decreto con la formazione della nuova giunta regionale: Marco Betti, Eugenio Baronti e Paolo Cocchi sono i nuovi assessori, che subentrano ai dimissionari Marino Artusa e Mariella Zoppi.
Rispetto al numero precedente dei componenti si aggiunge il nuovo assessore nominato a seguito dell’ingresso in maggioranza di Rifondazione comunista. Ecco le deleghe:
- a Marco Betti, nato a Pisa nel 1948, attualmente capogruppo dei Verdi nel Consiglio comunale di Massa, sono state assegnate le deleghe difesa del suolo e servizio idrico, nonché la protezione civile e le politiche per la montagna;
- a Eugenio Baronti, nato a Capannori nel 1954, attualmente assessore all’ambiente al Comune di Capannori per Rifondazione comunista, vanno le deleghe alla ricerca, all’università, al diritto alla casa (compresa la tutela dei consumatori);.
- a Paolo Cocchi, nato nel 1958 a Barberino di Mugello, capogruppo uscente Ds al consiglio regionale, sono state attribuite le deleghe sulla cultura, turismo e commercio.
Il decreto firmato dal presidente Claudio Martini contiene inoltre la riorganizzazione delle deleghe agli attuali assessori:
- Giuseppe Bertolucci mantiene il bilancio e le politiche del mare ed assume il coordinamento delle partecipate (aziende, enti e fondazioni in cui è presente la Regione Toscana);
- Annarita Bramerini assume le deleghe per l’energia e la tutela dell’ambiente (rifiuti, smog, energia, bonifiche, Via e Vas, attività di indirizzi per Arpat); - Riccardo Conti mantiene le infrastrutture e il territorio ed assume la delega alla programmazione e coordinamento per gli interventi di tutela del paesaggio; - Gianni Salvadori mantiene le politiche sociali e assume quella per lo sport;
- Gianfranco Simoncini mantiene istruzione, formazione e lavoro e assume la delega a trattare con il Governo e l’Ue per i fondi strutturali europei.
Invariati gli incarichi per gli assessori Ambrogio Brenna, Susanna Cenni, Agostino Fragai, Enrico Rossi, Massimo Toschi, quelle del vicepresidente Federico Gelli e del presidente Claudio Martini.
“La definizione della nuova Giunta regionale - ha dichiarato Oreste Giurlani, presidente Uncem Toscana - rappresenta un rilancio dell’attività in un momento molto delicato per la nostra Regione.
Sono convinto che i nuovi assessori e quelli confermati nell’incarico, o che hanno visto modificare la propria delega, sapranno prendere a cuore i problemi delle popolazioni. In particolare - aggiunge Giurlani - voglio dare il benvenuto al neo-assessore Marco Betti che ha ricevuto la delega per la montagna, ma anche ad altri assessori che in qualche modo avranno a che fare con la montagna, tra cui Annarita Bramerini che assume, tra l’altro, le deleghe per l’energia e la tutela dell’ambiente”.
Giurlani ringrazia nel frattempo l’assessore uscente Marino Artusa e si augura che il suo successore possa riprendere il percorso di Artusa che ha fatto cose egregie che hanno avuto il riconoscimento nella recente Conferenza regionale sulle montagne di Toscana.
“Al neo -assessore Betti, al quale fin da ora offro la collaborazione sincera di Uncem, Comunità montane e Comuni montani - ha proseguito Giurlani - avrò occasione di sottoporre i problemi che interessano la montagna dal nostro punto di vista.
In primo luogo la gestione dei fondi comunitari, la geotermia, la protezione dei criteri di montanità dei Comuni che il ddl Lanzillotta vorrebbe compromettere, giusto per citarne alcuni. All’assessore Betti mi preme ricordare, in questo momento, che in Toscana dei 287 comuni ben 157 sono considerati montani, ovvero il 54,70%, mentre il territorio si stende per 1.086.904 ettari in montagna e 2.299.351 ettari in pianura.
«Lo scempio è compiuto. Politicamente Martini si può definire traditore di tutto, anche di se stesso.
Ha portato l’opposizione in maggioranza tradendo regole, statuto e buon senso. Dopo essersi presentato come candidato alternativo a Rifondazione comunista, ha reso oggi illegittima, sotto il profilo politico-istituzionale, la sua permanenza alla guida della giunta. Non solo: ha di fatto invalidato anche l’assemblea regionale, rendendola ormai monocolore e con una opposizione ridotta sotto il limite del 35% fissato dalla legge elettorale».
«Per Martini, insomma, le regole sono carta straccia, il che ne fa una delle persone politicamente più inaffidabili con cui abbiamo trattato negli anni.
Ci ha messo di mezzo quando trattavamo statuto in piena buona fede, idem con legge elettorale. Pochi giorni fa abbiamo sottoscritto un documento che si prefiggeva la riduzione degli assessori e lui li aumenta. Predica le quote rosa per il consiglio, ma poi si guarda bene da praticarle in giunta. Insomma: si hanno più assessori, meno donne e niente regole. Per di più, Martini ha compiuto con questo rimpasto una operazione da prima repubblica, sminuzzando gli assessorati pur di accomodare i sederi alleati.
