35/40 milioni di tonnellate. Questo il quantitativo di scarti da demolizione/costruzione che ogni anno viene prodotto in Italia. 35/40 milioni di tonnellate di rifiuti che invece di andare a finire in discarica possono oggi essere opportunamente trattati e riutilizzati, quasi in altrettanti volumi, per costruire sottofondi stradali e ferroviari, tombamenti di condotta, piazzali e piste ciclabili. Stiamo parlando di inerti, ovvero di quei materiali lapidei di varia natura e consistenza, di origine alternativa e complementare a quelli tradizionale di cava (oggi il 95% del mercato).
Gli inerti riciclati possono diventare materiale utile per altre opere, evitando così i gravi danni ambientali provocati dalle escavazioni di materia prima. Il convegno, dal titolo “Lunga vita ai rifiuti inerti”, organizzato da Legambiente e Provincia di Firenze, ha avuto come scopo quello di incrociare offerta e domanda nell’ottica della promozione di un nuovo e virtuoso mercato. Stamani all’iniziativa presieduta da Piero Baronti, Presidente di Legambiente Toscana sono intervenuti Luigi Nigi, Assessore all’Ambiente della Provincia di Firenze, che ha illustrato le opportunità offerte dai grandi lavori in corso nel territorio provinciale di Firenze, Stefano Bruzzesi, Direttore Generale ARRR Toscana, Vittorio Misano dell’Istituto Sperimentale della Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che ha analizzato le caratteristiche prestazionali e la qualità dell’inerte recuperato rispetto a quello tradizionale.
A seguire, l’Ing. Gennarino Tozzi, di Autostrade per l’Italia Spa, che ha dato voce alle esigenze della “domanda”, mentre delle opportunità dell’offerta ha parlato Francesco Becattini, dell’IRMEL Srl, un’azienda del pistoiese che ricicla e prepara inerti da recupero. Il convegno si è concluso con una tavola rotonda coordinata da Lucia Venturi, Responsabile Scientifico Nazionale di Legambiente, sulle opportunità offerte dall’accordo di programma sui rifiuti inerti promosso dalla Regione Toscana.
Presenti anche l’ANCE Toscana (Associazione Nazionale Costruttori Edili). “Il riuso dello scarto da demolizione per produrre inerti per l’edilizia produce diversi tipi di vantaggi – dichiara Lucia Venturi – il primo dei quali deriva dalla riduzione dei conferimenti in discarica e, in secondo luogo, dalla minimizzazione dell’attività estrattiva in cava; inoltre, produrre materiali idonei per il comparto edile (sabbie, ghiaie, pietrischi) da inerti alternativi aiuta a implementare e promuovere anche politicamente la catena virtuosa del riciclaggio dei rifiuti, utilizzando peraltro un basso consumo energetico”.
L’evoluzione tecnologica e l’affidabilità sviluppatesi negli ultimi anni, in particolare negli impianti fissi a ciclo completo, permette di affermare che le caratteristiche di tali materiali sono del tutto analoghe a quelle degli inerti tradizionali. Questo determina una più oculata gestione delle risorse naturali, riservandole ad impieghi più nobili, quali calcestruzzi, conglomerati, malte, qualificate, con esplicito risparmio dei giacimenti.
La Regione Toscana, con la legge che ha recepito il Decreto Ronchi, ha già inserito l’obbligo di utilizzo del materiale inerte proveniente da riciclo per sostituire una quota di almeno il 15% di materiale vergine nelle opere pubbliche.
Più recentemente, con la firma di uno specifico Accordo volontario, si è voluto rendere maggiormente operativa questa decisione, coinvolgendo nell’obiettivo l’intera filiera. In questo senso, i grandi interventi infrastrutturali per la viabilità che si stanno realizzando in tutta la nostra regione, offrono una importante occasione per rendere concreta la norma, ma soprattutto per realizzare appieno gli obiettivi dell’accordo di programma suddetto.
"I dati da noi raccolti ci dicono - spiega l'assessore all'ambiente della Provincia di Firenze Luigi Nigi - che non siamo lontani dal poter chiudere il cerchio e dal riutilizzo nelle grandi opere degli inerti già trattati localmente.
Registramo come avanzo solo il 7-8% degli inerti. Abbiamo pertanto una grandissima quantità di materiali già trattati dai quali partire per mettere in moto un meccanismo virtuoso di riciclaggio".
In ultima analisi, per Legambiente, più inerte recuperato si impiegherà, minore sarà la necessità di cave di prestito, e minori saranno le quantità di materia conferite in discarica. Un auspicabile circolo virtuoso, attorno al quale coinvolgere istituzioni, cittadini e mondo dell’impresa.