Jack Stark, un veterano della prima guerra del Golfo sofferente di amnesia, è ingiustamente accusato di omicidio e rinchiuso in un manicomio in cui si sta sperimentando un nuovo trattamento sulla mente. Una camicia di forza e potenti psicofarmaci agiscono su Jack che, rinchiuso in una sorta di loculo, è prigioniero di allucinazioni che lo proiettano in una dimensione spazio-temporale alterata. Tra dolore e angoscia un dolce sogno lo accompagna nel suo vagare attraverso gli anni: l’amore per la bellissima Jackie, anche lei in cerca di una possibile salvezza.
Ci sono più cose di tanti film in “The Jacket” : il film di genere manicomiale, il cinema in viaggio nel tempo con conseguenti tentativi di modificarlo, il thriller psicologico fantascientifico, la storia d’amore. Non è facile in effetti attaccare un etichetta su “ The Jacket”, quella di thriller psicologico, sembra essere sicuramente la più giusta, ma lascia comunque un pò insoddisfatti, il che depone senza dubbio a favore di Maybury e del suo film e della sua apirazione metafisica.
Resta comunque un bel film, avvolgente, di intensa forza visuale e con una propria impronta, che visto il soggetto si muove con equilibrio sul filo della crudeltà effettistica e affida molto, moltissimo all’ottima resa degli attori, Adrien Brody in testa. Maybury tiene molto alla scelta del cast e al lavoro con gli attori e i risultati si vedono. Fondamentale contributo, le musiche di Brian Eno. Maybury, è alla sua opera seconda, dopo essersi fatto conoscere con “Love is the devil", sul mondo di Francis Bacon, pittore come lui.
Altre ossessioni, altri fantasmi creati da noi stessi.
(AL)