FIRENZE- Gli uffici regionali hanno ufficialmente inoltrato alla Commissione europea la domanda di deroga alla rimozione obbligatoria del midollo spinale in bovini di età superiore a 12 mesi per i capi delle razze Chianina e Maremmana nati e allevati in Toscana dopo il 21 marzo 2001. E' quanto rende noto l'assessore all'agricoltura Tito Barbini, sottolineando come la deroga, qualora la richiesta sia accolta, consentirà di nuovo la commercializzazione della "bistecca con l'osso", piatto tipico delle nostre tradizioni alimentari.
"Il nostro dossier - spiega Barbini - dimostra con forza che non era e non è giusto fare di tutto un'erba un fascio, accomunando produzioni di altissima qualità come le carni delle nostre chianine e maremmane ad altre che non possono offrire analoghe garanzie di tracciabilità e salubrità. Se divieti generalizzati potevano essere comprensibili nel pieno della crisi da Bse, adesso non possono essere più accettabili e finirebbero per penalizzare proprio chi eccelle per qualità e sicurezza".
La richiesta di deroga che accompagna il dossier è suffragata dall'analisi di dati raccolti sul territorio regionale che hanno riguardato le situazioni di rischio connesso all'insorgenza della Bse. In particolare è stato verificato l'effettivo rispetto del divieto di somministrazione di mangimi contenenti proteine di origine animale ai bovini allevati in Toscana.
La conclusione a cui è giunta l'amministrazione regionale - dopo aver valutato la situazione generale del patrimonio bovino regionale, la rivelanza della malattia Bse in Toscana, i risultati dei test effettuati sulle farine negli anni 2001-2002 e le condizioni specifiche per l'allevamento delle razze Chianina e Maremmana - è che siano presenti le condizioni oggettive per rivedere le disposizioni comunitarie.
La Regione Toscana è fiduciosa sull'esito favorevole della richiesta contenuta nel documento, ora all'esame della Direzione generale Salute e protezione dei consumatori della Commissione europea.
Non solo strade del vino, ma anche dell’olio extravergine di oliva e di tanti altri prodotti tipici e di qualità della Toscana.
Le quindici strade del vino istituite, in sette anni, nella nostra regione non solo hanno portato alla valorizazione dei territori vitivinicoli, hanno anche dimostrato l’esigenza di estendere questa esperienza ad altri prodotti agricoli. La Toscana vedrà forse moltiplicarsi le sue strade? Niente paura: i nuovi percorsi saranno istituiti nei territori dove sono presenti le strade del vino già riconosciute dalla Regione. Lo prevede una proposta di legge che ieri ha ricevuto il parere positivo della Commissione attività culturali e turismo.
Le strade, rigorosamente munite di adeguata cartellonistica, avranno centri di informazione, espositivi e di documentazione, dove saranno allestiti anche apposititi spazi per la degustazione dei prodotti. La Toscana, quindi, si aprirà ai turisti in tutta la sua specificità, offrendo anche percorsi sicuri nell’ambito degli stabilimenti di lavorazione e trasformazione dei prodotti. I Comitati di gestione delle strade potranno realizzare anche iniziative di carattere promozionale – tramite produzione di opuscoli, pubblicazioni o CD – e interventi di animazione per la realizzazione della “sagra annuale” della festa.
“Questa legge contribuisce a sviluppare le già importanti esperienze della Regione con le strade del vino – ha sottolineato Loriano Valentini (DS), Presidente della Commissione Cultura – La Toscana potrà quindi presentare i suoi prodotti più tipici, accompagnando visitatori - turisti e non – a gustate ed apprezzare i sapori toscani”. Dal dibattito in commissione, oltre a fare particolare attenzione a ciò che andrà in legge ed a ciò che andrà nel regolamento attuativo della stessa, è emersa l’esigenza di sottolineare non solo l’aspetto turistico del provvedimento, ma anche quello didattico; da qui la richiesta di predisporre attività didattito-formative rivolte alle scuole.
Un modo alternativo per conoscere la regione: viverla attraverso il gusto.