Firenze, 27/12/2006 – La sezione Buone arti dell’ultimo numero del “quadrimestrale di discussione” «Caffè Michelangiolo» è interamente dedicata al ricordo di Oriana Fallaci, la scrittrice e giornalista morta a Firenze il 14 settembre scorso, protagonista nell’ultimo periodo di polemiche e dibattiti sollevati dai libri e dagli articoli pubblicati dopo gli attentati dell’11 settembre, per la sua posizione in “difesa della cultura occidentale” e in netta contrapposizione al fondamentalismo islamico.
Nell’editoriale, dal titolo Donna come me, Mario Graziano Parri ricorda l’amica Oriana e racconta, tra i molti episodi, delle elezioni politiche del marzo 1994: “… con la vecchia cinquecento con cui mi muovevo in centro l’avevo accompagnata al seggio, erano le ultime ore.
Prima di entrarci osservò i manifesti sui muri di piazza Santa Maria Novella. ‘Che facce’, disse… Poi bruscamente mi domandò: ‘lei per chi ha votato?’ L’avevo affidato a Mariotto Segni il mio voto: aveva vinto alla lotteria, ma ancora non sapevo che avesse perduto il biglietto. Lei mi telefonò in piena notte, le proiezioni preannunciavano una inaspettata riuscita della destra. ‘Parri!’, fece. ‘Mi ha fatto votare per un perdente!’ Farfugliai una risposta: ‘a sentire il suo Malaparte, a vincere sono buoni tutti’.
Credo fosse quella giusta perché abbassò la cornetta e per qualche giorno non si fece sentire”.
Lo scrittore parla anche di un romanzo cui la Fallaci stava lavorando in quel periodo e per il quale si avvalse proprio della sua collaborazione: “Era via de’ Serragli la strada per casa sua, ma anche quella per raggiungere il Conventino. Aveva in mente un nuovo libro: il romanzo di Firenze e della sua famiglia. Era alla ricerca di materiali, e da quelle parti dovevano trovarsi indizi che riguardavano bisnonno, nonno e padre (eroe della Resistenza e fondatore della FIOM ndr).
Se non lo stato maggiore, lì era dislocata una testa di ponte del movimento operaio. Gli antichi laboratori artigiani erano però adesso nient’altro che scheletri, e nessuno da quelle parti sembrava disposto a ricordare… In particolare le premeva mettere le mani sull’atto di solidarietà con gli internazionalisti condannati a Roma come malfattori nel febbraio del 1889, fra di loro Errico Malatesta…” Oriana Fallaci tornò a New York e a procedere in quelle sue indagini, sul campo e nelle biblioteche, fu Parri.
Ma successivamente questo passò la mano all’amico Vittorio Cosimini. “Glielo avevo presentato qualche tempo prima, lui allora era a capo della Utet (già Pomba) e in quegli archivi lei pensava di trovarci qualcosa… Mi sono chiesto spesso in questi anni che cosa ne fosse del romanzo di famiglia, mi aspettavo sempre di vederlo nelle librerie. Evidentemente qualcosa era intervenuto, per tenerselo nascosto dentro… Io voglio pensare che l’abbia scritto, e magari tenuto in un cassetto perché è il genere di libro che non si può licenziare se non postumo.
Il libro della verità della vita. Che forse non si venderà a milioni di esemplari ma che gli Hemingway e i Malaparte non sono riuscititi a scrivere”.
Il quadrimestrale letterario fiorentino edito da Pagliai/Polistampa ripropone inoltre, con il titolo Il soffio dell’interiorità, una lunga intervista di Maria Antonietta Cruciata già comparsa nel 1994 sulle sue pagine (o meglio quelle del progenitore «Michelangelo», diretto per l’editrice Miano da Alessandro Parronchi e poi, fino al ’96, dallo stesso Mario Graziano Parri).
È pubblicato anche l’Addio di Oriana Fallaci al padre Edoardo (1988) e un altro scritto di Parri, dal titolo Oriana (1994).
(Antonio Pagliai)