Un'articolata attività in materia di "sicurezza prodotti" si è conclusa qualche giorno fa con una ventina di perquisizioni eseguite dai finanzieri del Comando Provinciale di Livorno, coadiuvati dai colleghi romani, presso alcune aziende site nell'hinterland della Capitale nonché presso le abitazioni dei relativi amministratori, tutti di etnia cinese. Oltre 160.000 articoli non conformi alle norme in vigore sono stati sottoposti a sequestro. Le indagini erano state avviate da oltre un anno dai finanzieri della Tenenza di Cecina, a seguito di un controllo effettuato presso un negozio sito nel comune di Rosignano Marittimo, anch'esso gestito da una coppia di cittadini cinesi. Nella circostanza, oltre a sottoporre a sequestro amministrativo un notevole quantitativo di articoli privi delle etichette riportanti le elementari informazioni merceologiche, i militari notavano la presenza di alcuni capi di maglieria esposti in vendita, con etichette riportanti la dicitura "in cachemire", ad un prezzo assolutamente non congruo rispetto al pregio del citato tessuto, tanto da ingenerare il fondato sospetto sulla veridicità di tale indicazione. l finanzieri decidevano quindi di inviare una campionatura dei citati capi d'abbigliamento al Laboratorio Chimico dell'Agenzia delle Dogane che, al termine delle analisi del caso, confermava che il tessuto con cui erano confezionati i capi analizzati non era assolutamente "cachemire" ma composto da un misto di acrilico, viscosa, poliestere e persino di peli di topi ed altri animali. l successivi accertamenti permettevano di individuare il fornitore dei capi di abbigliamento in parola, in un importante grossista di Sesto Fiorentino (FI), di fatto distributore per tutta l'Italia centrale di prodotti tessili importati dalla Cina. Questi risultava essere anche il fornitore di altri negozi della provincia labronica, gestiti anch'essi da cinesi, che erano stati stati nel tempo sottoposti ad analoghi controlli di polizia economica in materia di "sicurezza prodotti", che avevano complessivamente portato al sequestro di circa 1.000.000 di capi di abbigliamento ed accessori non conformi. L'esito degli accertamenti eseguiti veniva comunicato alla competente Autorità Giudiziaria che delegava le perquisizioni dei magazzini nella disponibilità del menzionato grossista. Le suddette attività consentivano di rinvenire ulteriori capi di abbigliamento sospetti in quanto etichettati in "cachemire", "lana merinos", "seta" e "pashmina" ed anche in questo caso, le analisi di laboratorio confermavano che i capi analizzati non erano affatto prodotti con i pregiati tessuti riportati sulle etichette. Si procedeva quindi al sequestro di circa seimila capi di abbigliamento ed alla denuncia del responsabile per frode nell'esercizio del commercio. Le indagini venivano quindi indirizzate all'individuazione di tutte le aziende ed i soggetti a vario titolo coinvolti nell'illecita attività e, quindi, alla ricostruzione dell'intera filiera commerciale.
Lo scrupoloso esame della documentazione contabile acquisita durante le perquisizioni e la ricognizione dei flussi finanziari intercorsi tra le diverse aziende, consentiva di individuare i fornitori del grossista fiorentino nelle già citate cinque importanti società aventi sede a Roma. Complessivamente, nel corso dell'operazione sono stati controllati 48 soggetti di cui 14 denunciati alla competente autorità giudiziaria e sottoposti a sequestro 1.141.343 prodotti di varie tipologie. La menzionata attività di servizio si inquadra nella costante attività di contrasto al mercato del falso che la Guardia di Finanza pone in essere a tutela dei mercati e dei consumatori. Fondamentale risulta in tal senso ricostruire tutti i passaggi delle filiere illecite, dalla produzione/importazione alla successiva commercializzazione per disarticolare le associazioni criminali dedite allo specifico settore che enormi danni creano all'economia legale.