Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione, presenta da Fabio Roggiolani, che chiede alla Giunta regionale di attivarsi presso il Ministero delle politiche agricole e gli altri soggetti competenti affinché venga apportata una modifica al Regolamento CE n.1019/02, al fine di consentire agli Stati membri la possibilità di autorizzare, qualora sussistano modalità di vendita tradizionali e consolidate nel tempo, la vendita frazionata dell’olio di oliva direttamente al consumatore finale, in modo che il consumatore possa acquistare il prodotto mediante riempimento di idonei contenitori di sua proprietà, riutilizzabili, sui quali potrà essere apposta l’etichetta dal produttore con tutte le informazioni previste.
La mozione nasce dopo che i produttori di olio di Carmignano e di Impruneta (Fi), fattisi interpreti del disagio e dei danni paventati da tutti i produttori della Toscana, avvalendosi di una procedura prevista dalla Comunità Europea, hanno inviato al Parlamento Europeo una petizione per chiedere la modifica del Regolamento CE n. 1019/2002 relativo alla commercializzazione dell’olio d’oliva, che a partire dal 1° novembre 2003 vieta la vendita dell’olio sfuso dal produttore al consumatore.
Nella mozione viene ricordato che la normativa europea dovrebbe prevedere la possibilità che le modalità applicative del Regolamento negli Stati membri possano essere diversificate a seconda che si tratti di Stati membri produttori d’olio e Stati membri consumatori di olio importato; inoltre la certificazione del prodotto potrebbe essere comunque garantita attraverso un sistema di etichettatura di carta che sigilli il contenitore fornito dal consumatore, una volta riempito, sistema che consentirebbe ai produttori di risparmiare aggravi di costi per il pre-confezionamento e lascerebbe ai consumatori la libertà di un acquisto personalizzato, ma comunque informato e garantito.
Nella mozione approvata dall’aula si evidenzia che equiparando il produttore agricolo all’industria alimentare negli obblighi di confezionamento dell’olio d’oliva la normativa penalizza i produttori agricoli, i quali rischiano concretamente di vedere ridotto il loro spazio commerciale e quote di mercato, a vantaggio d’altre fasi della filiera. Il rischio è quello di aggravare di costi e di adempimenti ulteriori le aziende olivicole, compromettendo l’esistenza di quelle piccole realtà che stanno cercando con fatica di valorizzare il proprio prodotto e, attraverso la vendita diretta, recuperare fette di valore aggiunto che diversamente non potrebbero ottenere.
La disposizione comunitaria comporta inoltre un aggravio di spese per il confezionamento e per gli investimenti necessari che va ad incidere sul prezzo del prodotto al consumatore finale. La tradizionale vendita dell’olio d’oliva sfuso è consentita dalla vigente normativa italiana (D.L. n. 109/92) e non risulta siano mai stati segnalati problemi igienico-sanitari tali da motivare un provvedimento rigido per il confezionamento.(mr)