L’atteso ritorno di Roberto Abbado sul podio del Teatro Comunale è fissato per venerdì 28 febbraio e sabato 1 marzo alle ore 20.30. Ad accompagnare il direttore alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, uno dei violinisti più ambiti sia in ambito concertistico che discografico, il francese Renaud Capuçon. Vincitore di numerosi premi, Capuçon nel 1997 è Konzertmeister della Gustav Mahler Jugendorchester suonando con Pierre Boulez, Seiji Ozawa, Daniel Barenboim, Franz Welser-Most e Claudio Abbado.
Collabora con orchestre come: Berliner Philharmoniker, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France, Filarmonica della Scala, Orchestra di Santa Cecilia, Tokyo Philharmonic e molte altre. Nel 2013 esegue in prima mondiale il Concerto per violino di Pascal Dusapin con l’Orchestra della Radio di Colonia ed è protagonista del ciclo Faure al Musikverein di Vienna. Il quarto appuntamento della stagione concertistica del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino si apre con il concerto n. 1 in la minore op.
77 per violino e orchestra di Dmitrij Šostakovic (1906 – 1975). La prima esecuzione del lavoro, parzialmente rielaborato e definitivamente accolto nel catalogo di Šostakovič come op. 99, ebbe luogo il 29 ottobre 1955 nella Sala Grande del Conservatorio di Leningrado sotto la direzione di Evgenij Mravinskij (1903–1988), solista d’eccezione David Oistrakh (1908-1974), dedicatario del Concerto. La première venne completamente ignorata dalla critica ufficiale, suscitando l’indignazione del grande violinista.
Maggiore risonanza internazionale ebbe l’esecuzione diretta alla Carnegie Hall di New York da Dimitri Mitropoulos nel 1956 con Oistrakh ancora impegnato come solista. Il concerto si articola in quattro movimenti e rientra non solo nel novero delle composizioni šostakoviane più apprezzate dal grosso pubblico, ma fra i capisaldi della letteratura violinistica novecentesca. Il programma prosegue con Daphnis et Chloé, di Maurice Ravel (1875-1937) nella versione raramente eseguita per coro e orchestra.
Ravel iniziò a comporne il tema musicale nel 1909 su commissione di Sergej Diaghilev (1872-1929) impresario e fondatore dei Balletti Russi. La prima esecuzione fu eseguita nel 1912 e si tenne al Théâtre du Châtelet di Parigi, per la coreografia di Michel Fokine che adattò come soggetto Le avventure pastorali di Dafni e Cloe, il romanzo greco, incentrato sull'amore bucolico e sensuale che sboccia tra Dafni e Cloe. La musica per Daphnis et Chloé è la composizione più lunga tra quelle di Ravel, monumentale e ricca di suggestioni melodiche, ed è considerata come uno dei suoi lavori più riusciti e di maggior successo. Raccontare la musica con la scienza.
E’ la scommessa alla base di “Revealing Ravel: la scienza racconta Bolero”, pièce musicale per voce recitante, multimedia e orchestra sulle note del compositore francese, in programma sabato 1 marzo alle ore 17 presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” (Sala del Buonumore – piazzetta delle Belle Arti, 2), a cura dell’Ateneo e del Conservatorio di musica fiorentino. L’autore e protagonista è Luigi Dei, docente di Chimica al Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”.
Dei si misura attraverso un approccio insolito con la composizione di Maurice Ravel, a fianco dell’Orchestra sinfonica del Conservatorio, diretta dal Maestro Paolo Ponziano Ciardi: per la scienza, infatti, la musica è energia che si propaga attraverso la materia grazie a vibrazioni generate dagli strumenti che, con opportune risonanze, generano timbri, ritmo, melodia e armonia. Il Bolero, brano musicale particolarmente adatto a comprendere la meraviglia che sta dietro alla produzione dei suoni, viene letto come una favola fantastica.
La manifestazione, che consolida la collaborazione fra due importanti istituzioni culturali del territorio, unisce alla recitazione e all’ascolto dal vivo, la comunicazione per immagini grazie a un apparato multimediale a cura del Servizio Produzione Contenuti Multimediali dell’Ateneo. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Martedì 4 marzo 2014, alle 19.30, in diretta satellitare e in alta definizione arriva nei cinema Fiamma di Firenze, Buondelmonti di Impruneta e Multisala Grotta di Sesto Fiorentino, dal Metropolitan Opera di New York, la nuova produzione de Il Principe Igor di Alexander Borodin, sesto titolo della rassegna di opere liriche La Grande Stagione Live 2013/2014 di Microcinema.
Arriva anche in Italia, la nuova attesissima produzione de Il Principe Igor con la prestigiosa direzione d’orchestra del Maestro Gianandrea Noseda, direttore musicale del Teatro Regio di Torino, per la regia e la scenografia di Dmitri Tcherniakov, autore conosciuto in tutto il mondo per l’originalità dei propri lavori mai convenzionali, in grado di combinare in modo singolare tradizione artistica e visione contemporanea. Igor, principe di Seversk, parte al comando del proprio esercito all’inseguimento della tribù tartara dei polovesiani.
