Non ci sono segni di ripresa nell'artigianato toscano nel corso del 2005 (-4,4% il fatturato). La recessione colpisce in maniera omogenea tutte le voci ed ogni settore, con punte elevatissime nei servizi (-5,0%), nell'edilizia (-3,4%) e nella moda che, però, rallenta la propria velocità di caduta (-7,2% e -11,0%, 2004).
Lo conferma l'indagine congiunturale dell'Osservatorio Regionale Toscano sull'Artigianato, relativa all'anno 2005.
A livello di fatturato, i più penalizzati rimangono i comparti calzaturiero (-16,5%), tessile (-10,3%) e concia (-10,4%), insieme ai sub-settori orafo (-7,0%), vetro (-8,1%), ceramica (-11,3%) e lapideo (-8,0%).
Riprende slancio la cantieristica (+6,3%), mentre la restante parte della meccanica continua a stentare. Soffrono, nell'edilizia, i lavori di completamento (-4,9%) e le installazioni di servizi (-4,3%). Le perdite sono più elevate per le microimprese (-7,2%), contenute per quelle sopra i nove addetti (- 2,4%).
La situazione appare uguale in tutti i territori. La provincia di Prato e l'area di Empoli restano quelle in maggiore difficoltà peggiorando rispetto al 2004 (fatturato -8,4% e -9,1%).
Perdono di più dello scorso anno anche Livorno (-4,9%), Siena (-5,3%) e Massa Carrara (-3,8%).
Prosegue la fase critica dei distretti manifatturieri, in particolare per i settori di specializzazione di: Castelfiorentino (-18,9%, calzature-concia-pelletteria), Carrara (-13,8%, lapideo), Santa Croce (-11,0%, calzature-concia-pelletteria), Valdinievole (-11,5%, calzature-concia-pelletteria). Segni positivi solo nei distretti casentinese (+1,0%, abbigliamento-tessile-maglieria) e di Sinalunga (+1,5%, legno e mobili).
Il quadro non cambia se si parla di occupazione che arriva, nel 2005, ad un -0,9%, con perdite di addetti consistenti nel manifatturiero (-1,5%); significative nei servizi, per la prima volta dal 2000 con il segno del meno (-0,6%); e stabili nell'edilizia (-0,3%; -1,5% nel 2004).
La perdita continua a riguardare soprattutto i dipendenti a tempo pieno (-2,8%) - rispetto ai quali persiste il fenomeno di sostituzione con forme di lavoro dipendente a tempo parziale (+11,1%) - ma non risparmia alcuna categoria di lavoratori (dipendenti -1,5%; indipendenti -0,5%).
I lavoratori diminuiscono in maniera significativa nelle aziende artigiane più strutturate (-1,9% con più di 6 addetti, -0,2% quelle da 1 a 5 addetti); a Prato (-2,1%), ma perdono anche empolese (-1,9%), province di Massa-Carrara (-1,5%), Pistoia e Pisa (entrambe -1,3%); e nei distretti di specializzazione (moda, orafo, mobile, cartario, lapideo).
Nel 2005 rallenta il tasso di sviluppo delle imprese artigiane toscane (+0,7 contro +1,4% del 2004) a causa del forte ridimensionamento del sistema manifatturiero e dei servizi, che scendono di quasi due punti percentuali.
Una nota positiva arriva dalla voce spesa per investimenti che mostra una ripresa sulla quota di imprenditori artigiani disposti ad investire (il 18,2%), con una propensione più elevata da parte delle imprese con più di 9 addetti.
Un anno, il 2005, che porta a interrogarsi sul futuro della piccola impresa artigiana.
“Ma se è vero che nel distretto si sta verificando un processo di selezione darwiniana, com’è stato detto in riferimento a una situazione obiettivamente critica per il nostro artigianato, sarebbe allora interessante capire come si applica, all’interno del distretto, il meccanismo della legge del più forte. Quale sarebbe, in questo caso, la specie più forte che avrebbe la capacità di imporre una situazione di adattamento in questa area?”.
Parole di preoccupazione quelle pronunciate da Luca Giusti, vicepresidente di Confartigianato Imprese Prato, all’indomani della presentazione della congiuntura annuale dell’artigianato di Unioncamere, in rapporto ai trend particolarmente negativi della provincia pratese, sia in termini di fatturato (-8,4%) che di occupazione (-2,1%).
“Non possiamo accettare – fa notare Giusti - che nel nostro distretto possa esserci una sorta di sottomissione del più debole nei confronti del più forte: a fronte di una crisi che assume contorni sempre più drammatici, l’imprenditore artigiano non può permettersi di venire meno alla sua forza di credere ancora in un futuro per questo distretto”.
Del resto, secondo Confartigianato, una maglia nera per l’artigianato pratese del 2005 era già da mettere sul piatto della bilancia.
“Era prevedibile – aggiunge il vicepresidente - che la crisi prolungata del settore trainante dell’economia locale, il tessile, trascinasse anche gli altri comparti produttivi: questo spiega perché nell’indagine di Unioncamere, tra le tutte le province toscane, quella pratese ha il fanalino di coda”.
Un capitolo a parte meritano gli sbocchi di mercato per le imprese artigiane. “È evidente che paghiamo ancora la debolezza delle nostre aziende sul fronte dell’export. A questo proposito, Confartigianato ha sviluppato una serie di strategie volte proprio a sostenere le iniziative vincenti dell’impresa nella competizione internazionale”.
PREVISIONI PER IL PRIMO SEMESTRE 2006
Tra le imprese artigiane toscane s'intravede un recupero del clima di fiducia, nonostante le previsioni sul fatturato del primo semestre 2006 continuino ad attestarsi su livelli bassi (+1,5%).
Riprendono fiducia il settore della moda, anche quello della maglieria, e della metalmeccanica. A livello settoriale il clima di fiducia resta piuttosto basso nel calzaturiero nella ceramica e nel vetro. Previsioni più contratte si evidenziano nell'edilizia, mentre rimane forte il pessimismo nei servizi.
Migliorano, rispetto a sei mesi fa, le previsioni sull'occupazione, nonostante la presenza di saldi ancora negativi ma con un dato medio positivo (1,3% il saldo tra "ottimisti" e "pessimisti"); e, rispetto ad un anno fa, guadagnano le previsioni sugli investimenti con un 10,9% di imprese che ne prevedono un aumento.
NOTA STATISTICA
Le indagini congiunturali sull'artigianato toscano forniscono stime relativamente all'evoluzione del fatturato, degli addetti, del livello di attività, con un dettaglio settoriale e territoriale per 11 aree territoriali per 24 ambiti settoriali, per 12 distretti nonché per le 63 combinazioni di aree con classi di codici ATECO che individuano concentrazioni territoriali rilevanti di specializzazione produttiva, sebbene in tali ambiti le stime abbiano una modesta precisione.
L'individuazione della popolazione obiettivo dell'indagine, della strategia campionaria e l'analisi della qualità dei dati rilevati è stata effettuata dall'Area Statistica della Regione Toscana. Il numero di imprese intervistate con il metodo C.A.T.I. tra il 10 gennaio ed il 3 febbraio 2006 è stato pari a 6.132.