Firenze ha la bella tradizione di ricordare i suoi cittadini illustri con la collocazione di lapidi nei palazzi dove hanno vissuto ma si è dimenticata del sindaco della Liberazione, Gaetano Pieraccini.
Era nato a Poggibonsi ma la sua attività di medico, scienziato e politico la svolse in riva all’Arno. E’ qui che è stato avversato e minacciato dal regime fascista che lo allontanò dal posto di lavoro e lo condannò al confino, punizione poi sostituita dall’ammonizione.
Dopo la caduta del fascismo, nel suo appartamento di via Cavour 8, a due passi due dalla sede del consiglio regionale, si ricostituirà la sezione fiorentina del Psi e dopo la liberazione della città viene nominato sindaco, incarico che che manterrà per oltre due anni.
Durante il regime è uno degli attivisti del giornale clandestino “Non Mollare” e nella Notte di San Bartolomeo del 3 ottobre 1925 accoglie e presta le prime cure ai tre antifascisti feriti, Giovanni Becciolini, Gustavo Console e Gaetano Pilati, che moriranno poco dopo. A Pieraccini è intitolata una via a Careggi e la sua città natale, Poggibonsi, oltre a una strada gli ha dedicato una scuola e la biblioteca. Su quel palazzo di via Cavour dove ha rischiato le bastonature degli squadristi manca una lapide che lo ricordi. Gaetano Pieraccini se lo merita.