PRATO – Più che un concorrente interno, un prezioso alleato. Più che un semplice rapporto di amicizia, una vera e propria strategia di concertazione sindacale. Perché se è vero che l’80% delle madri cinesi – in un campione di cento intervistate, coinvolte in un sondaggio informativo curato da Confartigianato Imprese Prato – immagina per i propri figli un futuro a Prato, allora, come sottolinea il segretario Pierluigi Galardini, “occorre riflettere sui passi avanti del radicamento della comunità cinese a Prato, passando da una prima fase di ottime relazioni a un confronto strategico che coinvolga la comunità stessa nel processo di trasformazione del distretto”.
Non è un caso che questa mattina, prima di congedarsi dal convegno conclusivo del progetto Net – Met (nel quale sono intervenuti anche gli assessori Andrea Frattani e Paola Giugni in rappresentanza del Comune e della Provincia, e Armando Risaliti per la Camera di commercio), il viceconsole della Repubblica popolare cinese Liu Cheng Mi abbia sposato l’idea di costituire entro giugno un tavolo di confronto strategico tra imprenditori cinesi e pratesi. “La nostra volontà – spiega Galardini – è quella di lavorare insieme per cercare ditenere in piedi il distretto manifatturiero considerando proprio il prodotto cinese come l’anello che chiude il cerchio della filiera produttiva tessile.
Si tratta di capire se c’è l’intenzione di lavorare su un progetto condiviso per il futuro del territorio”.
Un aspetto che preoccupa il segretario di Confartigianato è quello dello spostamento della filiera tessile pratese dalla produzione al commercio: “È una logica pericolosa che rischia di spezzare in due tronconi la filiera tagliando fuori la maggior parte degli imprenditori che producono tessuti o, nel caso di quelli cinesi, abbigliamento”.
Ma cosa è emerso dal convegno che questa mattina si è svolto in Confartigianato? A dare una sintesi dei risultati è stato il responsabile delle relazioni internazionali per Confartigianato, Giancarlo Maffei.
“Il presupposto dal quale siamo partiti nel realizzare questi questionari è che, nella convivenza con comunità straniere diverse, è fondamentale la conoscenza reciproca”. Un centinaio le imprenditrici cinesi intervistate, alle quali sono state rivolte domande attinenti alla sfera sociale ed economica. Così se da una parte l’82% delle donne intervistate utilizza il sistema sanitario pratese, il 60, 87% dichiara di avere rapporti con banche e istituzioni in genere, mentre assume proporzioni preoccupanti il fenomeno della dispersione scolastica (il 31,51% dei figli resta sul luogo di lavoro accanto ai genitori anziché andare a scuola).
“Ma nel complesso – fa osservare Maffei - emerge una realtà radicata sul territorio, disposta a dialogare con le istituzioni e ad adattarsi al modello di vita locale”.
Interessanti anche rapporti tra gli imprenditori cinesi e il credito: su un campione di 65 intervistati, ne risulta infatti che il 72,73% è interessato a conoscere i sistemi per anticipare i credito verso i clienti italiani, il 63, 64% dichiara di abitare in case di proprietà e infine l’88,6% mostra interesse per gli strumenti finanziari finalizzati all’acquisto di immobili e macchinari.