Nelle due tradizionali categorie del serio e del comico, Molière costruisce il suo Teatro soprattutto quando volge la sua attenzione agli svaghi della Corte del Re per rappresentarne gli intrighi, le ipocrisie, le infedeltà, l'arroganza e la debolezza mentale. Poi coltiva anche la fase in cui si abbandona alla comicità pura e cioè alla farsa. Teatro senza trama, senza storia, senza senso, senza rete. Teatro del ridere per far ridere, per divertire. Il Medico per forza è questo. Per gli attori è ricerca, invenzione, laboratorio, virtuosismo, un pò di follia e molta fatica.
Per il pubblico è divertimento e piacevolezza. Sia per Molière che per noi teatranti di tournée è anche dosaggio di repertorio, alternativa di proposte per tener vive le richieste e sollecitarle. Gli amministratori di una volta dicevano: "La gente ha voglia di ridere". Facciamoli ridere quando si tratta di Molière. Però, sarà un caso, ma nel Medico per forza Sganarello dice: "Gente, attenzione, perché quando nell'aria gira stupidità c'è subito pronto chi se ne approfitta". In tutti i campi del vivere umano, in prima linea quello sociale.
A questo punto si imbrogliano le carte, la falsità viene spacciata per verità e chi se le ritrova sul gobbo poi è proprio la gente. Gianrico Tedeschi. E' un "puro gioco teatrale", un copione per attori attraversato da folgoranti battute comiche, di cui Molière impudicamente si serve per condurre la sua indagine "scientifica" sull'uomo, (e dopo il "Minetti" di Bernhard credo che questa scelta sia stata dettata quasi da un'esigenza fisica). Dopo il rigore assoluto e la condanna del "Teatro per divertire" di Bernhard, affrontiamo ora questo piccolo gioiello scintillante di risate, colori e musiche, per riscoprire e riassaporare il dialogo, il dinamismo e il gioco.
Monica Conti. La società umana si divide, per Molière, in due schieramenti contrapposti che si fronteggiano in eterno e formano il tragicomico spettacolo in cui viviamo. Da una parte, i grandi mistificatori, che interpretano come una missione per tutti salutare la loro sete di potere e di denaro. Sono i falsi guaritori, i medici, i politici, i falsi religiosi, i tartufi, gli incantatori che sanno vendere al prossimo la salute, la serenità, il benessere, la liberazione dai mali del corpo e dell'anima.
Nessuno li può sconfiggere. Non si sa da dove vengano. Simili ad enormi insetti, vestono solo di nero, portano tonache o parrucconi. Usano un linguaggio soave e minaccioso, si capiscono soltanto fra loro e appartengono a misteriose consorterie. Le loro idee sono intoccabili, i loro poteri occulti. Dall'altra parte si distende la multiforme e sciagurata popolazione dei grandi babbei, i sognatori, le vittime della seduzione melensa e insieme intimidatoria degli incantatori. Dare un'identità a questa indistinta popolazione di cronici ammalati del male di vivere sarebbe impresa vana.
Cesare Garbali.