Renoir, il più poetico e il più romantico degli Impressionisti

La mostra è una prestigiosa occasione per ammirare capolavori inediti in Italia, grazie alla collaborazione con i musei francesi che conservano la più completa collezione al mondo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 novembre 2013 18:26
Renoir, il più poetico e il più romantico degli Impressionisti

TORINO - Renoir, il più poetico e il più romantico degli Impressionisti, riceve l’omaggio della città di Torino attraverso la mostra Renoir. Dalle collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie, ospitata nelle sale della Galleria d’Arte Moderna, fino al 23 febbraio 2014, e che completa il percorso inaugurato dalla piccola retrospettiva impressionista ospitata a Palazzo Pitti. Circa sessanta capolavori, insieme a tre pastelli e a un bronzo, eccezionalmente concessi in prestito dai musei d’Orsay e dell’Orangerie, documentano tutti i momenti e le svolte della prolifica carriera dell’artista, una carriera circondata di un’aura romantica in ragione della sua esperienza militare nel X Cavalleggeri, nel corso della guerra franco-prussiana.

Un’esperienza scapigliata, alla stregua di un novello Byron, culmine di uno stile di vita bohémien che conduce già dalla seconda metà degli anni Sessanta dell’Ottocento, quando a Parigi folleggia nei caffè notturni in compagnia di Bazille e Monet. A cura di Sylvie Patry, dell’Orsay, e Riccardo Passoni della GAM di Torino, la mostra è una prestigiosa occasione per ammirare capolavori inediti in Italia, grazie alla collaborazione con i musei francesi che conservano la più completa collezione al mondo dell’opera di Renoir. Il percorso della mostra è aperto dalla sala della bohème, che ricostruisce gli inizi dell’esperienza impressionista, con ritratti di colleghi, fra i quali Monet e Bazille - compagni di avventure parigine -, accanto a tele dello stesso Bazille e Honfleur.

Una sezione dal preciso valore filologico, che mostra i primi passi di un’esperienza artistica. Ma la mostra tocca il suo acme con le sale dei ritratti femminili, nudi o meno che siano. A differenza di parte dei suoi colleghi, che danno alla loro produzione un’aura vagamente sociale, sulla scia dell’influenza letteraria del Naturalismo di Zola, Renoir si lascia trasportare dal mistero della bellezza, che sa ritrovare e far affiorare in qualunque soggetto dipinga, si tratti di un paesaggio, di una donna, di un bambino, di un mazzo di fiori.

Una bellezza poetica, interiore, ma non per questo retorica o idealizzata. Nel dipingere soggetti femminili, riesce a unire la dea e la popolana in un’unica donna, della quale si riesce quasi a percepire l’odore e la morbidezza della pelle. Un raffinato erotismo che ricorda la lezione di Watteau e Cabanel, per il quale la mitologia funge da pretesto per affrontare il nudo la cui idealizzazione non esclude la lascivia. Renoir, da parte sua, ha ben presente la dimensione carnale e terrena delle sue modelle, alle quali attribuisce però una sensualità quasi divina, grazie a uno stile pittorico caratterizzato da una pennellata vaporosa e leggera.

Una pittura che influenzerà il modo di guardare alla donna, come osservò Marcel Proust, suggerendo un nuovo approccio erotico ed estetico, che traspare in modo ancor più evidente da Henry Miller per il quale, il miglior complimento che si possa fare a una donna, è dirle che sembra dipinta da Renoir. Non solo sul corpo si concentra la sua attenzione; gli sguardi delle sue donne si rivelano anche quando non direttamente rivolti verso chi osserva il quadro, come accade per La lettrice, assorta sulle pagine di un libro, ma sempre attenta alla civetteria, come rivelano le labbra carnose e sensuali, che un velo di rossetto tinge con discrezione.

Nemmeno la severità degli abiti nasconde il fascino femminile, come accade con Madame Barras nell’opera omonima, in abito severo da amazzone. Incarnato roseo, tenue, con sfumature più accese. Ecco il Renoir attento osservatore della borghesia, che ritrae nei suoi atteggiamenti più modaioli ed eleganti, quali la passeggiata a cavallo al Bois. E ancora, Donna seminuda sdraiata, un’opera di piccolo formato ma dal grande fascino, dovuto alla parziale copertura del corpo femminile, il cui seno florido tradisce forme morbide e ---, rese più interessanti da uno sguardo pensoso e dignitoso, non banale. Insomma, la donna di Renoir è dea, zingara, prostituta, dama dell’alta società, misteriosa, e volubile insieme. Altrettanta poesia Renoir impiega nel dipingere i paesaggi, nei quali esalta la semplice bellezza della natura, come accade nel Sentiero nell’erba alta, il cui punto di fuga sembra attrarre l’osservatore in mezzo a quel gran mare d’erba, del quale è addirittura possibile percepire l’assolata ruvidità.

Come affermò lo stesso Renoir, i paesaggi più belli sono quelli che ti spingono a camminarci dentro. Le vedute del corso della Senna, invece, sono anche oggetto di osservazione dei cambiamenti che intervengono sul paesaggio, quali i ponti ferroviari che superano il fiume, o le chiatte che lo solcano, e che rompono in parte il silenzio della campagna. Prima ancora di essere pittori, gli Impressionisti si sentono uomini, e non tradiscono la loro fascinazione per la vita di società. Nello splendido Ballo in città - una tela che diffonde attorno a sé l’atmosfera della Parigi mondana e alto borghese, con i suoi ricevimenti e i suoi grand bals -, primeggia la splendida eleganza e sensualità della dama avvolta in un abito aderente di raso bianco, con lunghi guanti coordinati.

Una donna dall’espressione incerta e sognante insieme, le labbra socchiuse in quello che forse è un sospiro, per una posa che ricorda quelle del teatro parnassiano. Interessante dettaglio, la modella è Suzanne Valadon, anch’essa pittrice impressionista di talento. Nel periodo più tardo, dagli ultimi anni dell’Ottocento fino alla scomparsa, Renoir adotta un deciso cambiamento di stile, e alla leggerezza di tocco si sostituiscono forme più giunoniche, e una pennellata più pastosa. Nei femminili che costituiscono buona parte dell’ultima produzione, scompare la levità parigina, per lasciare il posto a una morbidezza popolaresca, più spontanea e autentica.

Dal punto di vista dell’innovazione stilistica, l’apice di questo periodo, Renoir lo raggiunge con le Bagnanti, i cui echi di Tiziano e Rubens già preparano il terreno a Picasso, De Chirico, Henry Moore. Interessanti, per l’intimità che comunicano, le tele della sezione dedicata all’infanzia, dove spiccano i ritratti dei figli, ma il tono delle opere è comunque minore, rispetto alle sezioni-cardine dei ritratti femminili e dei paesaggi. Una mostra che, pur non presentando tutta la produzione migliore di Renoir, resta comunque un evento degno di nota, sia perché abbraccia tutta la cronologia della carriera dell’artista, sia perché propone opere inedite in Italia.

Tuttavia il grande merito della mostra è il saper illustrare al pubblico la sensibilità con cui Renoir guarda all’universo umano che lo circonda, sia nell’ambito prettamente femminile, sia in quello familiare. La mostra è visitabile fino al 23 febbraio 2014, dal martedì alla domenica. Tutte le informazioni su orari e biglietti, al sito http://www.gamtorino.it/. Niccolò Lucarelli

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