Grande soddisfazione in questi giorni al Poggio Imperiale, dove finalmente dopo tanti anni gli abitanti hanno visto arrivare la potatura degli alberi dell'antico viale. Il Poggio Imperiale era rimasto praticamente l'ultimo tratto del complesso dei viali collinari ad attendere l'intervento della Direzione Verde Pubblico del Comune di Firenze.
Ma perché ultimo della lista? E' vero che quasi in cima al tracciato stradale si staglia il cartello di fine-località urbana. Ma a Palazzo Vecchio si sono forse dimenticate le caratteristiche di questo pezzo di città.
Infatti a differenza del tracciato dei viali collinari, dal viale Machiavelli al viale Michelangelo, disegnati dall'archietto Poggi nel riassetto urbanistico della città a metà del XIX secolo, il viale del Poggio Imperiale è il viale dell'omonima villa ridisegnata nel rinascimento dall'architetto Buontalenti. Il viale è parte integrante del complesso momunentale Mediceo Lorenese che inizia dal piazzale di porta Romana, per arrivare sino via Gherardo Silvani al Galluzzo.
La sua particolare conformazione rivela l'origine artificiale del tracciato che fu realizzato da Bernardo Buontalenti, scavando la collina nella parte bassa verso la città e rialzandola a schiena d'asino nella parte alta per ottenere una perfetta prospettiva lineare dalle finestre della villa sulla sommità della collina sino giù alle mura fiorentine.
Originariamente il viale fu delimitato da un bosco di cipressi, mentre all'imboccatura inferiore esistevano quattro grandi peschiere con sculture e insegne araldiche, che vennero rimosse nel 1773.
Si tratta dunque di un manufatto, di un'opera dell'ingegno rinascimentale, che meriterebbe maggior considerazione. E' come se, per intendersi, il Viottolone del Giardino di Boboli, oggi in salvo perché rimasto all'interno del recinto museale, fosse stato asfaltato qualche decennio fa ed oggi i fiorentini si fossero talmente dimenticati della sua originaria natura da transitarci in auto in assoluta indifferenza.
Ebbene è ciò che accade ogni mattina al viale del Poggio Imperiale, trasformato ormai in una strada di circonvallazione urbana.
Eppure appena un campanellino ha trillato alle orecchie non perfettamente linde dei fiorentini, quando qualche settimana fa l'informazione locale ha invitato i concittadini a salire in cima al Poggio per visitare nella stanza dove erano originariamente posti 28 quadretti cinesi fatti realizzare da Pietro Leopoldo per il Quartiere cinese della Villa, che ecco una folla inattesa, si parla di 3.000 persone, in coda ad ammirare la bellezza nascosta dell'antica dimora.
Forse qualche lettore più attento penserà che il nostro interesse personale dipenda dal fatto che la Direzione di Nove da Firenze ha sede lungo il viale del Poggio.
Ma sulla necessita di riallacciare il rapporto tra la villa e la città non hanno alcun dubbio proprio all'Istituto Statale della Ss. Annunziata, l'educandato di cui dal 1865 il Poggio è sede. Nel corso degli secoli la qualita' ed il prestigio della Ss. Annunziata si sono mantenuti proverbiali, facendone uno dei primi collegi femminili d'Europa (dal 1976 le scuole dell'istituto accolgono anche studentesse e studenti come semiconvittori). Ma è netta della direzione dell'istituto, in prima persona nel presidente Roberto Verrucchi, la convinzione che oltre la fama internazionale si debba coltivare il rapporto con i fiorentini, nell'interesse prima di tutto della città.
Così da tempo, la Direttrice, Maria Rosaria Bortolone sta sviluppando diversi progetti didattici che si pongono finalità omogenee: riscoprire le radici, dar valore alla memoria, essere consapevoli del passato, diventare piu' capaci di interpretare il presente, di formarsi alla complessita', di costruire il futuro. Sono itinerari di ricerca e di intervento che offrono l'opportunita', per tutti coloro che lavorano, vivono e studiano al Poggio Imperiale, di arricchirsi di uno straordinario patrimonio di conoscenze e di acquisire un piu' forte senso di appartenenza.
Implicano l'uso diverso di spazi, di arredi, di strumenti, un patrimonio ricchissimo dal punto di vista storico e artistico, che chi non ha visitato la villa stenta a immaginare.
Come talvolta accade, se non è Maometto a salire al Poggio, sarà forse il Poggio a scendere verso Palazzo Vecchio.
Nicola Novelli