Firenze – la mostra dedicata alla bellezza e il mistero dell’indimenticabile icona pop, che ha segnato le fantasie sessuali dagli anni ’50 a oggi, influenzando l’immaginario collettivo. Le numerose contraddizioni di Bettie sicuramente aggiunsero carisma alla sua figura, simpatica e capricciosa, timida e audace, semplice e sofisticata, Bettie risplendeva con una freschezza mai vista nel mondo della moda. Fu la protagonista delle più belle foto mai apparse sulle copertine di centinaia di riviste.
La sua pelle levigata, gli occhi di un blu profondo, la sua chioma corvina, quasi suoi marchi di fabbrica, furono ispiratori di moltissimi fotografi. Il suo sorriso innocente e l'aspetto della ragazza della porta accanto completano questa esplosiva combinazione di fascino.
Nella cornice suggestiva del Noir la AF e Roberto Piselli invitano tutti al “vernissage della mostra fotografica dedicata a Bettie Page”, mercoledì 21 febbraio dalle ore 19,30.
La mostra è dedicata alla vita della pin-up, che infranse i più svariati taboo sociali con le prime fotografie fetish e sadomaso - su riviste come “Play Boy”, “Whisper”, “Wink”, “Taboo”, “Bizzarre” - chiamata anche l’Angelo Nero, non è stata delle più facili.
Abusata dal padre da piccola, lasciata in un orfanotrofio dalla madre durante le ore lavorative, moglie - per poco - di un marito violento, vittima di uno stupro di gruppo, Bettie salì alla ribalta grazie al suo affascinante e insondabile mix di candida innocenza e di fascino carnale. Si ritirò improvvisamente dalle scene nel 1957, al massimo del successo, scomparendo nel nulla e dando adito alle chiacchiere più svariate. In realtà era diventata una “Cristiana rinata”, tornando alle sue origini religiose osservanti (anche se non ripudiò mai il suo passato; anzi, a chi le chiedeva come poteva conciliare la sua carriera da pin-up con il suo credo, rispondeva: “Adamo ed Eva erano nudi nel Paradiso terrestre.
E’ quando hanno peccato che si sono messi i vestiti”). . “She can be nude without being naked”, ha detto di Bettie il fotografo Bunny Yeager. E Mary Harron, regista del film “The Notorious Bettie Page”, di prossima uscita nelle sale italiane, ha dichiarato: “Penso che avesse una vena genuinamente mistica. C’era qualcosa di trascendente per lei nell’essere ripresa. Era un’occasione di controllo sulla propria vita, di soddisfazione, in opposizione con il resto della sua esistenza, che fu piuttosto dolorosa.
Ne aveva bisogno, più di qualsiasi altra cosa. Aveva bisogno di gente che la guardasse”. Bettie Page rimane sfuggente, nelle patinate immagini in bianco e nero interrotto ogni tanto dallo splendore del Technicolor, così come rimase sfuggente al suo pubblico, nel mistero del suo sorriso così puro, della sua incapacità di depravazione. Non fu, né volle essere una bad girl, grazie ad una nonchalance naturale per la propria nudità sconosciuta a chi la cita.
Questi i motivi che hanno spinto Roberto Piselli ed AF a dedicarle un esposizione, oltre alla volontà di proporre qualcosa di inedito e inusuale, soprattutto per il pubblico fiorentino.
Un grazie va anche alla casa editrice fiorentina Glittering Images, che ha fornito il materiale documentario estratto da volumi monografici dedicati alla celebre modella.