Firenze – Il nuovo sistema della formazione professionale in Toscana ruoterà attorno ai “centri di formazione tematici”. Lo ha affermato l’assessore alle Attività produttive con delega alla formazione, Gianfranco Simoncini, illustrando in Consiglio regionale il documento preliminare sulla proposta di modifica delle legge regionale del 2002 sul sistema formativo. “I dati che abbiamo evidenziano che, da noi, sia la partecipazione che i risultati occupazionali sono migliori rispetto alla media nazionale.
Ma la necessità di rendere la nostra economia più competitiva e reattiva rispetto alla crisi in atto ci ha spinto a una riflessione che ha coinvolto i soggetti del settore. Proprio per far fare al sistema della formazione professionale quell’ulteriore salto di qualità che lo dovrà legare, sempre di più, alle esigenze del sistema produttivo, strutturandolo e radicandolo nel territorio”, ha affermato Simoncini in avvio di comunicazione. L’assessore ha spiegato anche come, nel quadro di un’organizzazione più strutturata e stabile, “i centri di formazione regionali tematici dovranno essere al centro di una rete che veda la sinergia fra istruzione tecnica e professionale, organismi di formazione, università e centri di ricerca ed innovazione, con valorizzazione delle imprese e delle loro rappresentanze”. “I Cfrt saranno il punto di riferimento per garantire un’offerta stabile, in un’ottica di medio e lungo periodo, su ambiti di intervento definiti in forte integrazione con le necessità del sistema economico toscano nelle sue diverse specializzazioni”, ha continuato Simoncini.
Che poi ha precisato: “A questo che sarà il canale principale, si affiancano un secondo canale, più legato alle esigenze del breve periodo, costituito dalla messa a bando delle attività di volta in volta necessarie a completare l’attività formativa dei poli, e un terzo canale relativo a una sorta di offerta da catalogo, riservata alla domanda individuale di crescita professionale da parte dei singoli cittadini”. Questi “canali”, secondo le intenzioni della Regione, saranno parte integrante di un’unica offerta formativa pubblica.
Un’offerta riconoscibile e trasparente, nelle aspettative, sia nei contenuti che nei tempi, basata su una valutazione seria dei fabbisogni e dei risultati. Mentre, per quanto riguarda la “governance del sistema”, occorrerà “fare i conti con la riforma in atto delle Province, cui è attualmente demandata l’attività di formazione”. In questo senso l’assessore ha chiarito: “L’obiettivo è affidare alla Regione la determinazione delle scelte programmatiche attraverso la lettura dei fabbisogni espressi dai territori”. Un altro degli obiettivi della riforma, infine, è quello di rivedere le modalità di accreditamento degli organismi formativi, snellendo il carico burocratico, ma accrescendo le garanzie per gli utenti, semplificando i controlli.
Ed a questo, sempre secondo Simoncini, va aggiunto il tema della certificazione delle competenze, che sarà sviluppato in sintonia con il sistema nazionale, in modo da garantire ai cittadini toscani “il diritto al riconoscimento e alla valorizzazione delle competenze acquisite”. Il dibattito in Aula consiliare ha preso il via con l’intervento della portavoce dell’opposizione, Stefania Fuscagni, Pdl, che dopo aver evidenziato come “sanità e formazione professionale sono le sole due materie su cui questo Consiglio è veramente un parlamento regionale”, ha auspicato “una profonda riforma della formazione professionale in Toscana anche a partire dalle linee guida indicate dall’indagine conoscitiva promossa e voluta dai gruppi dell’opposizione che ha reso possibile un’analisi dettagliata sul settore”.
Ha affermato la portavoce: “In ogni caso non serve una modifica di dettaglio che rischia di non risolvere il vero problema dell’attuale impianto, ossia il mancato collegamento fra il mondo della scuola e dell’università con quello del lavoro e della produzione”. E ancora: “Priorità come linee strategiche, direttrici di crescita, elementi di valutazione reale delle agenzie formative e dei centri per l’impiego, sono pressoché oggi assenti. Al centro delle politiche occupazionali non può non esserci una vera riforma del sistema formativo in connessione ad efficaci politiche del lavoro”. Secondo Marina Staccioli, FdI, in quanto affermato da Simoncini “manca un serio riferimento alle imprese, alle associazioni di categoria, ai sistemi produttivi”.