Al suo fianco il figlio Vladimir. A nulla valgono i cattivi presagi dell’eclisse di sole e le richieste dell’amata moglie, la principessa Jaroslavna, che lo implora di ritardare la partenza. Vladimir, caduto prigioniero dei polovesiani insieme a Igor, conosce Končakovna, figlia di uno dei capi della tribù tartara e se ne innamora fino a sposarla. Alexander Borodin, scienziato passato alla storia per la squisitezza delle sue composizioni musicali partorite nei rari momenti di lontananza dal suo laboratorio, padre della grande opera eroica Il Principe Igor, lasciò incompiuto il suo capolavoro portato a termine, poi, dall’amico Rimskij-Korsakov e dal suo studente Glazunov.
A San Pietroburgo, nel 1890, il pubblico poté assistere per la prima volta alla rappresentazione de Il Principe Igor e godere della perfetta armonia fra le musiche occidentali proprie della corte di Seversk e quelle dal profumo orientale, descrittive del popolo tartaro, che raggiungono la loro più alta espressione nelle famose Danze Polovesiane ordinate dal Khan Končak in onore dell’ospite-prigioniero Igor. Per la direzione d’orchestra del Maestro Gianandrea Noseda e per la regia di Dmitri Tcherniakov, Il Principe Igor sarà interpretato da Ildar Abdrazakov, Oksana Dyka sarà la principessa Jaroslavna, mentre Koncakovna avrà la carismatica voce del mezzo soprano georgiano Anita Rachvelishvili.
Il Principe Igor è la sesta Opera de La Grande Stagione Live 2013/2014 che proseguirà fino a maggio: dai più rinomati teatri della tradizione lirica nazionale e internazionale sino alle sale cinematografiche italiane, Microcinema continuerà a portare in diretta satellitare e in alta definizione alcune delle Opere Liriche più note e amate, interpretate da grandi artisti internazionali. Avvicinare il pubblico al genere e contribuire alla diffusione del patrimonio della tradizione lirica italiana e internazionale è l’ambizioso progetto di Microcinema che dal 2006 incontra un successo di pubblico in crescita costante. Al teatro del Popolo di Castelfiorentino venerdì 28 febbraio alle 21 è attesa per la rappresentazione de Il lago dei cigni capolavoro di Pëtr Il’ič Čajkovskij, nell’allestimento della compagnia Opus ballet, coreografia e regia di Loris Petrillo.
I danzatori in scena sono: Maria Vittoria Feltre, Giada Morandin, Stefano Pietragalla, Martina Platania, Jennifer Lavinia Rosati, Adrien Ursulet, Gabriele Vernich, Luca Zanni. Lo spettacolo è andato tutto esaurito in prevendita. Se si pensa alla danza classica nel senso più puro della parola Il lago dei cigni messo in musica da Pëtr Il’ič Čajkovskij rappresenta l’emblema. Il vessillo, il balletto punte e tutù per antonomasia. Ma non fu subito così. Scritto dal musicista nel 1871 quando era in vacanza come passatempo per divertire i nipoti e i loro piccoli amici, alla prima al Bolshoi di Mosca il 4 marzo 1877 fu un fiasco clamoroso.
Petipa, insieme a Ivanov, pensò di riprendere, rivisitandola e aggiustandola, l’originaria coreografia fallimentare di Reisinger. E alla seconda uscita al Marijinskij di Pietroburgo il 29 febbraio 1984 (Čajkovskij era morto l’anno prima) la nuova versione del balletto fu un successo clamoroso e indiscusso, imponendosi come l’esempio capostipite della rinascita musicale del balletto ottocentesco. La strada era spianata: il lago di Čajkovskij-Ivanov-Petipa vivrà imperituro di Odile, Odette e compagne in tutù e sulle punte perché l’amore trionfi.
Come tutti i classici non si contano le riletture, le revisioni, le interpretazioni, gli aggiornamenti, i tradimenti, le provocazioni. Indagato ora attraverso le forme e i metodi della danza contemporanea, la coreografia di Loris Petrillo crea una complessa rete di interferenze che, nel riattualizzare l’opera, tende alla riscoperta del suo nucleo drammaturgico originale (e centrale) per ritrovare nell’oggi le radici e i legami con l’uomo: il contemporaneo così attraverso il mito diventa favola, che si trasforma a sua volta in “racconto danzato” grazie anche agli interventi narrativi di Massimiliano Burini.
Il risultato è una danza concreta e fisica, dove ciò che spinge l’azione è il movimento. Una fisicità quasi istintuale e animalesca, che restituisca al cigno la sua natura senza mai tradirne la straordinaria eleganza. Una sorta di ritorno alle origini che si avvale delle armi della contemporaneità per riscoprirne l’originaria classicità.