PRATO – Più valore aggiunto uguale più ricchezza prodotta dalle piccole imprese. Un’equazione che, nell’area del distretto pratese, ha finalmente preso corpo nell’ultimo anno: nel 2004, infatti, si è registrato un + 5,3% nella capacità delle imprese di generare ricchezza, dopo i minimi storici toccati nel 2003 (-4,9% rispetto al 2002).
Lo rivela un’indagine che Confartigianato Imprese Prato ha eseguito su un campione di 1500 microimprese artigiane, avvalendosi della collaborazione con l’Università di Firenze nell’ambito del progetto Infotrust – Laboratorio per la competitività (la ricerca è stata presentata da Massimiliano Bonacchi e Stefano Guidantoni della facoltà di economia).
Una fotografia al tessuto della piccola impresa pratese dal 2002 al 2004, tessile e non, scattata tenendo conto di quattro indicatori d’analisi, estrapolati dai dati contabili ed extracontabili delle dichiarazioni dei redditi depositate dalle aziende stesse: valore aggiunto, ricavi, costi esterni e investimenti. Occhi puntati, naturalmente, sulle performance delle aziende tessili, che è stata complessivamente buona nel 2004 con un recupero del valore aggiunto stimato intorno all’8% rispetto all’esercizio 2003 (- 13, 2%).
Ma si tratta di un concreto segnale di ripresa o piuttosto di una discreta capacità di tenuta delle aziende?
“In questi anni la crisi – puntualizza Pierluigi Galardini, segretario di Confartigianato Imprese Prato – ha costretto le imprese artigiane a difendere con le unghie e coni denti la propria posizione, attraverso il contenimento dei costi e degli investimenti. La realtà è che queste imprese hanno ancora diverse difficoltà ad aggredire i mercati”.
E' in questo quadro di debolezza per l’artigianato che s’inseriscono le strategie propositive dell’associazione, finalizzate a schiudere nuovi orizzonti di mercato alle aziende, attraverso la messa a punto di progetti ambiziosi realizzati in collaborazione con il Pin – Università di Prato.
La priorità? “Dobbiamo – interviene il presidente di Confartigianato Prato, Stefano Acerbi – cercare di agganciare l’ultimo miglio, vale a dire la rete della distribuzione dei prodotti in cui, come distretto di piccole imprese, siamo carenti e fare di questa strategia la nostra carta vincente e il nostro valore aggiunto per poter competere nel mondo”.
E ritornando all’indagine presentata sul valore aggiunto, sono sempre Acerbi e Galardini a far notare che “la percezione delle difficoltà legate alla crisi del distretto non corrisponde alla realtà documentata dai dati.
Questo vuol dire che tra le imprese domina ancora un clima di insicurezza e preoccupazione per il futuro”.
Colpisce, leggendo i dati, la situazione di sofferenza del settore trasporti (5,6% sul totale delle aziende esaminate) con una perdita (- 1,73%) nel 2004, sempre in termini di valore aggiunto, rispetto agli anni passati, mentre continua il trend positivo dell’edilizia (+ 6,41%).
“Paghiamo – denuncia Acerbi - le carenze di un sistema infrastrutturale che andrebbe potenziato e consolidato in funzione delle priorità dello sviluppo economico: di qui l’urgenza di nuovi investimenti che vadano nella direzione di incrementare la gestione dei servizi alle imprese, compresa la ricapitalizzazione dell’Interporto”.