Respinta dal Comune di Firenze la richiesta della coppia gay, presentata nei giorni scorsi, di poter affiggere le pubblicazioni di matrimonio. Una coppia gay si è presentata ieri mattina al Comune di Firenze. Francesco Piomboni e il compagno Matteo Pegoraro, dopo che l’Ufficio Matrimoni del Comune di Firenze aveva dato loro l’appuntamento per la richiesta ufficiale di pubblicazione di matrimonio civile, si sono recati in mattinata presso l’Ufficio di Stato Civile in Palazzo Vecchio per richiedere formalmente di unirsi regolarmente in matrimonio con rito civile.
La richiesta è stata però respinta in via ufficiale dal Comune di Firenze. La coppia annuncia il ricorso in tribunale. “Non c’è una norma che vieti il matrimonio omosessuale, né nel Codice Civile né nella Costituzione”
Venerdì 16 marzo 2007, in mattinata, la coppia si era recata presso l'Ufficio Matrimoni del Comune di Firenze per richiedere un appuntamento ove presentare domanda ufficiale di pubblicazione di matrimonio. L'usciere dell'ufficio ha dato loro l'appuntamento per la richiesta formale presso l'Ufficiale di Stato Civile per oggi, giovedì 29 marzo.
Questa mattina alle ore 12,00 Francesco e Matteo si sono recati in Palazzo Vecchio, presso l'Ufficio di Stato Civile, e hanno richiesto in via ufficiale al Comune la pubblicazione di matrimonio. Richiesta che è stata respinta dal Responsabile dell’Ufficio di Stato Civile Comune di Firenze (v. allegato "diniego del Comune di Firenze-stamp.pdf"). Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, 32 e 21 anni, conviventi da circa un anno e mezzo, chiariscono che non c’è alcuna norma del Codice Civile o della Costituzione italiana che vieti il matrimonio a una coppia omosessuale, e che le norme del Codice Civile che sono all’oggetto del diniego non sono altro che frutto di una tradizione interpretativa, che fa uso dei termini “moglie” e “marito”, ma che – considerando che né il legislatore del 1942 né quello del 1975 si era posto il problema del matrimonio omosessuale, così come non lo aveva fatto il costituente – può essere di fatto riadattata da un giudice, nel momento in cui lo stesso prenda atto del cambiamento sociale (e così del cambiamento delle esigenze sociali) che da tempo è avvenuto nel nostro Paese.
“Infine, per quanto riguarda la nostra presunta contrarietà all’ordine pubblico secondo la circolare del Ministero dell’Interno 2/2001, chiariamo che sia la suddetta circolare sia il d.
P.R. 396/2000 si riferiscono solo ed esclusivamente a matrimoni omosessuali celebrati all’estero, per cui venga espressamente richiesta la trascrizione in Italia, e pertanto non è sancito da alcuna norma in che termini, all’interno dello Stato italiano, la nostra coppia rappresenti una minaccia per l’ordine sociale nel momento stesso in cui le nostre pubblicazioni di matrimonio venissero approvate”.