Si può misurare la qualità dello sviluppo? Non solo si può ma si deve, perché il benessere di un territorio non dipende solo dalla crescita del PIL.
Lo dimostrano i risultati del IV Rapporto sulla Qualità Regionale dello Sviluppo (QUARS) presentato ieri a Roma dalla Campagna Sbilanciamoci!
Il QUARS è l’indice originale elaborato da Sbilanciamoci! che sintetizza e misura alcune dimensioni fondamentali dello sviluppo: stato dell'ambiente, giustizia economica, welfare, promozione dei diritti, pari opportunità e partecipazione.
“Da quattro anni misuriamo la qualità dello sviluppo nelle regioni italiane in base a questo indice - ha affermato Giulio Marcon di Sbilanciamoci! - e la nostra analisi dimostra come ricchezza e qualità della vita, sviluppo economico e benessere dei cittadini non vadano necessariamente di pari passo”. Quest’anno, oltre ad un indice leggermente cambiato nella sua costruzione, la consueta classifica finale è accompagnata dalle schede regionali: un’analisi sullo stato dello sviluppo regione per regione.
Nella classifica generale troviamo ai primi posti il Trentino Alto Adige, la Toscana e l’Emilia Romagna. Il risultato della Toscana è un chiaro esempio della differenza tra il Quars e gli indicatori economici classici: la regione si trova solo al nono posto per reddito pro-capite, ma ottiene il secondo posto nella classifica del QUARS grazie ad una particolare attenzione alle questioni di giustizia economica, welfare e partecipazione. La Lombardia, per contro, pur essendo una regione ricca, non ottiene un buon piazzamento soprattutto a causa di un’insufficiente attenzione alla qualità ambientale, settore nel quale è all’ultimo posto.
Secondo l’indice Eco Management (elaborato da Legambiente), in questo campo soltanto il Trentino ottiene un ottimo risultato, mentre altre 5 regioni raggiungono la sufficienza: Emilia Romagna, Umbria, Veneto, Puglia e Campania.
Per quanto riguarda il livello di integrazione dei migranti, Sbilanciamoci l’ha misurato sulla base del numero di ricongiungimenti familiari, della scolarizzazione dei minori stranieri e del numero di stranieri che decide di stabilirsi in ogni regione: in questo caso a primeggiare sono le Marche insieme al Veneto e all’Umbria.
Altri ambiti interessanti presi in esame riguardano il livello di istruzione e le pari opportunità.
Nel primo caso si è calcolata la percentuale di popolazione laureata per la quale l’Italia è ultima fra i paesi industrializzati che vede in testa il Lazio con l’8% e ultima la Valle d’Aosta con il 4.40%.
Nel secondo, i dati mostrano che c’è ancora molto da lavorare sia dal punto di vista della rappresentanza politica che da quello della partecipazione al mercato del lavoro.
In particolare è molto bassa la rappresentanza delle donne nei consigli regionali: la regione che fa meglio è la Toscana (26%), seguita dall’Umbria (16%) e dal Lazio (15%). In generale sono le regioni del Centro Italia e quelle a Statuto Speciale del Nord quelle dove si registra una maggiore qualità dello sviluppo. In conclusione Giulio Marcon ha sottolineato come sia “assolutamente necessario continuare a lavorare all’elaborazione e all’affinamento di questo tipo di indicatori, in grado di misurare e monitorare la reale situazione del benessere dei cittadini e delle comunità sul nostro territorio.
Si tratta infatti di strumenti utili a guidare le amministrazioni locali perché adottino politiche adeguate al conseguimento di una migliore qualità di vita per tutti”.