(19 maggio 2006) – Un toscano su cinque consuma almeno un pasto quotidiano fuori casa. Ma per chi soffre di celiachia, l’intolleranza al glutine contenuto in molti cereali, mangiare al ristorante o al bar può diventare un vero rischio per la salute. Oggi però l’87% dei ristoratori della nostra regione dichiara di conoscere la celiachia e sono sempre più numerosi gli esercizi dove è possibile trovare interi menu o cibi privi di glutine, come segnala l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) in occasione della Giornata Internazionale della Celiachia, prevista sabato 20 e domenica 21 maggio.
“Sono giornate – commenta l’assessore provinciale alle Politiche sociali Alessandro Martini - in cui i volontari dell’Aic saranno presenti nelle piazze per informare e sensibilizzare i celiaci, i medici e l’opinione pubblica: la Provincia di Firenze invita tutti i cittadini a sostenere questa campagna”. A Firenze l’Aic sarà presente in Piazza Indipendenza. “Nelle piazze distribuiremo, a chi verserà un contributo volontario, materiale informativo e prodotti alimentari privi di glutine, il cui ricavato sarà devoluto per finanziare progetti di ricerca e attività rivolte a facilitare la vita quotidiana del celiaco, come l’informazione e la sensibilizzazione dei ristoratori – spiega Elisabetta Tosi, Presidente AIC Toscana –.
Per tutti coloro, oggi diagnosticati, e per tutti quelli che lo saranno, è infatti di fondamentale importanza avere la possibilità di consumare pasti privi di glutine anche fuori casa. Oltre il 30% del consumo alimentare avviene al bar o al ristorante per ragioni di lavoro, tempo libero e studio: per il celiaco questa necessità può trasformarsi però in un rischio per la salute”. Infatti è solo evitando i cereali “proibiti” (frumento, segale, orzo, farro, spelta, kamut) e gli alimenti preparati con essi (oltre a pane, pasta, pizza e biscotti anche insaccati e formaggi, salse e dolci) che il paziente celiaco può evitare la comparsa di alterazioni della mucosa intestinale e il deficit di assorbimento dei nutrienti associati all’ingestione di glutine.
Inoltre, per consentire ai celiaci di andare al ristorante in tutta sicurezza, l’AIC ha da tempo realizzato nella nostra regione il “Progetto Ristorazione”, che conta ad oggi circa 80 esercizi informati sulla celiachia e sulle modalità di preparazione delle pietanze per evitare rischi di contaminazione, in grado di offrire menu idonei al consumo da parte dei celiaci.
“Non dobbiamo inoltre dimenticare l’attenzione della Regione Toscana – precisa Tosi - che, con la delibera 1036/2005 sulle linee guida per la ristorazione senza glutine, sostiene, riconosce e promuove quanto già da tempo portato avanti da Aic”.
Far sedere i celiaci al ristorante in tutta tranquillità non è però l’unico obiettivo dell’AIC, che promuove anche il progetto “Gelaterie Informate” allo scopo di creare una catena di gelaterie che conoscano le problematiche della malattia, nelle quali sia possibile preparare e distribuire gelati idonei.
“Non solo la nostra cultura gastronomica fa del gelato artigianale una delle più importanti specialità - afferma Tosi - ma nell’immaginario dell’infanzia il gelato occupa un posto particolare e si candida ai primi posti nella lista delle rinunce dolorose dei piccoli celiaci, con tutte le conseguenze nell’accettazione corretta di questa condizione di vita e nella conseguente fedeltà alla dieta”. Nonostante queste iniziative e la visibilità che da tempo AIC è riuscita a dare a questa patologia, la celiachia resta ancora una malattia poco diagnosticata: secondo le stime dell’Associazione, benché ogni anno il numero dei celiaci accertati cresca del 10%, le diagnosi nella nostra regione continuano ad avere un’incidenza bassa, soltanto 1 caso su 10.
“La celiachia è come in iceberg: poco oltre 5.000 diagnosi certe a fronte di oltre 30.000 toscani che non sanno di essere celiaci. Inoltre, l’incidenza della patologia si conferma sempre più elevata – informa Tosi –. Moltissimi sono quindi i celiaci che continuano ad assumere glutine esponendosi a gravissimi rischi e complicanze. Due le principali cause della mancata diagnosi: la scarsa conoscenza della malattia e la difficoltà di riconoscere i soggetti a rischio dovuta alla complessità e alla possibile assenza di sintomi”.
I sintomi associati infatti possono essere vari oppure mancare totalmente. Si distinguono così forme “classiche”, tipiche nei bambini e caratterizzate da perdita di peso, vomito, diarrea e arresto dell’accrescimento, e forme “atipiche”, più frequenti negli adulti, i sintomi più comuni, soprattutto nelle donne, sono stanchezza cronica, anemia, osteoporosi. “L’esordio della malattia può avvenire in ogni età della vita e non mancano casi anche oltre i 60 anni. In attesa che la pillola “anti-celiachia” ed eventualmente il vaccino aprano, in tempi non stimabili, nuove importanti prospettive per un trattamento alternativo della malattia, l’unico rimedio resta una dieta rigorosa senza glutine”, conclude Tosi.
L’AIC Toscana Onlus sarà presente sabato 20 e domenica 21 maggio, dalle 10 alle 19, a FIRENZE, in Piazza Indipendenza; a MASSA, al Pontile di Marina di Massa; a GROSSETO, in Piazza del Duomo; a PISTOIA a Fortezza Santa Barbara; ad AREZZO, al Trenino dei Sapori; a LUCCA, in Piazza San Michele, a SIENA, in Piazza Salimbeni e in Piazza Matteotti; solo sabato 20 maggio a LIVORNO, in Piazza Grande (lato porto) e a PISA, in Largo Ciro Menotti.