FIRENZE – Una Carta pensata per “diffondere la conoscenza di un documento che rappresenta lo sforzo di fornire una lettura ‘di genere’ dei diritti sanciti dalla Convenzione Onu del 1989”. Lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia. Questo il senso della Carta dei diritti della bambina, pubblicata dal Difensore civico regionale e dalla commissione Pari opportunità che nei prossimi giorni sarà inviata ad associazioni per l’infanzia e le donne, commissioni provinciali pari opportunità, amministratori e Difensori civici locali.
“La Carta - spiega il Difensore civico regionale, Giorgio Morales – rappresenta solo un primo punto di riferimento per una più compiuta elaborazione. È un ‘embrione’ che va nella direzione di contrastare le discriminazioni che contro le donne, anche in età non matura, si perpetrano nel mondo”.
“Abbiamo pensato – sottolinea la presidente della commissione Pari opportunità, Chiara Grassi – di estrapolare principi direttamente finalizzati alla tutela delle bambine ragazze che, nel panorama dell’infanzia, rappresentano un obiettivo di discriminazione ancora più grave e necessitano di forme specifiche di protezione”.
La Carta dei diritti della bambina, è stata presentata e approvata al IX Congresso della Federazione Europea BPW (Business Professional Women), tenutosi a Reykjavik nell’agosto del 1997.
Il suo processo di elaborazione inizia nel 1995 quando nel corso della Quarta conferenza Mondiale organizzata dall’Onu, un gruppo di donne denunciò la drammatica condizione delle bambine adolescenti e spinse per arrivare alla firma di un documento condiviso a tutela dei diritti negati. Nella Dichiarazione e nel Programma che costituiscono i documenti politici di Pechino, i 184 Paesi firmatari stabilirono, al punto 12, obiettivi strategici e azioni positive per eliminare le forme di discriminazione nei confronti della ‘girl child’ (la bambina sino a 16 anni).
Immediatamente dopo in Europa, la Commissione Governativa del Regno Unito, s’impegnò nel predisporre un complesso di principi, ispirati alla Convenzione Onu del 1989, ma anche prendendo a spunto il quadro drammatico scaturito dal vertice di Pechino. L’obiettivo era quello di scuotere le coscienze, stimolare l’opinione pubblica a dibattere sulla condizione delle bambine e adolescenti e sui loro diritti non in modo sostanziale pari a quello maschili. Nasce così la Carta dei Diritti della Bambina, portata nel nostro Paese dalla Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari (F.I.D.A.P.A.), che elabora ancora oggi i contenuti della documento per affinarne i principi e renderli operativi.