Messa in sicurezza del territorio, no alla politica delle riparazioni ricorrenti. È quanto chiedono a gran voce i Geologi della Toscana dopo la conta dei danni degli allagamenti delle ultime piogge torrenziali. «Anche se in Toscana siamo messi meglio di altre aree dell’Italia, non possiamo non notare come a fronte di una sacrosanta legge che vieta di edificare nelle aree alluvionate, una miriade di “eccezioni” ne minano lo spirito», commenta la presidente dell’Ordine regionale dei Geologi, Maria Teresa Fagioli.
«Non possiamo non vedere quando si affida la difesa di urbanizzazioni idrogeologicamente suicide ad arginature in stile muro di Berlino, senza rendersi conto che le acque di piena non si siedono ai tavoli di concertazione e quei poderosi (e costosissimi) argini possono facilmente aggirarli da monte. Non ci può sfuggire che per ottemperare ai dettami europei ci si affretta a “ristrutturare” le Autorità di Bacino: via quella del Magra, quella del Serchio a rischio, Arno e Cecina chissà, ottenendo nel migliore dei casi l’allontanamento dei tecnici dall’oggetto dei loro compiti.
Non possiamo non notare che il nostro contributo tecnico, gratuito, per la stesura di norme sul territorio viene accettato, o forse bisognerebbe dire sopportato, solo a norme già scritte». Le riparazioni ricorrenti. Quello che i Geologi chiedono è che si finisca con la politica delle riparazioni ricorrenti, una serie interminabile di interventi atti solo a contenere una precarietà permanente. «Sarebbe un suicidio, soprattutto per un Paese, e una Regione, come i nostri, che puntano su una qualità del territorio e dell’ambiente che ci hanno resi famosi nel mondo, e che ci garantiscono un flusso economico senza il quale saremmo destinati ad un rapido ed inarrestabile declino».
La filosofia delle riparazioni ricorrenti nasce negli anni Cinquanta quando la politica scelse «di non investire i pochi miliardi di lire necessari a mettere in sicurezza idrogeologica il territorio perché ciò avrebbe privato del lavoro le maestranze impegnate nelle riparazioni ricorrenti». Il ragionamento, per quanto aberrante, negli anni 50 poteva forse reggere, oggi ogni disastro geologico crea solo inutili spese ed ulteriore disoccupazione. Rispetto di leggi e regolamenti. I Geologi chiedono che leggi e regolamenti vengano rispettati non solo formalmente.
«Depositari dei saperi di tante artigianalità e mestieri obsoleti, ma non per questo meno necessari, i geologi, forti delle nuove tecnologie e conoscenze scientifiche, non si lasceranno tacitare. Continueremo a pretendere che prima di progettare ed eseguire difese solo ingegneristiche, se ne valuti il rapporto costi benefici. Che le valutazioni e le programmazioni urbanistiche non restino confinate ad ambiti territoriali ottimali che ignorano le interazioni col territorio fisico circostante. Che la popolazione sia costantemente informata sui rischi oggettivi, geologici, sismici, ambientali cui si trova esposta, e su come conviverci senza perire».
Tutto questo ha benefici anche per l’economia. «La messa in sicurezza del territorio, tra l’altro, è forse la miglior occasione per riattivare la filiera edilizia messa in ginocchio dalla crisi economica, è un’occasione di recupero e rilancio di professionalità e competenze troppo a lungo marginalizzate».