Firenze, 9 Novembre 2006- Una mano mozzata tra i panni sporchi dell'ospedale. La scena da 'film horror' è accaduta sabato mattina in lavanderia a Careggi.
Forse sognava di diventare come Buffon ma bravo lo era già, visto che stava per esordire in prima squadra, in Serie D. I medici gli avevano diagnosticato la frattura di ulna e radio del braccio destro, per questo gli avevano applicato il gesso.
poi la situazione è drammaticamente precipitata giorno dopo giorno finché la vittima di quell´incidente di gioco ha perso il braccio, amputato.
«La Regione accerti le responsabilità e prenda i debiti provvedimenti». Questa la richiesta avanzata dal gruppo di An in Consiglio regionale, che interviene nella vicenda del giovane calciatore Daniel Priami che ha perduto un braccio, amputatogli dopo un’ingessatura pare mal eseguita. Sul caso ora il Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Maurizio Bianconi e i Consiglieri regionali del suo gruppo Marcella Amadio, Marco Cellai (membro della Commissione regionale sanità), Andrea Agresti, Giuliana Baudone e Roberto Benedetti hanno presentato stamani una interrogazione urgente al Presidente della giunta Martini, chiedendo risposta scritta.
«Il 28 ottobre scorso – riassumono i consiglieri regionali di An – a seguito di una diagnosticata frattura dell’ulna e del radio per infortunio di gioco durante una partita di calcio, a un giovane di 17 anni era stata applicata una ingessatura presso l’ospedale di Cecina, in provincia di Livorno.
Il giorno seguente, il giovane si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale civico di Livorno accusando forti dolori, ma il medico non aveva riscontrato nessuna anomalia e il ragazzo era stato rimandato a casa». Poi, i fatti sono precipitati: «Nel giro di 24 ore – scrivono ancora Bianconi e i consiglieri del suo gruppo nell’interrogazione a Martini – il giovane si è ripresentato nuovamente all’ospedale sempre a causa di forti dolori. Qui è stato sottoposto ad una indagine che ha accertato la tumefazione dell’arto.
Ciò ha portato alla decisione di amputare il braccio recidendolo all’altezza del gomito, al fine di scongiurare ulteriori e ben più gravi danni».
E la Regione? Tace. Finora. Sì perché adesso il gruppo regionale di An di fatto obbliga la giunta a prendere posizione sul caso. In particolare Bianconi, Amadio, Cellai, Agresti, Baudone e Benedetti chiedono se la Regione «sia a conoscenza del fatto», e di spiegare «come sia stato possibile che un paziente ricoverato sia stato vittima di tale incredibile evento».
Dunque, An domanda «come la Giunta intenda attivarsi al fine di stabilire le responsabilità» e «quali provvedimenti urgenti si intenda assumere per non mettere a repentaglio la salute dei cittadini che pongono nel nulla la conclamata Toscana dei diritti.
Una panoramica completa della realtà dei servizi sociosanitari sul territorio in Toscana. E’ quello che è scaturito dall’audizione, tenuta questa mattina in Commissione sanità presieduta da Fabio Roggiolani (Verdi). Sono stati ascoltati tutti i direttori generali, o i loro rappresentanti, delle aziende sanitarie della Toscana sull’organizzazione dei servizi territoriali.
Come ha spiegato il presidente Fabio Roggiolani, “la Commissione è impegnata a conoscere meglio lo stato dell’arte delle Società della salute attivate nella regione, poiché a marzo dovremo legiferare in proposito”.
Dall’audizione è emerso un quadro estremamente variegato, in cui si cercano soluzioni per l’assistenza anche in relazione alle diverse caratteristiche dei territori. In alcune zone sono partite le Società della salute, ma comunque a livello generale la necessità di integrazione dei servizi sociosanitari si coniuga in base ad alcune parole chiavi ricorrenti: la questione degli anziani e dell’invecchiamento della popolazione, l’assistenza domiciliare, la creazione di percorsi assistenziali personalizzati, il bisogno di mettere in rete i medici di medicina generale che operano sul territorio e di coinvolgerli maggiormente, la sfida di rispondere a nuovi bisogni come quelli di cui sono portatori gli immigrati.
Sono partite numerose sperimentazioni, come quella da parte della Asl di Lucca che, insieme al Comune, fornisce un assegno all’anziano bisognoso di cure, mentre da parte di molte Asl sono stati organizzati servizi alternativi alle residenze sanitarie assistite, puntando di più sull’assistenza domiciliare con orario ampio e sette giorni su sette, o con soluzioni di ricovero temporaneo.
Sono attivi progetti per la messa in rete di tutti di medici di medicina generale così come in alcuni casi, come a Castiglion Fiorentino, si è sperimentato la “casa della salute”: dopo la chiusura del vecchio ospedale, la struttura è stata riconvertita sui servizi territoriali.
Attive anche le sperimentazioni sugli ospedali di comunità. Da parte di molte Asl è stata espressa un’esigenza in modo forte: che i servizi territoriali abbiano pari dignità, e non una dignità residuale rispetto all’assistenza ospedaliera, e che dunque possano ottenere sedi e sostegni adeguati.