È stato accolto dal Tar della Lombardia il ricorso promosso dai cittadini contro lo Stato per lo sviluppo delle energie alternative, pulite e rinnovabili. In quindici da tutta Italia avevano presentato ricorso già a poche settimane dalla pubblicazione del decreto del Ministero delle Attività produttive e del Ministero dell’Ambiente del 6 febbraio 2006, che aveva modificato quello del 28 luglio 2005 rendendo di fatto poco conveniente installare impianti fotovoltaici per la produzione di energia dal sole.
Il Tar della Lombardia, competente in materia, ha accolto il ricorso promosso dagli avvocati Alessandro Tarducci, Iacopo Tozzi e Riccardo Tagliaferri, dello studio legale Cnttv di Firenze, annullando l'articolo 8 comma 1 del DM 6.2.2006 che non applicava, fra le altre cose, l'aggiornamento Istat delle tariffe incentivanti a domande già presentate da oltre 9000 persone.
“Il decreto è stato impugnato – spiegano gli avvocati Alessandro Tarducci e Iacopo Tozzi dello studio legale Cnttv di Firenze che ha avviato il ricorso – per tutelare tutte quelle persone che avevano fatto domanda per accedere al fotovoltaico e che, sulla base delle novità introdotte dal nuovo decreto impugnato, si erano viste modificare le condizioni incentivanti, anche in maniera importante, rendendo di fatto il fotovoltaico un investimento non così appetibile e remunerativo come era stato indicato nel precedente decreto del 28.7.2005”.
Al momento non sono state ancora diffuse le motivazioni della sentenza, “ma la decisione presa dal Tar della Lombardia è un segno estremamente positivo”.
”Il decreto 2005 – spiegano ancora gli avvocati– prevedeva la concessione a chi installava un impianto fotovoltaico di contributi erogati dal Grtn (Gestore della rete di trasmissione nazionale) proporzionale alla quantità di energia prodotta per venti anni dall’installazione, contributi che nel corso del tempo sarebbero stati rivalutati secondo gli indici Istat”.
Inoltre il decreto del 2005 prevedeva che l’energia prodotta oltre al proprio consumo potesse essere venduta al gestore. Questo significava un doppio beneficio: da una parte risparmiare sulla bolletta, dall’altra guadagnare e vendere energia pulita ad altri con un bilancio risparmi/ricavi che portava ad ammortizzare la spesa dell’impianto in 6-7 anni, senza considerare l’incalcolabile guadagno ambientale.
Il decreto, dunque, aveva invogliato tanti a intraprendere la via dell’energia rinnovabile, anche visti i recenti problemi scaturiti dal blackout, dal rincaro del petrolio, dal rifornimento di gas.
A dicembre 2005 erano state giudicate ammissibili dal Grtn 9121 domande.
Ma poi tutto è cambiato: il nuovo decreto del febbraio 2006 e i successivi atti applicativi dell’Autorità per l’energia e per il gas prevedono che i contributi non saranno adeguati nel corso dei prossimi venti anni e per gli impianti più piccoli non sarà possibile vendere l’energia prodotta in surplus, ma solo conservarla per autoconsumo.
“Una decisione lesiva per quanti avevano già presentato domanda – spiegano ancora gli avvocati.
– Infatti non era più così conveniente produrre energia rinnovabile, per gli impianti piccoli non conviene averne più del consumo (andando quindi contro i principi stessi del precedente decreto), e i costi degli impianti sono difficilmente ammortizzabili. Chi ha già preso accordi e impegni col Grtn, con i progettisti, magari ha anche contratto un mutuo per l’impianto è stato fortemente danneggiato da questa nuova decisione”.
“Attendiamo, comunque, la motivazione per fornire ulteriori indicazioni sulla portata della sentenza”.
È un provvedimento, quello preso dal Tar della Lombardia, che potrebbe inoltre accelerare i tempi del ricorso straordinario al Capo dello Stato, ancora pendente, presentato dai legali dello studio CNTTV di Firenze.
In teoria sarebbero potuti ricorrere al Tar tutti i 9121 aspiranti possessori di impianto.
Ora avranno giustizia.