I dati divulgati dal Centro Studi Unioncamere mostrano come in un anno lo stock di imprese registrate sia rimasto sostanzialmente invariato, muovendosi di poche decine di unità (44), attestandosi ancora sotto la soglia delle 110.000 unità (109.266); le imprese attive calano di mezzo punto percentuale (93.509), risentendo così delle difficoltà nelle quali, in misura diversa, si trovano alcuni settori della nostra economia produttiva quali manifatturiero (-0,7%), edilizia (-3,2%) e parte dei servizi (ad esempio quelli di trasporto e magazzinaggio: -1,6%).
In diminuzione di oltre 100 unità (-1,8%) le imprese attive in agricoltura, mentre tengono quelle del commercio in generale (+0,2%); crescono le attività immobiliari (+1,3%), quelle più strettamente collegate al turismo come alloggio e ristorazione (+2,2%), oltre a quelle finanziarie e assicurative (3,1%) e di noleggio, agenzie di viaggio e altri servizi di supporto alle imprese (+4,4%); ristagnano le “altre attività di servizi”, all’interno delle quali tengono quelle rivolte alla persona, ma si ridimensionano quelle di riparazione di computer e beni per uso personale.
Il bilancio demografico si chiude con un tasso di crescita del +0,4%. Il turn-over lordo (insieme di iscrizioni e cessazioni, queste ultime al netto di quelle d’ufficio) ha coinvolto il 12,4% delle imprese, in calo di quattro decimi di punto rispetto al 2012; sono calate soprattutto le iscrizioni (-4,8%), fermatesi quest’anno a 7.018, valore più basso dal 2010. Le cessazioni sono rimaste stazionarie (6.534), su valori anche in questo caso elevati (il più alto, sempre dal 2010). In pratica, se a queste ultime si aggiungono le 416 cessazioni d’ufficio, si arriva ad una quasi perfetta parità tra aperture e chiusure.
Nel corso del 2013 è proseguita la crescita delle società di capitale (costituite, per oltre il 90%, da società a responsabilità limitata), le quali nel loro insieme arrivano a sfiorare le 28.000 unità (27.992), per un incremento, su base annua, dell’1,9%. Nello stesso tempo prosegue il calo (-1,7%) delle società di persone (adesso sono 24.153 imprese), mentre tengono – sia pur con qualche difficoltà – le imprese individuali (53.886, -0,5%), forma giuridica comunque ancora maggioritaria (49,6% sul totale delle imprese registrate).
Non dissimile la situazione per il comparto artigiano (che include il 32,7% delle imprese attive) dove, per il secondo anno consecutivo, il saldo tra iscrizioni e cessazioni (al netto di quelle operate d’ufficio) si chiude in negativo (rispettivamente 2.305 e 2.670, tasso di crescita al -1,2%); in calo (-6,5%) le iscrizioni. Lo stock di imprese artigiane scende (per il quinto anno consecutivo), fermandosi a 30.479 posizioni.