firenze- Filippo Raciti, ispettore capo di polizia, di soli 38 anni, lascia la moglie e due figli. E' tragicamente morto venerdì sera mentre cercava di riportare ordine nella guerriglia scoppiata nel corso di Catania–Palermo, tra tifosi siciliani.
Dopo i gravissimi fatti di ieri a Catania, a Livorno sono apparse scritte vergognose sul muro de “Il Tirreno”, riferite alla tragica notte di violenza e che inneggiano all'uccisione. Sono attibuibili alla frangia più violenta della tifoseria del Livorno.
Colpisce il riferimento politico di tali slogans. Come quello che recita: “2/2/2007 vendetta per Carlo Giuliani”. E' evidente il tentativo di trasformare la violenza criminale, presente in alcune tifoserie, in un attacco ai carabinieri e alle forze dell'ordine.
Appena concluse le ispezioni da parte della Digos, il Comune di Livorno ha provveduto a farle cancellare a proprie spese. "E’ solo un piccolissimo gesto - spiega il sindaco Alessandro Cosimi - con il quale a nome mio e della città intera voglio esprimere tutta la vicinanza alla famiglia del poliziotto ucciso e alle Forze dell’Ordine.
L’episodio della scritta, che in sé è inaccettabile, oltre allo sconcerto e alla condanna mi suscita una profonda amarezza, dettata dalla difficoltà di capire come si possa solo pensare una cosa simile". "A Livorno -commenta il Senatore Paolo Amato (F.I.)- lo Stato deve farsi sentire. Per reprimere la violenza e per indagare sui rapporti esistenti tra la tifoseria labronica e certe frange della sinistra antagonista.”
Il Presidente del Consiglio provinciale di Firenze Massimo Mattei, già Presidente del Calcio storico Fiorentino ed uomo di sport ha deciso di dedicare alla memoria dell’ispettore la seduta del Consiglio provinciale di lunedì prossimo, 5 febbraio.
“Siamo vicini alla famiglia dell’ispettore Raciti – spiega Mattei – e per questo dedicheremo la prossima seduta dell’assemblea di Palazzo Medici Riccardi alla sua memoria. Un uomo che stava svolgendo il suo lavoro e stava servendo lo Stato e che lascia moglie e due figli. Credo che abbia fatto bene il governo del calcio a fermare le partite a tempo indeterminato. Occorre, davvero, fare una lunga pausa di riflessione per riuscire a prendere tutti quei provvedimenti, che sono già stati presi in altri paesi europei, per debellare la violenza negli stadi.
Troppe connivenze tra ultràs e società sportive; tra estremismi politici e tifo organizzato. Riprendiamoci il calcio – aggiunge Mattei – e smettiamo di fare la solita retorica affermando che sono solo pochi facinorosi quelli che rovinano il calcio. Il tifo violento è un tumore che si è espanto e che adesso ha fatto metastasi in tutto il sistema calcio”.
“Solo lunedì scorso, a Coverciano, avevamo lanciato un grande segnale di speranza, convinti che il calcio potesse essere restituito alla sua dimensione naturale di grande festa popolare.
Ora i gravissimi fatti di Catania non possono non gettarci nello sgomento. E’ davvero il momento di fermarci tutti a riflettere, perché non basta fare una pausa, il calcio non dovrà ripartire senza provvedimenti rigorosi. E a questo pure la Toscana intende dare il suo contributo”. E’ quanto intende sottolineare il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, che nel governo regionale ha anche le deleghe alle politiche di sicurezza e allo sport. Appena una settimana fa, proprio grazie all’iniziativa della Regione e dell’Ussi (Unione stampa sportiva italiana) per la prima volta era stato possibile riunire al Centro tecnico federale di Coverciano amministratori pubblici, forze dell’ordine, società di calcio, stampa sportiva, personaggi del mondo sportivo come il ct della Nazionale Roberto Donadoni.
Un’iniziativa, dal titolo emblematico “Stadi per tutti?”, che aveva consentito di candidare la Toscana come laboratorio nazionale contro la violenza nel calcio, con l’individuazione di diversi progetti su cui cominicare a lavorare, dalla formazione degli steward fino ai biglietti familiari. “Ora persino il titolo della nostra iniziativa sembra tragicamente superato dagli eventi, con un uomo perbene morto nell’adempimento dei suoi doveri pochi attimi dopo che si era tentato di dedicare un minuto di silenzio a Licursi, un altro morto ammazzato dai criminali che popolano i nostri stadi – spiega ancora Gelli – Se nemmeno 1.500 agenti bastano a impedire tutto quello che è successo a Catania non si può fare altro che fermarsi.
Del resto, anche se in questo modo si riuscisse a scongiurare il peggio, questa militarizzazione dei nostri stadi, delle nostre città, delle nostre stazioni sarebbe insopportabile, anche solo per i costi scaricati sull’intera collettività per quello che dovrebbe essere solo un bel gioco”.