Arezzo. L’edizione 2013 di uno dei rari festival invernali – I GRANDI APPUNTAMENTI DELLA MUSICA – si colora di verde, esattamente dell’emerald, ancora una volta scelto e lanciato internazionalmente da Pantone: la moda e il design ne sono stati entusiasti. Noi egualmente. Non ne abbiamo fatto una scelta di immagine ma un indirizzo creativo. Che cosa è green del nostro Festival? I giovani, innanzitutto. I talenti del Conservatorio di Musica di Cesena e quelli della classe di Composizione di Andrea Portera presso la Scuola di Musica di Fiesole.
I bambini, quelli che “aiuteranno” un grande violinista a suonare le ”Quattro Stagioni” di Vivaldi. Gli evergreen Viulàn ma anche una delle nostre sedi, la lussuriosa Serra di Ca de Frati. Insomma, siamo da sempre green nel cuore, quest’anno ancora di più. L’edizione 2013 del Festival “I Grandi Appuntamenti della Musica”, ricca di contenuti artistici e spettacolari che ne rinvigoriscono il carattere innovativo, si svolgerà dall’8 novembre al 9 dicembre, grazie alla promozione di Arezzo Città del Vasari, del Teatro dei Ricomposti e dell’associazione Pro Anghiari, oltre che con il sostegno principale di Caffè River, Chimet, Power-one, Italfimet, Lem, Fior, Gimet Brass, Corpo Vigili Giurati, Tenuta Sette Ponti, Dea Gioielli, Lungarno 23 Firenze, GP Rent, Viapiana, Ca de Frati e Unoaerre: un parterre straordinario di aziende vitali che credono nel valore della cultura, che investono nella cultura, che pensano alla cultura come a uno dei motori verdi dell’economia italiana. Gli Artisti si esibiranno in un contenitore ampio che mette a loro disposizione tanti palcoscenici straordinari: la Serra Eventi di Ca de Frati, il Teatro Virginian e il Teatro Comunale di Anghiari, il Salone delle Feste del Circolo Artistico e l’Auditorium del Liceo Scientifico Francesco Redi. Un Festival curioso che vuole incuriosire.
E che ospita, ad ingresso gratuito, un unico infiltrato non artista, TOMASO MONTANARI: intellettuale coraggioso, storico dell’arte fiorentino con cattedra all’Università Federico II di Napoli, scrive per Il Fatto quotidiano e Il Corriere della sera. I suoi libri sono stati tutti un successo e hanno fatto discutere. Qui parlerà di “Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l'arte e la storia delle città italiane”. (Teatro Virginian, 2 dicembre ore 18). Il Festival verrà inaugurato da un grande duo, il pianista FRANCESCO NICOLOSI e l’attore MARIANO RIGILLO: Verdi, Wagner, D’Annunzio e il Circolo Artistico Internazionale di Via Margutta, questo il programma con il quale il Festival celebrerà insieme tre anniversari importanti, affidandoli a Francesco Nicolosi, grande erede della Scuola pianistica napoletana e ad un attore del calibro di Mariano Rigillo.
Nicolosi suona trascrizioni e parafrasi di Liszt e Thalberg da Verdi e Wagner; Mariano Rigillo legge alcuni fulminanti scritti di D’Annunzio sulla musica. (Salone delle Feste del Circolo Artistico, 8 novembre ore 21). L’ensemble del momento, SOQQUADRO ITALIANO, per la prima volta ad Arezzo Who’s afraid of Baroque? Titolo sicuramente curioso, preso in prestito dal famoso testo teatrale di Albee “Who’s afraid of Virgina Wolf”. Who’s afraid of Baroque? Non è un concerto e nemmeno uno spettacolo teatrale ma un divertente spaccato sulla musica e sulla cultura italiana del Seicento.
Un continuo dialogo tra antico e moderno, un raffinato gioco di fusione, volto a spaziare tra improvvisazione jazz e arte della diminuzione, tra lazzi della Commedia dell’Arte e atmosfere swing. Claudio Borgianni attinge a piene mani dal repertorio musicale e letterario del Seicento, smembrandolo, deformandolo, ed infine ricomponendolo per poter tracciare i punti di continuità che ci legano a quel mondo. Vincenzo Capezzuto, voce magica dalla tessitura rara ed indefinita, già primo ballerino ed artista poliedrico è “la voce e il corpo” del progetto, sempre in bilico tra espressività colta e immediatezza popolare.
(Teatro Virginian, 15 novembre ore 21). Il suono delle montagne, con I VIULAN, GIORGIO ALBIANI, FRANCESCO SANTUCCI e SILVIO TROTTA L'instancabile ed appassionata ricerca effettuata sulle montagne dell'Appennino tosco-emiliano dal fondatore dei Viulàn, Lele Chiodi, anche in collaborazione con Francesco Guccini, ha ormai superato i trent’anni ma è ben lontana dal terminare. L'amore per la propria terra, i suoi colori, i suoi valori, i suoi dialetti, la sua musica, sono il motore di questo entusiasmo. Qui la proposta è esclusiva e si deve alla voglia del Festival di proseguire nella proposta della musica popolare italiana, unita alla sensibilità di Giorgio Albiani nell’arrangiare quei canti per farli arditamente dialogare con la sua chitarra e i fiati estrosi di Francesco Santucci.
Le nostre montagne ci ascoltano e si fanno interpretare da strumenti insoliti e interpreti d’eccellenza. (Teatro Comunale dei Ricomposti di Anghiari, 17 novembre ore 18).