18 maggio 2006- Difendere il “modello Toscana” dalla visione industrialistica del vino. Roberto Bruchi, enologo e direttore di Aprovito (Associazione Produttori Viticoltori Toscani), si schiera contro la proposta di usare trucioli nell’invecchiamento del vino. La Commissione UE sta infatti per varare l’autorizzazione ad introdurre in Europa questa pratica enologica, già diffusa in altri paesi extraeuropei, che consiste nel far macerare i trucioli dentro il vino, per trasmettere sapore e profumi del legno.
“Aprovito è profondamente contraria all’introduzione di questa pratica – afferma Roberto Bruchi, enologo e direttore di Aprovito – perché introduce in Europa la filosofia diffusa nei paesi nuovi produttori, per i quali il vino è inteso come prodotto industriale e non legato alla terra, alla natura e alle tradizioni”. “Attualmente nell’Unione Europea è vietato l’uso di trucioli nell’invecchiamento del vino, ma il via libera a tale pratica sembra essere imminente anche rispetto all’accodo tra la Commissione UE e il WTO (World Trade Organisation) sull’etichettatura – continua Bruchi – Fino ad oggi infatti i vini provenienti da paesi produttori extraeuropei potevano adottare questo metodo, ma senza dichiararlo in etichetta, un fatto profondamente sbagliato nei confronti dei consumatori e degli altri produttori di vino europei”.
“C’è una sostanziale differenza tra chi usa i trucioli e chi invece i metodi tradizionali di invecchiamento del vino, che matura lentamente nelle botti di legno, con costi di produzione cinque volte superiori – sottolinea il direttore di Aprovito – e i consumatori hanno il diritto di essere informati”.
“La nostra associazione vuole ancora una volta affermare il modello di fare il vino che si basa su secoli di tradizioni ed è contraria all’idea del vino-industria o del vino-bevanda – conclude Bruchi – Chiediamo quindi alla Regione Toscana di farsi promotrice e sostenitrice di questa posizione e rifiutare l’apertura verso una serie di pratiche che non hanno nulla a che fare con naturalità e che significherebbero non solo soccombere alle leggi del mercato e dell’industria, ma anche costituire un precedente per aprire la strada ad altre tecnologie produttive che come questa danneggiano l’immagine del vino e ne compromettono la stessa storia e tradizione”.