Ha inizio l'era Gentile, che sembra portare Assindustria Firenze un po piu' a destra, parte da una congiuntura snella, spedita, forte la coesione e la voglia di fare. Questo l'esito dell'assemblea annuale di Confindustria, che si è svolta ieri al Palacongressi.
Il punto sul percorso di modernizzazione della città, con iniziative, numeri e dati a testimoniare che la città non è ferma ma nel pieno del suo complesso processo di cambiamento; il rilancio del Piano strategico, con la chiusura di un ciclo e l'avvio di una nuova stagione di lavoro; le prospettive per la Fortezza da Basso e di Firenze Fiera; la necessità di lavorare insieme su tre grandi problemi: coesione sociale, manutenzione urbana, lentezza dei lavori nei grandi cantieri; un appello a fare squadra sulla grande 'questione fiscale' della città, perché il governo mantenga gli impegni sulle indispensabili risorse aggiuntive promesse a Firenze come città ad alta densità turistica.
Sono questi i principali temi dell'intervento del sindaco Leonardo Domenici: "Credo che questa sia un'occasione propizia per fare il punto della situazione, capire dove siamo arrivati e quali sono i problemi più urgenti - ha esordito il sindaco, dopo aver salutato il presidente uscente Sergio Ceccuzzi e il neo eletto Giovanni Gentile - E' importante capire che tipo di dibattito vogliamo fare ed è indispensabile comprendere gli aspetti reali della situazione, per non fare errori di valutazione e magari discutere su modelli stereotipati.
Perché oggi ci troviamo su un percorso già avviato nella strada della modernizzazione e dell'innovazione della città e del suo territorio". Ed ecco i dati forniti dal sindaco sugli investimenti pubblici a Firenze: 1 miliardo e 700 milioni di euro dal '99 ad oggi, con 1100 milioni solo nel triennio 2000-2003 (compresa la tranvia), e senza residui passivi. "Investimenti - ha sottolineato Domenici - che hanno avuto anche una funzione anticiclica, evidente se si considerano in particolare le performance nel settore dell'edilizia".
Investimenti che, oltre alla tranvia, hanno interessato fra l'altro gli interventi alle Piagge, alle Murate, la realizzazione del nuovo Palagiustizia, il recupero delle aree dimesse: Novoli su tutte ma anche Superpila, Gondrand, Gover, Longinotti. E a questo proposito, il sindaco ha ricordato un recente studio della Bocconi che ha messo a confronto otto grandi città italiane: a Firenze dalla metà degli anni '90 ad oggi l'impatto economico totale per le aree dimesse è stato di oltre 5 miliardi di euro, con oltre 53mila unità di lavoro attivate ed un valore della produzione pari al 5,6% del Pil regionale 2005.
"Credo che siano dati piuttosto significativi" ha sottolineato il sindaco, che ha continuato ricordando come, nel corso di questi anni, si sia cercato di portare avanti l'innovazione anche dal punto di vista gestionale, come nel caso delle alienazioni mobiliari e immobiliari: le farmacie, l'aeroporto (dove la partecipazione del Comune è passata dal 17 al 2%), l'area clienti Fiorentinagas, e ancora le alienazioni immobiliari, che complessivamente hanno raggiunto 180 milioni di euro. "Anche grazie alla forte collaborazione con altri livelli istituzionali, come Provincia e Regione, abbiamo fatto passi avanti significativi su aspetti essenziali come la termovalorizzazione o la riorganizzazione del sistema della mobilità" ha ricordato Domenici, che a proposito di mobilità ha ribadito: "Si può essere d'accordo o no sul disegno complessivo, ma non c'è dubbio che una visione di insieme esiste, è importante ed è essenziale portarla avanti".
