“Tenere per un anno fuori casa le persone che hanno l’abitazione dichiarata inagibile dopo il recente terremoto sarebbe un costo sociale, oltre che economico, troppo grave. Per questo, in mancanza di fondi nazionali specifici dedicati al recupero di queste abitazioni, la giunta regionale si sta impegnando per mettere a punto interventi da realizzare nei tempi più rapidi possibili. Oggi abbiamo fatto nuovamente il punto della situazione in Lunigiana e Garfagnana per studiare le misure che adotteremo.
Come l’emergenza alluvioni anche quella sismica è una nostra priorità, su cui lavoriamo senza interruzioni”. Così il presidente della Regione Enrico Rossi ha concluso questa mattina un lungo vertice che si è tenuto nella sede di piazza Duomo a Firenze. Al tavolo della riunione c’erano gli assessori alla presidenza Vittorio Bugli e all’ambiente Anna Rita Bramerini, il commissario delegato per l’emergenza dell’evento sismico del 21 giugno 2013 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri Giovanni Menduni, funzionari regionali e di Fidi Toscana. Secondo le rilevazioni compiute ad oggi (il quadro si va precisando giorno per giorno) in Lunigiana e Garfagnana risultano inagibili a vario titolo 1151 abitazioni, di cui 337 prime case.
Di queste 148 sono a Fivizzano, 108 a Casola in Lunigiana, 45 a Minucciano, 10 a Gallicano e le altre in altre località. “Per prima cosa – ha detto il presidente Rossi – chiediamo ai sindaci di fornirci, tramite il commissario, una scheda per ogni nucleo familiare, che indichi una stima, per quanto approssimativa, dei danni subiti dall’abitazione e la composizione e il reddito del relativo nucleo familiare. Questo per permetterci di valutare con chiarezza come possiamo intervenire”. In questo momento l’unico fondo a disposizione utile per interventi di ripristino delle prime case è quello del cosiddetto “decreto del Fare”, che prevede una detrazione fiscale del 65% in dieci anni (per interventi fino a un massimo di 96.000 euro).
La misura è valida fino al 31 dicembre 2013: “Se, come invece ci auguriamo, non si sarà proroga – assicura il presidente – interverrà la Regione”. Avvalersi di questo “bonus” significherebbe ad esempio, per un intervento di 30.000 euro, un rientro nelle tasche del proprietario di 20.000 euro in dieci anni. La giunta sta individuando diversi interventi: per chi è in condizioni di indigenza un intervento diretto, di tipo sociale. Per nuclei con altro livello di reddito (da stabilire) un aiuto in forma di garanzia per accedere al mutuo e un contributo in conto interessi sul mutuo stesso.
Per coloro che hanno un reddito ancora superiore (le fasce sono da stabilire) l’aiuto sarebbe limitato alla garanzia sul mutuo. Analogamente è intenzione della giunta regionale intervenire per le 814 seconde case inagibili censite. In questo caso va ricordato che la detrazione fiscale prevista in sede nazionale scende al 50%. Per quanto riguarda la situazione degli edifici scolastici della zona il commissario Menduni si è impegnato a completare la valutazione in corso entro la fine di questa settimana, ma si sta lavorando da tempo perchè a settembre l’anno scolastico si apra regolarmente.
Infine la messa in sicurezza. Ben 95 comuni toscani sono infatti compresi nella cosiddetta “zona 2″ della classificazione di rischio sismico. Praticamente tutti i comuni dell’arco appenninico e dell’Amiata. “Se il sisma di giugno in Lunigiana e Garfagnana ha causato danni dolorosi ma limitati – ha concluso il presidente Rossi – è stato dovuto agli interventi realizzati nel corso degli anni. Ora dobbiamo continuare in tutta la regione. Ripristini e messa in sicurezza devono andare insieme”.