E' quanto chiede una mozione, elaborata in Sesta commissione consiliare e approvata con i voti favorevoli della maggioranza di Centrosinistra e Rifondazione comunista, l’astensione di Forza Italia e An (contrario il Ccd). La Giunta provinciale è stata impegnata dal Consiglio a decidere con quali banche avere rapporti finanziari “in base anche a principi etici”. In particolare la Provincia dovrà chiedere una certificazione alle banche con le quali si intrattengono relazioni finanziarie, in base a cui si possa escludere il finanziamento di imprese interessate in attività di esportazione di armamenti bellici regolate dalla legge 185/90 con esclusione delle forniture a Stati ad ordinamento democratico che non attuano al proprio interno forme di repressione armata.
La Provincia di Firenze dovrà considerare elementi negativi e controindicati per la scelta delle banche la collaborazione con imprese con sede nei paradisi fiscali; le condanne inflitte per posizione dominante o per pubblicità ingannevole, oppure inflitte per violazione dello Statuto dei lavoratori e/o delle norme anti-riciclaggio. La Giunta è chiamata anche ad attivarsi per l’adesione della Provincia come socio della Banca popolare etica versando le quoteassociative richieste, nonché a preferire rapporti con imprese bancarie che mostrino condizioni di credito particolarmente favorevoli nei confronti delle piccole e medie imprese, dei soggetti no-profit, dei Paesi del Sud del mondo. Secondo il Consiglio “i dati inerenti le operazioni di commercio di armamenti, in base alla legge 185 del 1990 che le regola, sono pubbliche ed è possibile verificare che molte banche italiane, alcune delle quali toscane, sono impegnate nel finanziamento di imprese la cui attività è rivolta al commercio di armi”.
Il Consiglio invita anche il Parlamento a non ridurre, in sede di nuova regolazione della disciplina del mercato internazionale delle armi, il livello delle limitazioni e delle garanzie poste dalla vigente legislazione. La Giunta di Palazzo Medici Riccardi è impegnata a relazionare sulle tematiche trattate nella mozione entro tre mesi. La mozione è stata illustrata dal presidente della sesta commissione Gianni Panerai, che ha sottolineato l’importanza di attivare un percorso per l’adesione alla Banca popolare etica di Padova ma anche di assumere, a partire da quanto approvato, “un preciso impegno a favore della pace”.
Sergio Gatteschi vede negli orientamenti della mozione la strada per cominciare a rispondere alla domanda “cosa fanno i nostri soldi sui conto corrente?”. Alessandro Corsinovi (Ccd), pur approvando le finalità e agli obiettivi di questa mozione, ha votato contro il documento perché presenterebbe “contraddizioni palesi che rendono incoerente la mozione. Se,ad esempio, per avere rapporti con istituti di credito si fanno delle gare, come si fa a dare incarico a una Banca già scelta indipendentemente da una gara?”.
Per Sandro Targetti (Rifondazione comunista) si tratta di aprire rapporti di trasparenza con le banche visto che “i cittadini non sanno nulla dell’uso che le banche fanno dei loro soldi”. Dello stesso avviso anche Cristina Gabbrielli (Ds): “Il valore della mozione – ha detto – sta nel rappresentare un atto di trasparenza nei confronti dei soldi dei cittadini”.(mr)