"Abbiamo fatto scelte significative che potranno forse avere una realizzazione non facile - ha proseguito il sindaco - ma se si pensa alla città metropolitana e al suo baricentro futuro, il fatto di insediare le sedi della Regione e della Provincia nell'area di Castello è rilevante e significativo, non solo dal punto di vista simbolico, ma anche concreto". E ancora, Domenici ha ricordato l'avvio del lavoro della Conferenza dei sindaci della città metropolitana, che ha già un piano di lavoro concreto con obiettivi precisi: per esempio l'omogeinizzazione dei regolamenti edilizi e della modulistica di tutti gli 11 comuni dell'area.
"Ebbene, credo sinceramente sia difficile, sulla bsae di questi dati, sostenere che questa è una città ferma: in realtà siamo del pieno del processo innovativo" ha ribadito Domenici, che ha poi brevemente citato un recentissimo reportage del settimanale economico Il Mondo su Firenze, in cui tra l'altro si legge: "Checchè ne dicano i fiorentini, Firenze non è morta. Anzi: per essere una città di 360mila abitanti, poco più dell'1% di Tokio o un ottavo di Roma, ha una vitalità economica e culturale inaspettata".
"E questo è merito di tutti - ha detto Domenici - non solo di una parte. Noi abbiamo il dovere di vedere la realtà per quella che è, portando avanti un dibattito serrato e aperto, ma anche obiettivo, costruttivo, da vera classe dirigente. E questo non per dirci quanto siamo bravi, ma per avere una visione della situazione in cui ci troviamo non assoluta e assertiva ma comparativa, in grado di relazionarci con il resto del paese e del mondo". A questo proposito, il sindaco si è riferito a importanti strumenti da rilanciare, ed in particolare al Piano Strategico e all'Associazione Firenze 2010.
"Non condivido un giudizio liquidatorio su questo strumento - ha detto - che anche soltanto per aver introdotto una nuova prassi relazionale fra i diversi settori della città, ha lasciato un humus significativo, nella logica della collaborazione e non solo della conflittualità. Ed è un'attività che è anche servita ad implementare il Patto per lo Sviluppo". Domenici ha ricordato che sui 32 progetti iniziali del Piano, 16 sono realizzati o in fase di realizzazione, 6 sono sospesi, 6 sono tornati alle amministrazioni competenti; mentre fra i progetti aggiunti successivamente, sono stati realizzati la Fondazione Strozzi e la Fondazione per la Ricerca.
"Certo, ora siamo arrivati alla conclusione di un ciclo. Guardando anche ai Piani delle altre città, sappiamo che arriva sempre una fase in cui c'è un momento critico. Ma ora credo che noi abbiamo bisogno di reimpostare il lavoro: questo è il momento di avviare un secondo ciclo per il Piano Strategico, è il momento di aprire una fase nuova che possa servire a ripartire insieme". Una prospettiva positiva dunque, che per Domenici oggi esiste anche per il futuro di Firenze Fiera. "Ora possiamo finalmente avviare una svolta ed un rinnovamento.
Non solo perché ieri il consiglio comunale ha approvato il piano generale di riassetto per la Fortezza da Basso, ma perché stiamo facendo passi significativi per acquisire la proprietà della Fortezza alle istituzioni locali. E questo cambia la possibilità e la prospettiva di nuovi investimenti. Ora dobbiamo aprire una riflessione comune, con nuove prese di impegno; se guardiamo al futuro, ciascuno per la sua parte, dobbiamo essere consapevoli che Firenze Fiera deve funzionare sempre meno come ente e sempre più in una logica di impresa.
E questo naturalmente vuol dire anche che si devono trovare le figure più adatte a lavorare in questa prospettiva". "Noi abbiamo sempre lavorato per ottenere risultati positivi per la città" ha proseguito Domenici, sottolineando come a Firenze negli ultimi mesi si siano tenuti congressi nazionali di partiti politici, importanti conferenze istituzionali, congressi internazionali, grandi mostre, grandi eventi culturali. "Questo vuol dire che si continua a lavorare, ognuno per la sua parte, per cercare di dare sempre il meglio alla città e al suo territorio".