Ora si può solo affidare ai milioni di euro che getta via per la comunicazione della giunta per sperare di non essere travolto da vergogna e ridicolo. Anche qui si vede la differenza tra la destra, che fa di onore e parola data principi fondamentali, e la sinistra che pratica tutto il contrario».
«Tutto questo dovrebbe spingere Martini a dare le dimissioni e a ripresentarsi agli elettori. E ci meravigliamo che nessuno in maggioranza, tra quanti avevano dimostrato sensibilità istituzionale, dia segni di vita sulla vicenda.
E’ come per tutti i regimi allo sbando, che prima di morire compiono ogni tipo di nefandezza istituzionale con la complicità di alcuni mezzi di comunicazione che distraggono opinione pubblica con argomenti da nulla. Così in Toscana si è uccisa la democrazia». «Dobbiamo purtroppo dare ragione a chi diceva che con questi non si tratta. Neanche sulle regole. Nascono con l’ideale della sopraffazione di una classe su un’altra, moriranno con l’ideale della sopraffazione della maggioranza su minoranza.
L’importante è sopraffare».
“Truffati gli elettori. Con la nuova giunta regionale, Martini si semplifica la vita a spese della cittadinanza. Gli assessori salgono da 12 a 14, senza peraltro che cresca la presenza femminile inseguita e annunciata dallo stesso governatore, e si gonfiano soprattutto le spese”. E’ il severo giudizio di Maurizio Dinelli, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, sulla nuovo composizione della giunta e sul programma “tradito” dall’ingresso in maggioranza di Rifondazione.
“Il governatore – dice l’esponente di Fi – verrà a spiegarci in Consiglio questi cambiamenti che contravvengono a tutti gli impegni che ha preso con i toscani. Significativo che abbia scelto il 16 agosto per questo appuntamento ed evidente la volontà di far cadere nel “vuoto agostano” i rilievi e le accuse che gli saranno mosse”. “Quanto alle spese della politica, aveva promesso, e in tal senso aveva anche fatto un accordo con noi, di tagliarle. Così avrebbe dovuto diminuire la propria squadra di due assessori, che sarebbe stato un segnale credibile di buona volontà, e invece ne ha fatti due in più.
Con la nuova Authority alla partecipazione che ha annunciato di voler creare, con buona pace della conclamata volontà di risparmiare su enti, apparato e partecipazioni, l’esborso sarà di almeno due milioni di euro in più l’anno. Poco male. A pagare saranno altri: un ritocco all’Irpef e all’Irap e il gioco è fatto. Quantomeno imbarazzante. C’è da chiedersi come fanno Ghelli e i Comunisti Italiani, che sono già insorti contro l’aumento degli assessori, a restare in maggioranza. Una maggioranza degli sprechi e della partitocrazia.
Con Cocchi (Ds) fatto assessore per lasciare spazio a Monaci (Margherita) come capogruppo del Pd onde aprire la strada a Manciulli alla guida del Pd regionale. E con Rifondazione in maggioranza per realizzare finalmente anche in Toscana quell’Unione che a Roma è in stato comatoso. Tutti giochi che niente hanno a che vedere con il buon governo della Toscana alla quale si chiede solo di pagare il conto. Sempre più salato”.
Si costituisce mercoledì 1° agosto, in seno al Gruppo Misto in Consiglio provinciale, “Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo”.
A far nascere la nuova componente politica la consigliera Gloria Campi che lascia così, nel giorno del suo compleanno, il gruppo dei Democratici di Sinistra. Dal 1° settembre Gloria Campi, attuale Presidente della Settima Commissione: Politiche comunitarie. Rapporti internazionali, pace e gemellaggi, in accordo col consigliere dello SDI Enrico Bertini attuale componente del gruppo Misto, assumerà anche la carica di capogruppo. “In Provincia l’Unione non esiste – commenta Gloria Campi annunciando la nascita di Sinistra Democratica – per scelte politiche che risalgono alle elezioni del 2004.
In Regione assistiamo all’apertura a Rifondazione Comunista per colmare un’anomalia che esisteva solo in Toscana. Nel Comune di Firenze la questione è ancora aperta. Sinistra Democratica auspica che si possa comporre, anche in Provincia, l’Unione. Compito ambizioso – aggiunge la Campi – che però rimane sullo sfondo, con eventuali passaggi nei prossimi mesi, lavorando e portando avanti una politica condivisa tra forze della maggioranza e PRC. Rimango all’interno della maggioranza ma con una propria autonomia su alcuni argomenti specifici come le questioni sociali, la pace e la guerra, i diritti civili.
Tenterò di far passare le mie convinzioni anche alle altre forze di maggioranza. Da tempo si parla di abbassamento dei costi della Politica. E’ una discussione alla quale non ci dobbiamo sottrarre ma è mio convincimento dare più valore alle assemblee elettive. Occorre ridare ai Consigli il proprio ruolo e rivedere, semmai, il numero degli assessori, valutare attentamente le consulenze esterne, rivedere profondamente tutte le aziende partecipate, adeguare le Comunità Montane e gli altri enti.
Come sempre, quando si parla di abbattere i costi si parla sempre di ridimensionare le assemblee e non gli organi di governo. Se c’è qualcuno legittimato a discutere ed a decidere sui minori costi della politica questi è proprio chi è eletto dal popolo”.