Giovanni Passannante: il sovversivo morto a Montelupo Fiorentino

Redazione Nove da Firenze
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20 febbraio 2007 16:46
Giovanni Passannante: il sovversivo morto a Montelupo Fiorentino

Fu rinchiuso nel penitenziario di Portoferraio, incatenato ad una catena di diciotto chili in una cella buia al di sotto del livello del mare, e consumato dallo scorbuto e dalla salsedine, costretto a cibarsi dei propri escrementi. Dopo dieci anni di isolamento, fu trasferito nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove muorì nel 1910. E' questa la orribile fine di Giovanni Passannante, un cuoco anarchico che, il 17 novembre del 1878 a Napoli, attentò con un coltello alla vita di re Umberto I, senza colpirlo.

Inizialmente condannato a morte, fu graziato dal re, che commutò la pena nell’ergastolo.
Originario del paese lucano di Salvia, dovette assistere alla persecuzione della propria famiglia, che venne praticamente dispersa. I compaesani per espiare la colpa furono indotti a cambiare denominazione al paese: cosi Salvia diventa Savoia di Lucania, come continua a chiamarsi ancora oggi ad oltre mezzo secolo dalla caduta della monarchia.
La crudeltà nei confronti dell'anarchico arriva oltre la sua morte: il suo corpo fu decapitato e il cranio e il cervello sono tuttora esposti nel museo criminologico di Roma.

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