Nell'analisi del sindaco Domenici non sono poi mancati i riferimenti ad alcune grandi criticità, in particolare alla coesione sociale, alla manutenzione urbana, alla lentezza nei cantieri. "Il primo problema che voglio porre - ha detto il sindaco - è quello della capacità di portare avanti un disegno di integrazione e coesione sociale, sempre più importante nella vita faticosa delle nostre città: mi riferisco in particolare agli immigrati, agli anziani, ai giovani, alla casa. Il secondo problema riguarda la necessità di un piano efficace di manutenzione urbana.
Non so se dobbiamo chiamarlo degrado o sicurezza percepita o altro: ma abbiamo bisogno di intervenire. D'altra parte, dopo anni di ristrettezze per la finanza locale, era impensabile non scontarne gli effetti. Infine, la terza questione: se siamo sulla strada dell'innovazione, come i dati confermano, dobbiamo misurarci con l'efficacia dei lavori che stiamo portando avanti. Ebbene, abbiamo un problema di lentezza eccessiva. Penso sia utile parlarne qui, in una realtà dove sono presenti le imprese che spesso quei lavori li realizzano, per cercare insieme le soluzioni".
Ma secondo il sindaco Domenici, sopra tutti questi problemi esiste un tema generale ed è quella che riguarda le risorse, per cui "è necessario affrontare insieme quella che possiamo chiamare la questione fiscale della nostra città". Il sindaco ha per prima cosa ricordato che quest'anno l'amministrazione comunale ha fatto uno sforzo per non aumentare la pressione fiscale sui cittadini, "una scelta non facile da reggere, ma che è stato giusto fare". "Ma detto questo, dobbiamo ricordare che in una città come la onstra, 'consumata' dai visitatori e dai city users, il peso dei servizi ricade esclusivamente sulla fiscalità dei residenti.
E questo non è giusto". E qui il sindaco ha ricordato la sua battaglia per il contributo di scopo, che dopo essere stato inserito nell'ultima Finanziaria è stato poi bocciato in Parlamento. "Ne abbiamo presto atto, ma il problema rimane. Perchè abbiamo bisogno di risorse aggiuntive. Abbiamo bisogno di risposte, abbiamo bisogno che si concretizzi l'accordo fatto in questo senso con il ministro Rutelli, entro tempi certi e ragionevoli. Sono convinto che se su questo faremo squadra, istituzioni e forze sociali e associative, potremo ottenere i risultati che ci aspettiamo".
Avviandosi a concludere, il sindaco si è poi brevemente riferito al dibattito sull'identità della città e del suo territorio. "Questa è una città che rappresenta uno spazio fisico e ideale di incontro, di confronto e di dialogo nel tempo della globalizzazione. Questa è una città che ha la sua identità avanzata nella cultura, nella formazione, nella ricerca. Non credo che uno sguardo rivolto al passato ci possa aiutare. Abbiamo bisogno di metterci all'altezza delle sfide, dobbiamo comprendere che i processi di trasformazione che ci attraversano, e che possono anche riguardare il venditore abusivo o il la chiusura del negozio storico, non dipendono da un atto amministrativo, ma da un processo di globalizzazione che riguarda il mondo e anche noi.
E' questo è il punto con cui dobbiamo confrontarci e lavorare: perché le risposte non sono già scritte, ma le dobbiamo scrivere insieme. Questo significa fare politica? Sì, se della politica abbiamo una visione nobile, alta, dignitosa". Domenici ha infine concluso dicendosi sicuro che "nessuno qui pensa di utilizzare la posizione che occupa come trampolino di lancio per la politica"; e "d'altra parte sarebbe sbagliato che il politico non accettasse la dialettica e l'autonomia della associazioni di categoria.
Noi non abbiamo bisogno di un patto neocorporativo dei poteri forti della città e del territorio. Abbiamo bisogno di una visione che guarda al futuro, di una democrazia non solo partecipativa ma anche associativa, senza che l'autonomia di nessuno sia messa in discussione. Le basi ci sono, il cammino è gia stato tracciato, dobbiamo andare nella direzione di un interesse generale che dobbiamo sforzarci di perseguire insieme".