Firenze, 5 dicembre 2013- Mentre l'attenzione dell'opinione pubblica si concentra sulle manifestazioni per bloccare l'importazione di alimenti dall'estero, quando l'Italia esporta più della metà del prodotto locale e controllato si ipotizza un tavolo di concertazione da aprire nel capoluogo toscano. Un paradosso quello dell'olio esportato dall'Italia ed acquistato all'estero dove 'non lo sanno fare', ma lo stesso dicasi per i latticini, i salumi e tutti quei prodotti che rendono il tricolore famoso nel mondo.
Ma è davvero impossibile vivere di filiera corta e creare un canale tra produttore e consumatore senza troppi intermediari o 'scambi di merce'? Dove si è persa l'Italia della buona campagna e dai sapori genuini? Chi ha traviato il Bel Paese? E' giusto sottostare alle logiche di mercato: vendere dove costa il giusto e comprare dove costa poco? La salute dei consumatori è tutelata? Certo se dovessimo pensare ad una cassetta di pomodori coltivati in prossimità di discariche tossiche rispetto ad altri prodotti vicino a stabilimenti nucleari la scelta di che morte morire sarebbe davvero ardua. “Quanto accaduto a Prato ci addolora profondamente ma crediamo che, per impedire il ripetersi di tragedie simili, alle lacrime e all’indignazione di questi giorni debbano rapidamente seguire azioni concrete”.
I Presidenti di CNA e Confartigianato Firenze, Andrea Calistri e Gianna Scatizzi, commentano così la tragedia che colpito Prato e scosso il Paese intero. Per entrambi l’inefficacia o la scarsità dei controlli, di cui negli ultimi giorni si parla con tanta frequenza, non sono certo le uniche cause del dramma che si è consumato al Macrolotto. Per CNA e Confartigianato a giocare un ruolo determinante è stata piuttosto l’assenza, ormai trentennale, di una vera politica industriale nazionale insieme ad un sistema di controllo della legalità che si accanisce sui temi di secondaria importanza e chiude un occhio sugli aspetti essenziali.
Questo stato di cose ha permesso la nascita e lo sviluppo di una cultura imprenditoriale che si nutre di fenomeni simili e su cui le due Associazioni chiedono di intervenire. “Il dramma a cui abbiamo assistito è una vergogna che, come sistema di piccole e medie imprese, pretendiamo non si ripeta mai più. - hanno proseguito Scatizzi e Calistri - Il piano d’azione lanciato dal Governatore Rossi ci trova pienamente d’accordo: si tratta di misure indispensabili ma non sufficienti, da sole, ad estirpare il problema”.
I vertici delle due associazioni credono infatti che gli interventi richiesti debbano accompagnarsi ad una strategia finalizzata ad eliminare quelle condizioni che, finora, hanno fatto da humus a situazioni non degne di un Paese civile e a cui, anche Firenze, potrebbe non essere immune. Con 14.151 unità attive su un totale di 93.502, pari al 15,2%*, Firenze si conferma infatti una delle province italiane a maggior tasso di imprenditoria straniera (seconda solo a Prato, dove le imprese straniere attive pesano per il 26,1%).
Il 47,5% delle imprese straniere con sede in provincia sono artigiane: molte delle realtà imprenditoriali sono di piccola e micro impresa e si concentrano soprattutto nei settori manifatturiero, edilizia, trasporti, ristorazione e servizi alle persone. Le nazionalità più diffuse degli stranieri che detengono una carica in un’impresa attiva fiorentina sono la cinese (23,7%), la romena (13,2%), l’albanese (10,7) e la marocchina (7,7%) I numeri indicano che è la filiera della Moda quella a maggior rischio; è infatti qui che si concentra il più elevato numero di imprenditori cinesi (abbigliamento: 82,6% dell’imprenditoria straniera del settore, pelletteria: 94,5%), seguito dall’ingrosso (il 32,8%), dai servizi alla persona (24,4%) e dalla ristorazione (18,2%).
Partendo proprio dal settore Moda i Presidenti di CNA e Confartigianato lanciano dal capoluogo toscano una sfida di rilievo nazionale e danno vita a “Firenze, Fabbrica della Legalità”, un percorso per la tracciabilità e sostenibilità delle filiere produttive. Coinvolgendo Istituzioni, autorità ed enti preposti al controllo, associazioni, sindacati dei lavoratori, griffe e grandi distributori, la “Fabbrica” lavorerà su legalità, tracciabilità e accordi di filiera per arrivare, entro sei mesi, alla definizione di un disciplinare sulla tracciabilità e sostenibilità della filiera della Moda con cui arginare il fenomeno e valorizzare il capitale umano.
“Se all’origine di tutto, come crediamo, - hanno concluso Calistri e Scatizzi - c’è la facilità con cui possono insediarsi sistemi illegali di produzione sui nostri territori, allora è su questo terreno che occorre intervenire. L’obiettivo di tutti deve essere non dare più alibi alla illegalità” "Condivido e sostengo con convinzione la proposta di Cna e Confartigianato di un tavolo in cui istituzioni, sindacati, operatori di settore e griffe lavorino su legalità, tracciabilità e accordi di filiera nel settore della moda a Firenze".
Lo dichiara la Vice presidente del Senato Valeria Fedeli. " La tracciabilità deve essere una sfida da vincere, per informare e garantire la sicurezza di lavoratori e consumatori. Un modo per valorizzare il made in Italy che unisce nell’esperienza e nell’immaginario dei consumatori di tutto il mondo qualità produttiva, diritti sociali e qualità della vita" prosegue Fedeli. "Lavoro, impresa e territorio vanno tutelati contrastando l'insediarsi di sistemi illegali di produzione con una battaglia appunto per la tracciabilità, contro la contraffazione e con una maggiore responsabilizzazione di autorità di controllo e produttori" conclude la Vice Presidente "il modo migliore per rispondere concretamente e tempestivamente alla vicenda dell'incendio della fabbrica di Prato, una tragedia che ha portato alla morte di sette lavoratori e che non dovrà mai più ripetersi".