Firenze, 2 dicembre 2013. Tra le più importanti novità introdotte dalla riforma del condominio (legge n. 220/2012), ve n’è una che è stata particolarmente attesa: il riferimento ai requisiti professionalizzanti per assumere l’incarico di amministratore di condominio. A partire dal 18 giugno 2013 (data di entrata in vigore della riforma) per esercitare quest’attività (tranne per ben specifiche eccezioni) si chiede la frequenza di un corso iniziale e di corsi di formazione periodica: la norma che impone tale obbligo è l’art.
71-bis delle disposizioni di attuazione del codice civile. Chi può tenere i corsi? Quale durata devono avere? Che vuol dire formazione periodica? Tutte domande senza risposta certa. "Non ci si lasci abbindolare da chi accosta le norme sulla formazione degli amministratori a quelle contenute dalla legge sulle così dette professioni non regolamentate (cfr. legge n. 4/2013): le leggi non si integrano tra di loro, tant’è che lo stesso Governo sta pensando a degli interventi risolutivi" spiega Alessandro Gallucci, legale, consulente Aduc. Insomma sembrerebbe il classico caso di una norma in attesa di attuazione concreta. "In questo contesto (come possiamo dimostrare carte alla mano) non mancano associazioni di amministratori che, forse pensando più al proprio business, specificano che i corsi devono essere frequentati pena l’impossibilità di amministrare e, in alcuni casi, propagandano il loro corso come quello specificamente dettato per tale esigenza, in virtù del possesso di certificazioni ministeriali che gli conferiscono maggior valore. Grazie alle tante segnalazioni che ci stanno arrivando, stiamo valutando la correttezza del comportamento di queste associazioni in relazione alle norme dettate dal codice del consumo, per considerare se sia opportuno investire l’Antitrust della vicenda. Invitiamo i consumatori e tutti gli aspiranti amministratori ad inviarci tutto il materiale utile riguardante il comportamento delle varie associazioni rispetto alle informazioni fornite in merito alla obbligatorietà dei corsi, nonché quelle associazioni di categoria che non si comportano in tal modo, a segnalarci quelle scorrette" conclude Gallucci.