FIRENZE – La lettera inviata dal commissario Ue per la concorrenza Jacquin Almunia al ministro Saccomanni sul Monte dei Paschi di Siena “rischia di pregiudicare il futuro della banca”. Lo afferma il presidente Enrico Rossi in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Enrico Letta, e al ministro dell’economia e finanze, Fabrizio Saccomanni “In primo luogo – prosegue il presidente – una missiva riservata ed interlocutoria è stata resa pubblica nientedimeno che dal Financial Times rendendo esplicite tutta una serie di osservazioni che potrebbero essere difficili da superare.
In secondo luogo, il contenuto è molto duro, la Commissione non è soddisfatta dell’attuale piano industriale della banca e avanza richieste difficili da soddisfare. Se non si pone rimedio nella direzione auspicata, i 4 miliardi di Monti bonds potrebbero essere classificati come aiuti di Stato con conseguenze catastrofiche per il Monte. La banca non potrebbe infatti contare sul sostegno finanziario dello Stato per soddisfare i requisiti patrimoniali imposti dall’autorità di vigilanza”. “E’ inammissibile che una lettera così delicata finisca sulla stampa- scrive il presidente Rossi - Non ho dubbi circa il fatto che Almunia sia ispirato dalle più oneste intenzioni, ma non posso non osservare che il Monte da un paio di anni a questa parte è stato oggetto di una vera e propria campagna stampa denigratoria.
Di fronte ad una perdurante cattiva gestione e a qualche evidenza di reato, la stampa nazionale ed internazionale ha finito per calcare la mano sul connubio perverso banca-politica-comunità senese che avrebbe decretato la rovina del Monte. I fatti parlano chiaro in tal senso e le responsabilità stanno emergendo, occorre però fare almeno due precisazioni. In primo luogo non c’è dubbio circa il fatto che le istituzioni e i partiti abbiano contribuito a nominare gli amministratori della banca che non si sono rivelati essere all’altezza ma, come la Procura della Repubblica ha chiarito ieri, al momento non c’è traccia di tangenti a politici o a partiti politici.
Certo c’è una responsabilità ma di qui a dire che la politica ha ‘‘mangiato’’ con il Monte ce ne corre. In secondo luogo, perché tutta questa severità nei confronti dell’azionista pubblico e della Fondazione e tanta clemenza nei confronti di blasonati azionisti privati che hanno gestito banche importanti portandole sull’orlo del fallimento? Nel caso del Monte dei Paschi parliamo di un buco di 4 miliardi di euro, nel caso della sola Northern Rock inglese parliamo di 60 miliardi di euro”. “Chiariamo dunque il problema: il controllo pubblico non è di per sé il problema e aggiungiamo che la politica ha il dovere di occuparsi della vicenda Monte dei Paschi in quanto ci sono in ballo soldi pubblici.
Vista la situazione difficile, il pallino è adesso nelle mani del Governo da lei presieduto e della Banca d’Italia. Forte delle considerazioni fatte sopra, il Governo è pienamente titolato a giocare un ruolo attivo nella vicenda facendo quello che hanno fatto gli altri governi europei (anche quello inglese e tedesco) che non hanno esitato a difendere le loro banche con tutti i mezzi. Per una volta liberiamoci della pregiudiziale anti-Stato anche perché il Monte si salva solo con un forte sostegno del pubblico”. “Veniamo al merito della lettera.
Non sta a me giudicare un piano industriale, certo è che le richieste della Commissione appaiono assai esigenti: un taglio dei costi che potrebbe prefigurare il licenziamento di un terzo dei dipendenti, accantonamenti e vendita di titoli Stato italiani che contrastano con la necessità di raggiungere un margine di profittabilità accettabile. Sembrano condizioni difficili da soddisfare senza distruggere la banca. L’unica strada percorribile per soddisfare le richieste della Commissione sembra essere lo smembramento della banca.
Una vera sciagura. Il governo è nelle condizioni migliori per valutare la situazione. Se ritiene che il piano messo a punto dalla banca sia efficace, allora una forte azione di sostegno del management e una mediazione nei confronti di Bruxelles si rende necessaria. Per quanto mi riguarda le istituzioni locali faranno la loro parte per gestire una situazione difficile sul territorio. Se invece le osservazioni di Bruxelles sono almeno in parte veritiere, allora occorre mettere in campo un piano B che garantisca un futuro al Monte dei Paschi.
Qui non è in ballo la senesità dell’istituto quanto la sua sopravvivenza. Si entra in questioni tecniche che non mi permetto di approfondire in questa sede, penso comunque che l’entrata dello Stato o della Cassa depositi e prestiti nel capitale della banca sarebbe auspicabile. Uno Stato azionista (a condizioni di mercato) piuttosto che creditore sarebbe probabilmente meno indigesto per Bruxelles e permetterebbe di allontanare lo spettro del commissariamento e della nazionalizzazione della banca”. “Quello che mi preme – conclude il messaggio del presidente Rossi – è che non si perda tempo, Bruxelles aspetta un progetto convincente per fine mese, cerchiamo di arrivarci avendo scongiurato i due scenari più distruttivi per il Monte: una nazionalizzazione improvvisata o la svendita della banca.
In ambedue i casi i costi per la comunità (non solo toscana) sarebbero davvero insostenibili e immeritati. Non ce lo possiamo permettere”.