La storica band britannica sarà in concerto lunedì 8 maggio al Saschall di Lungarno Aldo Moro (apertura ore 19,30, inizio ore 21, consigliata prevendita, biglietti 30/40/50/60 euro, tutti posti a sedere). Ian Anderson e compagni tornano sulle scene fiorentine dopo il sold-out della scorsa estate a Villa Solaria.
Nel 1968 i quattro talenti - genuini e ben poco accademici - di Ian Anderson, Mick Abrahams, Glenn Cornick e Clive Bunker si uniscono per dar vita alla formazione originale dei Jethro Tull.
Il gruppo riesce a guadagnarsi un posto fisso al famoso Marquee Club di Londra e si costruisce un seguito come volto nuovo nella scena musicale underground di blues revival. Dopo le apparizioni a Hyde Park e al Sunbury Jazz and Blues Festival nell'estate del '68, la band amplia i consensi pubblicando l'album "This Was" che, pur pagando un tributo alla tradizione blues dalla quale proviene la band, contiene già accenni ad influenze più vaste, che diventano molto più evidenti (dopo l'uscita del chitarrista Mick Abrahams, rimpiazzato da Martin Barre) nelle canzoni dell’ album "Stand Up", pubblicato all'inizio del 1969.
Le sfaccettature classiche, jazz, folk ed etniche di Ian Anderson rendono quel disco eclettico un punto fermo per la storia iniziale del gruppo, che raggiunge il primo posto nelle classifiche inglesi. I Tull, inizialmente oscurati dai Led Zeppelin e altri big, iniziano così un'ascesa esplosiva ai piani alti dello star system americano, che continua nei tre anni successivi con le copertine su Time e Rolling Stone, cinque serate al Forum di Los Angeles e tre al Madison Square Garden di New York, e culmina con la pubblicazione nel 1971 del concept album "Aqualung", considerato il capolavoro della band.
Con i successivi "Thick as a Brick" e "A Passion Play" i Tull confermano l’estrazione progressive rock, che comprende altre etichette, quali "Art-rock", "Blues-rock", "Folk-rock" e "Hard-rock", a seconda delle reazioni personali dei critici al pensiero musicale spesso complesso del flautista e cantante Ian Anderson.
Con due album al numero uno negli Stati Uniti e successi nelle classifiche di tutto il mondo, il gruppo si stacca progressivamente dal lato più commerciale delle incisioni e dei tour.
Nel corso degli anni '70, '80 e '90 fino al nuovo millennio, i loro album e concerti hanno dimostrato ad ogni latitudine la perdurante credibilità artistica di un complesso sempre capace di rinnovarsi. La popolarità del gruppo ha raggiunto Paesi dove la musica rock non era stata ancora promossa e la leggenda dei Jethro Tull ha preso piede da Buenos Aires fino a Budapest. Il batterista Doane Perry e, successivamente, il tastierista Andy Giddings e il bassista Jonathan Noyce hanno portato i loro importanti personali contributi musicali alla band unendosi all'imprescindibile chitarrista Martin Barre che, come lo stesso Anderson, ha garantito la continuità e l'eredità artistica dei primi anni.
Con vendite di oltre 60 milioni di album e più di 2500 concerti in 40 paesi, la band continua a registrare e suonare dal vivo, eseguendo in media circa 100 concerti per 300mila persone ogni anno. All'inizio del 2002 i Jethro Tull hanno pubblicato il loro primo Dvd con materiale dal vivo, seguito dal relativo cd live, anch'esso intitolato "Living with the Past". Nel 2003 Ian Anderson ha pubblicato il suo quarto album solista, “Rupi’s Dance”, mentre Martin Barre ha dato alla luce il suo terzo lavoro, “Stage Left”.
Sempre nel 2003 la band ha pubblicato “The Jethro Tull Christmas Album”, un disco natalizio costituito da brani nuovi, riarrangiamenti di alcuni vecchi successi e traditional natalizi. Per ultimo, ecco i Re-Masters dell’intero catalogo dei Tull. La polvere scompare dalle vecchie registrazioni, la musica ritrova la vecchia e magica intensità con un restauro che restituisce all’orecchio il respiro dietro al flauto, il tocco sulla chitarra e tutte le sfumature di cimbali, sonagli e bacchette sui tamburi.