Il Castello di un tempo lontano in una fedele riproduzione, quale simbolo della resistenza contro pirati e corsari. L’evento risale al novembre del 1799, quando i gigliesi “inermi e pochi di numero” ricacciarono alle loro navi oltre 2000 tunisini. Oggi, il teatro di quella battaglia si può ammirare in un plastico che ricostruisce l’antico borgo medievale con la sua cinta muraria, i trioni difensivi, la rocca pisana e le tante case arroccate e costruite sul granito. Per la prima volta visibile al Giglio, la miniatura del Castello è uno dei principali motivi d’interesse della mostra “I Corsari e la Maremma.
Storie e leggende delle invasioni barbaresche”, allestita nella Rocca Pisana, a cura di Danilo Terramoccia, organizzata dal Comune di Isola del Giglio in collaborazione con la Pro Loco, per gentile concessione del Comune di Grosseto. La mostra rimane aperta sino al 22 settembre, ogni giorno (festivi inclusi) con orario 11-17. «È con piacere che ospitiamo questa mostra al Giglio, nei secoli protagonista di molti episodi che riguardano le scorrerie barbaresche nei nostri mari – dichiara il sindaco di Isola del Giglio, Sergio Ortelli -.
Mi preme ringraziare il Comune di Grosseto, e il sindaco Emilio Bonifazi, che in tempi rapidi ha concesso gentilmente di esporre al Giglio questo lavoro, frutto di una accurata e approfondita ricerca storica e iconografica. Riuscire a coniugare storia e divulgazione nei luoghi dove quella storia è accaduta è un obiettivo che dobbiamo continuare a perseguire e questa iniziativa è un’ottima occasione. Mi auguro che sarà visitata da quanti amano la nostra Isola e vogliono saperne di più sulla sua storia».
LA MOSTRA L’esposizione ripercorre quasi quattro secoli di scorribande e razzie dal XV secolo fino a quel fatidico novembre del 1799 quando i gigliesi diedero prova di coraggio e fede affrontando per oltre sette ore duemila pirati tunisini sbarcati al Campese per depredare l’isola. Le cronache del tempo riportano che, arroccandosi nel Castello, e invocando l’aiuto di Dio e dei Santi («cavarono tutte le reliquie unitamente al braccio del protettore San Mamiliano») riuscirono a scacciare i predoni.
Un solo gigliese morì in quello scontro. Oggi, di quell’episodio restano una lapide all’ingresso del Castello e alcune armi usate in battaglia, custodite gelosamente nella Chiesa di San Pietro, oltre alle reliquie di San Mamiliano. Il tesoro di Montecristo Attraverso il percorso della mostra si scopre, poi, la Maremma come terra di avventure, saccheggi, battaglie, pirati e corsari. Una terra ricca di storie lontane che hanno alimentato miti e leggende mescolandosi con la realtà dei fatti.
Una di queste è legata, ad esempio, al tesoro di Montecristo, di cui si parlava già nel Cinquecento, reso poi celebre dallo scrittore Alexandre Dumas che nel 1844 scrisse “Il Conte di Montecristo”. Per secoli, pirati, cavalieri, nobili signori e comuni cittadini hanno cercato, invano, quel tesoro, fino a quando nel 2004 nella Chiesa di San Mamiliano, a Sovana, furono ritrovate 498 monete d’oro romane-bizantine del V secolo d.c. Alimentando, così, il mito e intrecciando realtà e fantasia. La leggenda della bella Marsilia Una delle leggende di cui i gigliesi parlano ancora oggi e che trova ampio spazio nella mostra, è legata alla bella Marsilia, divenuta poi Rossellana sultana, una sedicenne di probabili origini senesi dalla seducente chioma rossa che fu rapita dai pirati nei loro assalti alla costa maremmana.
Marsilia con la sua avvenenza e astuzia riuscì a diventare la preferita del sultano Solimano il Magnifico a cui diede tre figli. Uno di questi successe al padre con il nome di Selim II. Che sia realmente esistita oppure frutto di fantasia, al Giglio e a Giannutri vi sono ancora oggi due le scogliere denominate “Capelrosso”, forse proprio in sua memoria. Info utili La mostra comprende anche l’omonimo libro “I Corsari e la Maremma – Storie e leggende delle invasioni barbaresche” di Piergiorgio Zotti e Massimo De Benetti (Edizioni Effigi).