Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato a proposito di Firenze Fiera. «In consiglio comunale, rispondendo ad una nostra interrogazione su questa partecipata del Comune - ha ricordato Amato - il sindaco Domenici ha ammesso che a luglio 2005, al momento, cioè, della nomina del nuovo consiglio di amministrazione e dell'allora riconferma del presidente Bianchi, egli non sapeva del buco di quasi 6 milioni di euro. Ciò perché il preventivo 2005 di Firenze Fiera accennava ad una perdita di soli 2 milioni e 500 mila euro circa.
La dichiarazione del sindaco evidenzia, obiettivamente, un fatto gravissimo. Anzitutto c'è molto da dire sugli aspetti della comunicazione di bilancio e delle relative responsabilità. E poi invito lo stesso Domenici a rispondere a due semplici quesiti: se, da questa scoperta di un buco di entità superiore al previsto, il Comune di Firenze ha ricevuto un danno e, di conseguenza, cosa intende fare. Una soluzione potrebbe essere chiedere il ristoro degli esercizi societari, anche a costo di procedere legalmente contro Bianchi e l'ex amministratore delegato Marchini.
Nonostante la sua natura privatistica, Firenze Fiera ha infatti un capitale quasi interamente pubblico». «Ma ho altre domande - ha aggiunto Amato - come mai il contratto di acquisto dell'immobile in via Perfetti Ricasoli porta la firma dell'amministratore delegato Marchini mentre quello per l'acquisto dell'ex agenzia della Cassa di Risparmio di Firenze, al Palacongressi, porta la firma del presidente Bianchi?». «Resta poi il clamoroso e "frastornante" silenzio della camera di commercio - ha rilevato il capogruppo di Forza Italia - il presidente Luca Mantellassi è il silente convitato di pietra della vicenda.
Eppure la camera di commercio ha come funzione quella di promuovere e tutelare gli interessi dell'economia fiorentina. Possibile che Mantellassi non abbia niente da dire? Cosa ha fatto per far funzionare Firenze Fiera? L'unico suo "merito" è quello di aver portato nella società, come manager, l'ex amministratore delegato Marchini. Decisamente poco. Per non dire altro». «Quanto a Firenze Mostre, che dovrebbe essere trasformata in fondazione - ha proseguito Amato - mi domando: c'è veramente bisogno di una Fondazione della Cultura quando, invece, basterebbe una sinergia tra gli assessorati alla cultura regionale, provinciale e comunale per cercare risorse, anche attraverso fondi europei, e programmare interventi? Se proprio si vuole dare vita alla fondazione è però necessaria una discontinuità: Firenze Mostre deve essere liquidata.
Tanto più che una fondazione, a norma di legge, non può nascere con un deficit e Firenze Mostre ha un buco di 800mila euro. Se poi il Comune insiste nel trasformarla in fondazione allora chiediamo la certificazione di bilancio e chiediamo pure, come opposizione e quindi per il nostro ruolo di controllo, di partecipare alla scelta della società di certificazione. Siamo inoltre preoccupati dall'ipotesi di un versamento di 500mila euro che il Comune intenderebbe fare entro la fine dell'anno. Ci opporremo perché di regali a Firenze Mostre il Comune ne ha già fatti troppi.
Non capisco, tra l'altro, il senso di un contributo straordinario ad una società partecipata che cessa la propria missione per trasformarsi in un altra cosa» «Quanto alla Fortezza da Basso - ha concluso Amato - la situazione è confusa: c'era un manufatto, invasivo, che è stato ridimensionato rispetto al progetto iniziale ma che resta pur sempre invasivo. Ce n'è poi un altro, che compare nelle carte progettuali del Comune e che a quanto pare dovrebbe essere realizzato a sette metri dalle mura del Sangallo.
Molti cittadini sostegno che l'amministrazione non abbia adempiuto alle richieste del Ministero dei Beni culturali, il Comune ovviamente sostiene il contrario. Personalmente credo che i cittadini abbiano ragione ma sta di fatto che tutta questa vicenda impone una riflessione sul controllo dei "project financing". Forza Italia ha sempre sostenuto la necessità della finanza di progetto che rappresenta uno strumento indispensabile per ogni amministrazione interessata a realizzare grandi opere, utili allo sviluppo.
Ma proprio per valorizzare tale strumento occorre ripensare il meccanismo dei suoi controlli. Cominciando intanto a coinvolgere e responsabilizzare, su tutti i passaggi dei progetti di finanza, il consiglio comunale. Perché senza conoscenza delle cose e delle situazioni non ci può essere controllo. Per non parlare dell'opportunità di rafforzare comunque i controlli tecnici, che è compito di qualsiasi amministrazione che si rispetti. Proprio la vicenda confusa e controversa della Fortezza da Basso ci riporta però alla necessità di affermare nell'amministrazione comunale di Firenze il principio di responsabilità, così tanto disatteso dalla giunta Domenici.
Vorrei ricordare che gli aggiustamenti e le correzioni del cosiddetto "mostro" della Fortezza hanno comportato, per il Comune, una spesa aggiuntiva di circa 5 milioni di euro. Chi ne risponde? Per il sindaco Domenici e la sua giunta nessuno. Perché ciò sarebbe solo la conseguenza di una mutata sensibilità dei cittadini verso il patrimonio artistico. Come a dire che gli errori non dipendono dagli amministratori ma dal caso e dal caos. Una tesi singolare che dimostra come i DS siano passati dal materialismo storico alla mistica del soprannaturale.
Un altro segno dei tempi, peccato però che al di là dei loro giochetti retorici a pagare siano sempre e soltanto i cittadini. Contro questo modo di fare e di intendere la gestione della cosa pubblica Forza Italia si batte».