di Marco Baldi
Presidente Cna Toscana
Siamo giunti alla fine di un anno veramente difficile. La grave crisi, che negli ultimi anni ha colpito l’artigianato, nel 2005 non solo non ha rallentato, ma addirittura accelerato, tutto il sistema produttivo toscano è in condizione di fortissima difficoltà. E le prospettive per il 2006, purtroppo, non sono rosee: il rapporto di fine anno dell’Irpet ha confermato le nostre preoccupazioni.
Le imprese hanno perso progressivamente competitività non solo per l’euro forte o perché operano su settori tradizionali facilmente aggredibili, ma anche per una struttura aziendale troppo debole che non consente di definire strategie adeguate per risalire la china.
E’ una crisi di sistema: è in difficoltà il sistema Italia.
Per superare questa crisi è indispensabile attivare correttivi strategici a cui tutte le forze sociali dovranno aderire. C’è la necessità di valutare tutti insieme, ognuno deve fare la propria parte, in primo luogo gli imprenditori, ma anche la classe dirigente a tutto tondo, compresi i sindacati dei lavoratori dipendenti, e la classe politica deve saper individuare insieme a noi le scelte strategiche, coniugarle e indirizzarle.
La piccola impresa, lottando con tutte le proprie forze, ha cercato di contrattaccare, sta provando a porsi in maniera diversa sul mercato, a dedicare energie alla progettazione, all’innovazione.
A fianco delle imprese Cna Toscana sta lavorando ad una serie di progetti di settore, in modo particolare legati all’innovazione (coinvolgendo alcune realtà universitarie) ed alla internazionalizzazione e promozione, fra i quali meccanica, moda e nautica, questi sono piccoli segnali, ma in un momento così grigio, danno speranza nel futuro.
Sul fronte del credito Cna Toscana ha lavorato per la costituzione di un unico Confidi per l’artigianato dalla fusione delle 18 Cooperative artigiane di garanzia toscane nel loro consorzio regionale, cioè Artigiancredito Toscano.
Adeguamento infrastrutturale, snellimento burocratico, innovazione e promozione sono necessità primarie delle imprese, Cna Toscana lo sostiene da tempo.
L’economia toscana ha bisogno di crescere e innovare, innovazione della struttura aziendale ed innovazione di prodotto, il presidente Martini anche ieri lo ha affermato.
Ma innovazione, ricerca, qualità di prodotto o di processo, formazione non sono materie che le piccole imprese toscane possono affrontare singolarmente: l’innovazione di sistema è la sfida che attende le imprese toscane per crescere e svilupparsi. In questo processo il supporto di Istituzioni ed Enti locali, in stretta collaborazione con le Associazioni di categoria, è essenziale.
Questa situazione deve essere affrontata con la massima celerità.
Pur consapevoli che le risorse sono e saranno sempre più limitate, Cna Toscana ha chiesto alla Regione Toscana un impegno straordinario che si articoli in una serie di misure tese al rilancio dei vari settori dell’economia locale.
Le migliaia di piccoli contoterzisti toscani non sono in grado di sopportare una ripresa lenta come quella prospettata da Irpet, figuriamoci ulteriori anni di crisi, è quindi inderogabile pensare al futuro del sistema della nostra subfornitura , a strumenti di sostegno e rilancio, questa è una delle richieste che Cna Toscana ha presentato alla Regione.
Agli Istituti di credito continuiamo a chiedere che sostengano il rafforzamento e la riorganizzazione delle imprese con due assi sostanziali di intervento: il finanziamento delle idee e/o dei progetti, valorizzando il capitale umano ed il valore e coesione sociale che le imprese artigiane creano distribuiscono sul territorio, nonché e la partecipazione nelle imprese più virtuose.
Al Governo chiediamo una politica attenta all’economia e risorse per la ricerca e l’innovazione, una strategia competitiva che finora è mancata.
Di fronte a questa emergenza economica si aggiunge, infatti, anche un vuoto di prospettive a lungo termine e il rischio più forte, con il perdurare del trend negativo è una ulteriore depressione degli investimenti produttivi.
Occorre diminuire il cuneo contributivo e fiscale del costo del lavoro, ridurre l’Irap a carico delle imprese e del lavoro autonomo, attivare strumenti efficaci a ricomporre le filiere produttive di più alta qualità, misure per l’innovazione di artigianato e pmi.
Insomma occorre una vera e incisiva politica industriale a vantaggio dell’artigianato e della piccola impresa, che sono la base dell’economia italiana e, lo sottolineo ancora, della coesione sociale nel paese.
L’ultima valutazione riguarda il welfare regionale. Se questa regione non tornerà a produrre ricchezza sarà impossibile mantenere il livello di assistenza e tutela garantito fino ad oggi. E in questo caso si avrebbe una ricaduta negativa in termini di coesione sociale, che è stata la vera forza della nostra regione che ha saputo mirabilmente coniugare la natura, lo sviluppo economico e le relazioni sociali con il lavoro dell’uomo.