FIRENZE- All’alba si copre il volto con un lenzuolo, per guadagnare ancora qualche minuto di riposo, seduta nella stessa nicchia in cui ha trascorso tutta la notte. E' lì che va inspiegabilmente ad appollaiarsi, sempre nello stesso posto da settimane. Non sarà passata inosservata ai tanti che si sono trovati a transitare in questa via secondaria del centro.
La sconosciuta si è scelta un rifugio non invisibile. La nicchia in cui si accovaccia tutte le sere è ricavata nella facciata laterale della Direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate. Difronte a lei l’ingresso posteriore del Santo Stays, l’ennesimo student hotel fiorentino. A 40 metri dal suo rifugio improvvisato la dimora religiosa Sant’Anna. A 130 metri di distanza gli uffici della Polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione. Paradosso inspiegabile.
In apparenza si tratta di una giovane sui 30 anni arrivata a Firenze dall’Africa subsahariana. Ha un bel volto, spesso sorridente. Sembra in buona salute. Perché non si rivolga alle strutture di accoglienza del Comune, o della Caritas è difficile spiegarlo. Ci sono persone che, per storie dolorose che si portano dietro, per disagio psichico, o per qualche dipendenza, non sono più in grado nemmeno di accettare aiuto.
Così la sconosciuta ogni sera appronta il suo modesto giaciglio all’angolo di una via secondaria, quasi per non intralciare il transito nemmeno ai pochi pedoni sul marciapiedi. In una nicchia, un anfratto urbano, la cornice sospesa della nostra coscienza assuefatta da anni agli arrivi dei disperati senza nome, naufraghi di un destino individuale che ha smesso da tempo di suscitare in noi persino curiosità.
Turisti a Napoli ci commuoviamo davanti alla perfezione del Cristo velato nella Cappella Sansevero. E appena dietro casa abbiamo un’inquietante presenza scultorea, presago monumento all'indifferenza contemporanea. La sconosciuta ci sta lanciano un grido di aiuto. Possibile che non siamo in grado di udire una tale lanciante invocazione?