Anche per la Staccioli, che a nome del suo gruppo ha presentato una proposta di risoluzione, “occorre una profonda riforma del settore”. E in riferimento all’informativa dell’assessore, ha sostenuto che “occorre definire con chiarezza le procedure per la selezione dei soggetti partecipanti al progetto Cfrt” e “realizzare una banca dati di facile accesso”, fermo restando che, in relazione alla proposta di legge, devono fra l’altro essere “previste attività di monitoraggio e controllo semestrale sulla regolare attuazione dei bandi per l’affidamento di attività formative” e “di volta in volta pubblicizzare ogni azione volta alla formazione e al contrasto della disoccpazione”. Giuseppe Del Carlo, Udc, è partito dall’osservazione che “l’informativa mette in evidenza la necessità di una modifica del sistema” per sostenere che “se da una parte bisogna saper collegare in modo concreto il mondo della scuola a quello dell’occupazione, dall’altra bisogna effettuare questa riforma considerando le esigenze delle aziende e dei loro cicli produttivi”. Secondo Paolo Bambagioni, Pd, il nuovo sistema della formazione professionale, nell’ambito dell’impianto proposto dalla Giunta regionale, deve valorizzare quella che è da sempre la ricchezza dell’economia toscana basata sull’artigianato e sulle piccole imprese, ovvero la trasmissione delle conoscenze dall’artigiano o dal maestro all’apprendista o all’allievo”.
Ha affermato Bambagioni: “Non c’è miglior formatore, ancora oggi, dell’artigiano che insegna il lavoro all’apprendista. Siamo in Toscana, la terra dei maestri artigiani e delle botteghe. Inseriamo nel nostro sistema formativo almeno parte della nostra tradizione”. Marco Taradash, Pdl, si è detto concorde con quanto affermato da Bambagioni: “Il collega, pur in altri termini, ha individuato quello che è il punto debole del sistema della formazione in Toscana, teso a mantenere un apparato centralistico, mentre in realtà vanno valorizzate le esperienze e le tradizioni”. Secondo il consigliere Nicola Danti, Pd, presidente della commissione Cultura, occorre delineare un “quadro definito” a livello regionale sui bisogni formativi in Toscana.
Danti, che ha avuto parole di apprezzamento per quanto illustrato dall’assessore Simoncini, ha anche sottolineato la necessità di “snellire il sistema”, renderlo meno burocratico, riorganizzando il settore delle agenzie formative accreditate. È necessario, secondo lui, valorizzare le iniziative di contrasto all’abbandono scolastico e il mondo della scuola deve essere strettamente collegato all’accesso al mondo del lavoro. “Ci sono due questioni di fondo che devono essere affrontate”, ha dichiarato Ivan Ferrucci, Pd.
“In primo luogo il futuro dei centri per l’impiego, dall’altro la programmazione delle risorse europee e le risorse disponibili”. A suo parere una qualunque riflessione su formazione, scuola e sistema produttivo non può prescindere da questi aspetti. “Le indicazioni sul nuovo testo segnano una positiva inversione di tendenza”, ha affermato Daniela Lastri, Pd. “Viene data molta importanza alla formazione-lavoro, ma manca la formazione-istruzione, che non può rimanere un aspetto secondario”.
Lastri ha ricordato che nella nostra regione esistono al riguardo esperienze positive. “Fornire ai giovani le risorse necessarie”, ha affermato, “è un investimento, non una spesa”. L’assessore Gianfranco Simoncini, nella replica, ha sottolineato che il modello toscano non è affatto centralistico. Al contrario, a suo parere, gli elementi di criticità emergono soprattutto per la sua destrutturazione ed occorre evitare un’eccessiva frammentazione del sistema. “Il ruolo delle imprese è fondamentale”, ha detto, “sia a livello di progettazione degli interventi, sia a livello di accoglienza dei giovani”.
Anche a suo parere occorre chiarire al più presto il futuro dei centri per l’impiego, in modo da garantire un governo unitario del settore.